Data di nascita: | 18/03/1959 |
Luogo di nascita: | Cernusco sul Naviglio (MI) |
Italiana | |
Ruolo: | Libero |
Altezza: | 183 Cm |
Peso: | 75 Kg |
Posizione: |
SQUADRA
STAGIONE
SERIE
PARTITE
GOAL
Bologna
1990-91
A
23 (+5CI +7CU)
0 (+1 +0)
Juventus
1989-90
A
19 (+7CI +2CU)
0 (+0 +0)
Juventus
1988-89
A
33 (+3CI +7CU)
0 (+0 +0)
Juventus
1987-88
A
28 (+1SU +11CI +4CU)
2 (+0 +0 +0)
Hellas Verona
1986-87
A
28 (+7CI)
0 (+0)
Hellas Verona
1985-86
A
30 (+6CI +4CC)
0 (+0 +0)
Hellas Verona
1984-85
A
30 (+7CI)
0 (+1)
Hellas Verona
1983-84
A
30 (+12CI +4CU)
0 (+0 +0)
Hellas Verona
1982-83
A
30 (+12CI)
1 (+1)
Hellas Verona
1981-82
B
36 (+4CI)
0 (+0)
Hellas Verona
1980-81
B
37 (+4CI)
2 (+0)
Hellas Verona
1979-80
B
34 (+4CI)
0 (+0)
Inter
1978-79
A
4 (+3CdC)
0 (+0)
Inter
1977-78
A
1
0
Inter
1976-77
A
0 (+1CI)
0 (+0)
Giovanili Inter
Fino al 1976
-
-
-
LEGENDA: CI=Coppa Italia, CdC=Coppa delle Copppe, CU=Coppa UEFA, CC=Coppa dei Campioni, SU=Spareggio per accesso in Coppa UEFA
NEWS E CURIOSITÀ + - =
Nativo di Cernusco sul Naviglio (come Gaetano SCIREA un altro grandissimo interprete del ruolo di 'libero' e come GALBIATI del resto) Roberto cresce nelle giovanili dell'INTER e arriva ad esordire in Serie A a nemmeno vent'anni: Da uno così è naturale aspettarsi grandissime cose e invece, in due stagioni, mette assieme appena 5 presenze...
Nel 1979 il passaggio all'HELLAS in Serie B dove il ragazzo diventa inamovibile pilastro della difesa scaligera con GENTILE, BRILLI, GUIDOTTI o ODDI o ROVERSI il play della difesa è sempre e solo lui e da lui parte l'azione verso la porta avversaria: Due anni dopo arriva il 'messia' Osvaldo BAGNOLI colui che porterà gli scaligeri dalla cadetteria al tricolore in quattro annate con TRICELLA capitano in campo e fuori.
Nel 1987 la JUVE ha bisogno di sostituire proprio SCIREA e, non potendo rivolgersi a Franco BARESI (ormai bandiera del MILAN in un'epoca in cui la fedeltà alla maglia significava ancora qualcosa), punta tutto sul difensore gialloblù a quel tempo considerato terzo miglior libero dopo i due mostri sacri biancorossoneri.
Ma con la maglia bianconera le soddisfazioni arrivano solamente due stagioni più tardi anche se la maggiore visibilità di cui gode la 'Vecchia Signora' permette all'ex giocatore scaligero qualche presenza in Nazionale in più (sempre e comunque dietro all'intoccabile BARESI) e cioè nell'annata 1989-90 quando i piemontesi conquistano la Coppa UEFA.
A fine stagione Roberto, ormai 31enne, se ne va al BOLOGNA ma i felsinei, ultimi a fine stagione, vengono retrocessi in Serie B dove il 'Trice' non scende mai in campo e, dopo un'ulteriore annata, decide di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo...
Questa https://www.facebook.com/pages/ROBERTO-TRICELLA/50322880982?fref=ts la pagina dei suoi fans su FaceBook
Roberto Tricella in una recente intervista |
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ANEDDOTI & ALTRO DA RICORDARE + - =
- Dopo la debacle interna col CARPI che ha quasi sancito la retrocessione per il VERONA e lo sfogo di capitan TONI, TRICELLA critica il Campione del Mondo: 'Ha le sue ragioni, chiarisco: innegabile che se la situazione è questa ci siano dei difetti gravi nell’organico. E che tanti errori siano stati commessi. Però una figura come Toni dovrebbe controllare l’istinto che l’ha portato a rilasciare queste dichiarazioni. Mi spiego meglio: certe cose avrebbe dovuto rimarcarle prima, o farlo dopo. Adesso non ha molto senso, non ci vedo una logica. Se il suo voleva essere un segnale, sarebbe stato utile darlo durante il mercato. Per far capire che c’era da porre rimedio a un tasso complessivo modesto. Così si va fuori tempo massimo, si alza il polverone delle polemiche e questo non fa bene a nessuno'
- Attualmente nel settore immobiliare Il più forte libero scaligero di tutti i tempi è tornato a vivere a Cernusco sul Naviglio dove si occupa di mediazioni immobiliari...
- 'Libero' de che? Per venire incontro ai più giovani, che di certo sentendo parlare di terzini, mezzali e 'mediani di spinta' si chiederanno di cosa stiamo scrivendo, è utile ricordare che il 'libero' era un difensore centrale che giocava davanti al portiere e, libero (appunto) da compiti di marcatura fissa, poteva aiutare i compagni della retroguardia in caso di necessità e far ripartire la squadra appena ne aveva la possibilità tramite passaggi filtranti o percussioni coast-to-coast palla al piede (in stile MAIETTA tanto per capirci e rimanere in ambito gialloblù)...
- Roberto Tricella ricorda i vecchi tempi in una delle rare interviste concesse dopo il ritiro
- 'Gai' il migliore di sempre! Con SCIREA alla JUVE Roberto ricorda '...Una persona ed un amico indimenticabile, un esempio: perché è stato il più grande libero di sempre. A volte si fanno paragoni fra lui e Baresi, io sostengo che Franco è stato un gradino sotto “Gai”'
- Il 'Trice' per i butèi... Così tutti lo chiamavamo negli anni '80 quando sembrava troppo faticoso anche solo pronunciare un intero cognome per cui nacque la moda di 'accorciare' nomi, cognomi e perfino soprannomi!
Roberto Tricella
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Roberto Tricella (Cernusco sul Naviglio, 18 marzo 1959) è un ex calciatore italiano, di ruolo difensore.
Biografia
Abbandonati i campi da gioco, lascia completamente il mondo del calcio, tornando a vivere nel paese natio e lavorando nel settore immobiliare.
Caratteristiche tecniche
Giocava come libero.
Carriera
- Club
Cresce calcisticamente nell'Inter, dove esordisce in Serie A non ancora ventenne.
Dopo due anni passati in prima squadra con un totale di 5 presenze, passa all'Hellas Verona in Serie B.
Nel 1981, con il nuovo allenatore Osvaldo Bagnoli, inizia un periodo positivo per la squadra che vedrà il suo culmine nella vittoria del campionato 1984-1985. Tricella era capitano della squadra quell'anno.
Nel 1987 passa alla Juventus per 4,5 miliardi di lire prendendo il posto del suo concittadino Gaetano Scirea: anche lui di Cernusco sul Naviglio. La squadra arriva al 6º posto in campionato e si ferma ai sedicesimi in Coppa UEFA. L'anno seguente è ancora titolare e la squadra arriva al 4º posto in campionato. Il primo successo juventino arriva nella stagione 1989-1990, quando vince Coppa Italia e Coppa UEFA. A fine stagione lascia Torino per accasarsi al Bologna: la squadra rossoblù retrocede arrivando ultima.
Decide così di lasciare l'attività agonistica.
- Nazionale
Vanta 11 presenze con la maglia della Nazionale italiana, prevalentemente giocate in amichevoli (l'Italia, campione in carica, non aveva bisogno di qualificarsi per il Mondiale). Fu selezionato da Enzo Bearzot nella rosa dell'Italia che partecipò ai Mondiali di Messico 1986, ma non scese mai in campo perché Bearzot preferì rinnovare la fiducia a Gaetano Scirea. Col passaggio dall'era Bearzot all'era Azeglio Vicini, Tricella non rientrò nei piani di questi, che puntò sul rilancio di Franco Baresi.
Nel 1987 ebbe tuttavia la possibilità di sostituire il libero rossonero, infortunato[4], in cinque occasioni:
1) Germania Ovest - Italia (0-0) (amichevole giocata a Colonia il 18 aprile);
2) Norvegia - Italia (0-0) (Oslo, 28 maggio - amichevole)[6];
3) Svezia - Italia (1-0) (Stoccolma, 3 giugno - incontro per la qualificazione ad Euro 88);
4) Italia - Argentina (3-1) (Zurigo, 10 giugno - amichevole);
5) Italia - Jugoslavia (1-0) (Pisa, 23 settembre - amichevole).
Rientrato Baresi dall'infortunio, Vicini non concesse più spazio a Tricella.
Palmarès
- Competizioni nazionali
Campionato italiano: 1 Hellas Verona: 1984-1985
Coppa Italia: 2 Inter: 1977-1978 Juventus: 1989-1990
- Competizioni internazionali
Coppa UEFA: 1 Juventus: 1989-1990
FONTE: Wikipedia.org
26 Ottobre 2023 - 08:39 Hellas Live
Tricella: “Questo Verona è più forte dell’Hellas della passata stagione”
“Ho visto uno spezzone dell’ultima partita giocata al Bentegodi contro il Napoli e devo dire che rispetto all’anno scorso, in campo ho visto ben altra squadra. Specie nel secondo tempo. Sarà comunque un campionato di sacrificio e mi auguro che l’Hellas riesca questa volta a centrare la salvezza con qualche giornata d’anticipo. Contro squadre come Napoli, Milan e Inter puoi cercare di limitarle e se fai bene, pareggi, ma resta comunque sempre difficile fare risultato, vista la loro caratura. Se invece le affronti con una classifica tranquilla, allora te la puoi giocare diversamente. Ritengo comunque che quest’anno, la squadra sia più forte rispetto a quella della passata stagione. L’anno scorso quando subivi gol, era finita.
Nelle prime partite si è fatto sicuramente meglio e la squadra sembrava che avesse una sua logica. I 6 punti conquistati contro Empoli e Roma sono stati molto importanti, direi fondamentali. L’anno scorso invece è stato un vero e proprio miracolo sportivo, grazie soprattutto allo Spezia che ha deciso di cambiare l’allenatore (da Gotti a Semplici, ndr) quando comunque giocava bene. Se ogni anno però dai via i più bravi, diventa sempre più difficile centrare l’obiettivo e non sempre ti può andare bene.
Scusa Alberto, ma perché Lazovic gioca così a singhiozzo? Subentra spesso, ma per questa squadra il serbo lo ritengo un giocatore imprescindibile, uno dei pochi che salta l’uomo e che è in grado di mettere in difficoltà gli avversari.
Anche Duda mi piace e a tal proposito ti chiedo, perché non ha giocato contro il Napoli? Non dirmi che è stato fatto riposare dopo gli impegni con la sua Nazionale… Nel calcio di oggi, un calciatore gioca almeno 25/28 partite in una stagione e non mi sembrano poi così tante. Penso invece che queste gare, all’inizio della stagione, siano molto importanti perché indirizzano poi l’andamento della stagione.
A livello offensivo invece mi sembra che le soluzioni non manchino a Baroni. Bisogna però trovare una quadra. Bonazzoli ad esempio lo ritengo un bell’attaccante, rapido in area e non solo. Mi ricordo una sua partita quando vestiva la maglia della Salernitana, contro il Milan. Quando entrò, dopo soli 5’ fece gol e mise in seria difficoltà i rossoneri. Lo ritengo un giocatore importante per questa squadra.
Che partita mi aspetto sabato sera a Torino tra Juventus e Hellas Verona? Sono le due squadre che guardo sempre con un occhio di riguardo. A Verona ho, meglio abbiamo raggiunto qualcosa di incredibile, ma ho comunque dei bei ricordi anche di Torino. Ritengo oggi i bianconeri sotto a Inter e Napoli, i gialloblù quindi se la possono giocare se sapranno difendersi bene. La Juventus ha vinto come ha vinto contro il Milan, in superiorità numerica. Chiaro che la squadra di Allegri ha qualità importanti, ma non mi sembra che quando attaccano i bianconeri facciano sfracelli.
Il ritorno di Elkjaer al Bentegodi? L’ho visto in tv e l’ho ritrovato invecchiato (ride, ndr) come tutti noi del resto. Preben Larsen è sempre simpatico, è un danese napoletano, come gli dicevamo nello spogliatoio, un cittadino del mondo” ha dichiarato a Hellas Live il doppio ex di Juventus-Hellas Verona, Roberto Tricella.
30 Marzo 2023 - 10:37 Hellas Live Lettura: 1 min.
Tricella: “La partita di La Spezia bivio importante. Solo una serie di risultati positivi può permettere ai gialloblù di giocarsela sino alla fine”
“Le ultime 2/3 partite dei gialloblù sono state interlocutorie. Sembrava che la squadra fosse pronta per fare la rimonta sullo Spezia, il percorso intrapreso pareva positivo, ma la partita proprio contro i liguri è stato un bivio importante. Una vittoria avrebbe consentito all’Hellas di fare il salto di qualità. A questo punto il Verona si trova nel limbo, dove ogni partita diventa determinante. La sfida di sabato all’Allianz Stadium? La Juventus sta attraversando un momento psicofisico positivo, sarà una partita delicata e non la vedo una gara per andare a fare punti. Per mantenere vive le speranze di mantenere la categoria, i gialloblù dovrebbero infilare una serie di risultati positivi. Solo così potranno giocarsela sino alla fine. Ma è altrettanto vero che se non riusciranno a fare risultato nelle prossime 2/3 partite, si farà davvero dura. Il Verona, quest’anno, ha lo stesso problema della Sampdoria: sono due squadre che non fanno gol. L’anno scorso invece, davano sempre l’impressione di poter recuperare lo svantaggio quando si trovava sotto. Ricordo invece un anno a Verona, in Serie B con Cadè, dove non riuscivamo a fare gol pur giocando bene e ne perdemmo tante per 1-0. Anche la lunga serie di infortuni poi la dice lunga e dimostra quanto conta la testa. Mai dire mai nel calcio, ma è chiaro che la situazione è difficile” ha dichiarato a Hellas Live, il doppio ex di Juventus-Hellas Verona, Roberto Tricella.
9 Maggio 2022 - 17:10 Hellas Live Lettura: 1 min.
Hellas Verona-Milan, anche Tricella presente al Bentegodi
Tra i 30.154 spettatori presenti ieri sera, c’era anche il capitano dello scudetto 1984/85. A Verona da sabato sera, Roberto Tricella e la sua famiglia hanno assistito allo spettacolo di Zucchero in Arena prima di tornare sui gradoni del Bentegodi per la sfida tra i gialloblù ed i rossoneri. Nella foto, Tricella in compagnia di Chicco Guidotti, presidente dell’ASD Ex Calciatori Hellas Verona.
FONTE: HellasLive.it
SERIE A
Tricella e il ricordo di Mascetti: "Per me più un fratello che un dirigente"
8/4 ALLE 08:30
di LORENZO DI BENEDETTO @LORE_DIBE88
Roberto Tricella, a TMW Radio, ha ricordato Emiliano Mascetti, bandiera dell'Hellas Verona ed ex dirigente, morto all'età di 79 anni: "Ho avuto la fortuna di averlo come capitano al Verona. Ero il primo anno da professionista vero, lui era all'ultimo anno da calciatore. Fummo anche compagni di camera in ritiro. Fu un ritiro molto pesante, tanto che si infortunò e si portò dietro questa situazione per la stagione. Ce l'ho avuto anche come ds, ma era più un fratello che un dirigente. E' stato un personaggio particolare, era una persona pulita che trasmetteva i suoi valori. E come giocatore ha fatto cose importanti e non va dimenticato. Era in campo proprio come era nella vita. Era lineare ma aveva dei colpi. E da dirigente ha costruito tante cose buone, proprio grazie a quei colpi. Con Mascetti abbiamo vissuto momenti bellissimi. Pagammo qualcosa nel post-Scudetto ma fu comunque un risultato straordinario. Era una persona che ti dava fiducia e questo è davvero bello ricordarlo".
FONTE: TuttoMercatoWeb.com
NEWS
Tricella: “Juve-Verona bella gara. Barak può diventare un giocatore importante”
Il doppio ex ha parlato a TuttoMercatoWeb in vista della sfida di domenica
di Tommaso Badia Febbraio 4, 2022 - 17:15
«Juventus-Verona sarà una bella gara da giocare. L’Hellas è in una condizione di classifica che permette a Tudor di rischiare, una sconfitta non comprometterebbe nulla. Giocando a viso aperto, potrebbe mettere in difficoltà l’avversario. L’Europa? È dura, però può provarci perché finora ha dimostrato di potersela giocare con tutti. È una squadra che segna tanto e Barak tra le linee rompe gli schemi. Ha tempi di inserimento ma è bravo anche in fase difensiva, credo possa diventare un giocatore molto importante».
Queste le principali dichiarazioni rilasciate a TuttoMercatoWeb da Roberto Tricella in vista di Juventus-Verona, gara di cui lui è ovviamente doppio ex.
FONTE: CalcioHellas.it
3 Febbraio 2022 - 19:01 Hellas Live Lettura: 1 min.
Tricella: “Il Verona può giocarsela con tutti. Gara aperta contro la Juventus”
"La partita sarà bellissima da giocare, la squadra di Tudor è in una condizione di classifica che le permette di giocare non a viso aperto ma di prendersi dei rischi. In caso di risultato negativo non compromette nulla. Potendo giocare con la mente libera può anche mettere in difficoltà la Juve, può essere una gara aperta. Il Verona è nel momento psicologico migliore, ha fatto un ottimo girone d'andata e ha poco da perdere. Se può entrare in Europa? È dura, però può provarci, ha dimostrato anche quando ha perso di potersela giocare con tutti. Finora ha trovato facilità nel far gol, Barak tra le linee rompe gli schemi. L'ex Udinese è una conferma e quando gioca si crea sempre una o due occasioni da gol: vuol dire che ha tempi di inserimento ma è bravo anche in fase difensiva. Ha tutte le caratteristiche per diventare un giocatore” ha dichiarato a tmw, il doppio ex di Juventus-Hellas Verona, Roberto Tricella.
20 Ottobre 2021 - 10:03 Hellas Live Lettura: 1 min.
Tricella: “Il Verona è una squadra sbilanciata in avanti”
“Di solito, le squadre destinate alla retrocessione, fanno fatica a segnare e subiscono tante reti. Quello che è confortante del Verona, è la grande scioltezza con la quale va in gol. Ne hanno fatti cinque a Roma e Milan, giusto per dire. Grande primo tempo contro il Milan e poi non credo che sia un fattore di condizione atletica, perché sul 3-2 per i rossoneri siamo andati giù due volte e Barak ha sfiorato il 3-3. È una squadra così, sbilanciata in avanti. Tudor? Mi sembra un tipo concreto ed è quella filosofia che ha portato Juric al Verona. E poi l’Hellas ha un giocatore da grande squadra: Barak” ha dichiarato a L’Arena, l’ex difensore dell’Hellas Verona, Roberto Tricella.
FONTE: HellasLive.it
ESCLUSIVA
Roberto Tricella, ex libero del Verona scudettato e della Nazionale ha parlato
11/6 ALLE 18:08
di LORENZO MARUCCI
Roberto Tricella, ex libero del Verona scudettato e della Nazionale [...]
Parliamo del Verona e dell'arrivo di Di Francesco...
"Ha un percorso difficile davanti a sè: la squadra era stata strutturata sulle prerogative di Juric. Ero scettico sulla permanenza dello stesso Juric l'anno scorso e invece ha rifatto bene anche se nelle ultime 10 gare non sono arrivati risultati che hanno suggellato la pur ottima annata. Di Francesco arriva da esperienze negative, è una scommessa ma è bravo. Approda in una piazza importante, con una tifoseria calda: spero parta bene e sulle ali dell'entusiasmo possa decollare. Dipenderà dal mercato, in funzione delle scelte si delineeranno gli scenari".
FONTE: TuttoMercatoWeb.com
HELLAS VERONA di Redazione, 15/04/2021 17:35
Tricella: Non pensavo che Juric fosse così bravo. Quest'anno mi ha stupito
Roberto Tricella
"Il bravo allenatore è quello che ottiene il massimo dai giocatori che ha. Lui ha fatto bene a Verona proprio per questo. Se lo stesso lavoro riesce a farlo al Napoli vuol dire che è bravo a fare il suo lavoro. E' stato lasciato tranquillo a Verona di lavorare, non pensavo potesse fare così bene dopo le cessioni avvenute in estate. Gli vanno fatti i complimenti". Così Roberto Tricella, ex del Verona dello scudetto a TMW Radio ha parlato di Ivan Juric, allenatore del Verona.
FONTE: TGGialloBlu.it
Tricella: “Salvarsi è un traguardo fondamentale”
febbraio 24, 2021
“Partita aperta ad ogni risultato, quella del Bentegodi. Dopo si sa che se trovi la Juventus al pieno dell’ispirazione tutto si complica, devi sperare che si inceppino in qualcosa ed essere, al tempo stesso, al massimo tu. L’Hellas ha dimostrato quel che sa fare. Non avesse scontato il peso dei tanti infortuni che l’hanno costretto talvolta all’emergenza potrebbe addirittura sognare un posto in Europa League. In futuro, chissà, dipende sempre da quanto potrà investire la società. Intanto salvarsi è un traguardo fondamentale” ha dichiarato al Corriere di Verona, Roberto Tricella.
Tricella: “Questo Verona diverte. Juric mi ricorda Veneranda. Zaccagni il giocatore che mi piace di più dell’Hellas”
novembre 15, 2020
“Lovato? Ha vent’anni e già la personalità di un giocatore navigato. L’ho visto disimpegnarsi senza problemi con la Juve. Pure con il Milan non ha tradito emozioni. La mia ricetta? Per essere grandi, devi confermarti ad alti livelli per più stagioni. Ora è presto. Ma Lovato ha grandissime qualità. Meglio di Kumbulla? Paragone difficilissimo. Due ragazzi di grande talento. Solo il tempo dirà la verità. Se mi ha stupito Juric? Una volta sola: quando ha accettato di restare a Verona nonostante i giocatori migliori fossero in partenza. Ma, a riconsiderarla adesso, ha fatto bene. Si sta ripetendo con i giocatori che gli sono stati consegnati, ha dato equilibrio e credibilità al nuovo Hellas. Bravo a lui. Brava anche la società. Juric mi ricorda il mio Veneranda. Più spregiudicato di quanto si possa pensare. Quando andavamo in trasferta ci diceva: prima o dopo un goal lo prendiamo… E quindi: attacchiamo sempre, non rinunciamo mai ad andare dall’altra parte della metà campo. Un po’ come Juric. Che non pensa a difendere. Ma attaccare in forze, mantenendo comunque sempre grande equilibrio. E questo Verona sa divertire. il Verona è ritmo, alto ritmo. Una virtù che rischia, però, di farti esaurire in fretta le energie. Si è visto con Juve Milan. Quando cali, esce il talento degli altri. Ma guardare il risultato in classifica, il rischio è calcolato. Zaccagni da Nazionale? A capito i tempi di gioco. La maturazione è recente e gli ha permesso di fare il salto di qualità. Secondo tenere o dare il pallone. Resta sempre in pieno controllo del suo stare in campo. Non spreca mai nulla. Oggi Zaccagni è il giocatore che mi piace di più di questo Verona. Mentre Barak può diventare un top. Kalinic? Non è una scommessa al buio. In questo Verona può diventare un riferimento. Ha le qualità tecniche e fisiche per farlo. Dove si colloca l’Hellas in questo campionato? Se naviga a metà classifica, visti i valori del torneo, lo considero un grande successo. Dentro le prime dieci è da considerarsi risultato lusinghiero“ ha dichiarato a L’Arena, lo storico capitano dell’Hellas Verona, Roberto Tricella.
FONTE: HellasLive.it
Tricella: "Hellas Verona, complimenti a Juric. Juve favorita per lo scudetto. Che carattere De Ligt"
23 GIU 2020 16:03 CALCIO
Per parlare dell'Hellas Verona a TMW Radio, durante Maracanà, è intervenuto un grande ex come Roberto Tricella.
Verona-Napoli, una partita che si prospetta davvero interessante:
"Nell'ultima partita il Verona ha dimostrato di stare molto bene. Il Verona sta rispecchiando le sue caratteristiche: velocità e organizzazione. Juric si sta superando? I risultati dipendono dalle qualità dei giocatori. Quest'anno è buona e caratterialmente è come il suo allenatore".
Juric è pronto per il salto di qualità?
"Potenzialmente è pronto, soprattutto per una panchina come quella della Fiorentina. Il prossimo anno vedremo chi riusciranno a prendere, altrimenti sarà un grande punto di domanda il suo secondo anno all'Hellas".
Questo Verona ricorda qualcosa dell'Atalanta di Gasperini?
"Sono sempre sul pezzo, non mollano mai. Rispecchia il carattere del tecnico. Quando vengono i risultati, puoi permetterti di rischiare qualcosa in più. Ora l'entusiasmo è al massimo, rischiano e le cose vanno bene. Spero in un grande finale di stagione" [...]
FONTE: TuttoMercatoWeb.com
Scudetto Hellas Verona 1985, Tricella: “Cavalcata straordinaria e indimenticabile”
By Nicola Marinello 11 Maggio 2020
Ospite della diretta Facebook della pagina ufficiale dell’Hellas Verona, l’ex capitano gialloblù Roberto Tricella ricorda l’incredibile calvalcata degli uomini di Bagnoli che il 12 maggio 1985, a suggello di una stagione incredibile, grazie al pareggio per 1-1 sul campo dell’Atalanta festeggiarono uno storico scudetto che vive ancora nella mente e nel cuore di tutti i tifosi scaligeri e non solo.
Queste le sue principali dichiarazioni: “La vigilia della partita di Bergamo? Il più era stato fatto, avevamo due partite per raggiungere l’obiettivo. Grande emozione perchè raggiungere quell’obiettivo era impronosticabile all’inizio del campionato. Il compito del capitano? Se hai a che fare con persone intelligenti riesci a farlo molto semplicemente, viene naturalmente“.
Continua Tricella: “Lo Scudetto sta invecchiando bene? A Verona è difficile dimenticarlo, magari in altre piazze dove ne hai vinti dieci o venti qualche scudetto può essere dimenticato. Rappresenta un orgoglio, è una cosa che non ci toglierà mai nessuno. Magari riuscendo a non vendere ogni anno un pezzo importante della rosa avremmo anche potuto ripeterci. In Italia in quegli anni Ottanta c’erano i giocatori più forti del mondo, da Maradona a Zico, passando per Falcao, Socrates e Platini. Averli battuti resterà nella storia“.
Sul gol di Elkjaer alla Juve: “All’inizio non ci eravamo accorti che fosse senza una scarta, fu un gol straordinario di forza e di qualità. I tifosi? C’erano sempre 40.000 persone allo Stadio, forse anche qualcuno in più. Furuno determinanti per noi“.
FONTE: Verona.YSport.eu
NEWS
10 maggio 2020 - 13:29
Tricella: “Lo scudetto del Verona, i nostri segreti furono serietà e bravura”
Il Capitano: “Chiarezza, dirigenti preparati, scelte giuste: così arrivò il trionfo”
di Redazione Hellas1903
Il 12 maggio saranno passati trentacinque anni dal giorno in cui il Verona conquistò matematicamente lo scudetto.
Roberto Tricella, bandiera, libero e capitano dell’Hellas che vinse il tricolore, intervistato dal “Corriere di Verona” oggi in edicola, racconta: “Il nostro segreto?Le persone che hanno lavorato perché tutto questo avvenisse. Una dirigenza seria e che aveva un orizzonte chiaro. Certo, sarebbe stato bello se si fossero potuti tenere certi giocatori, invece il bilancio esigeva che a fine stagione si dovessero cedere interpreti di grande valore. Però sono sempre stati sostituiti bene: erano bravi Bagnoli e Ciccio Mascetti a scegliere chi inserire, tra allenatore e direttore sportiva c’era un’intesa straordinaria. Questo è stato essenziale”.
FONTE: Hellas1903.it
ESCLUSIVE
ESC. CH – Tricella: “Troppo presto per fare previsioni, ma al Verona auguro di poter chiudere la stagione”
Il capitano dello Scudetto si è raccontato ai nostri microfoni per parlare di Coronavirus, ma non solo
di Tommaso Badia 14 Aprile, 2020 - 17:00
Impossibile fare previsioni, ma la speranza è che il Verona possa concludere questa stagione per vedere i risultati del grande lavoro di quest’anno: questo l’augurio di Roberto Tricella, il quale ai nostri microfoni ha detto la sua sia sull’ipotesi di ripresa dei campionati che sul taglio degli stipendi dei giocatori.
Di seguito, dunque, la nostra intervista all’ex difensore gialloblù
Capitano, intanto le cose importanti: come va?
«Abbastanza bene, non faccio nulla di diverso da quello che fanno tanti altri: abbiamo dovuto chiudere il cantiere in cui stavamo lavorando (Tricella oggi lavora nell’edilizia, ndr), quindi sono a casa. Sto leggendo molto e, dopo vent’anni, ho ripreso anche a fare un po’ di attività fisica!».
In questi giorni si discute se e come tornare in campo: tu cosa pensi?
«Credo che sia ancora davvero troppo presto per dare un’opinione: dobbiamo attendere gli sviluppi e poi valutare. I numeri sembrano migliorare, ma al tempo stesso sembra che i positivi non calino mai. Al momento è stato ipotizzato che si possa tornare in campo il 4 maggio: mancano ancora tre settimane, quindi potrebbe essere una data plausibile, ma stiamo navigando a vista, di giorno in giorno. Sarebbe importantissimo riuscire a mappare tutta la popolazione per avere una vera dimensione del fenomeno, ma al momento la macchina non sembra ancora essersi messa in moto… Sinceramente mi dispiace molto per il Verona, perché stava disputando davvero un ottimo campionato!».
Se si riprendesse a giocare, saremmo di fronte a un campionato falsato?
«La situazione è uguale per tutti, tutti partono svantaggiati da questo stop. I giocatori, anche se non si stanno allenando al 100%, stanno comunque cercando di mantenere un tono fisico accettabile. Se si riuscirà a portare a termine tutte le partite, per me il verdetto del campo sarà giusto».
Ci dici la tua sul taglio degli stipendi dei giocatori?
«Credo che anche in questo caso si debba aspettare l’evolversi la situazione per vedere che misure bisognerà adottare. Io comunque sono dell’idea che i calciatori alla fine siano dipendenti e che quindi debbano adeguarsi: se le cose vanno male per società, anche loro devono fare delle rinunce. Bisogna parlarne utilizzando il buonsenso da ambo le parti, così facendo si giungerà alla logica conclusione».
Un saluto e un augurio per i tifosi gialloblù?
«Anche se il Verona ha in ogni caso lasciato una buona immagine di sé a prescindere dall’esito di questa stagione, l’augurio è che si possa concludere questo campionato come è stata iniziato, perché si avrebbe la soddisfazione di vedere i risultati del lavoro svolto in questi mesi. Inoltre se si riuscisse ad arrivare in fondo vorrebbe dire che la pandemia sarebbe finalmente alle spalle!».
FONTE: CalcioHellas.it
Sport
Capitan Tricella, at-tenti!
Il libero dello scudetto compie oggi 61 anni. Dopo il calcio ha cambiato attività Lavora in campo immobiliare e anche qui s’è fatto largo con classe e sensibilità
Di Cronaca di Verona - 18 Marzo 2020
Signori, alziamo i calici, per il Capitano. Roberto Tricella da Cernusco sul Naviglio, compie oggi 61 anni, portati alla grande. Spirito garibaldino, fisico in perfetta forma, non sembrano davvero passati gli anni per lui. “Ti ringrazio, ma se ti sente il mio amico Volpati, s’arrabbia. E’ convinto di essere sempre lui il più giovane…”.
Roberto Tricella, come Volpati, una volta chiuso col calcio, ha cambiato attività, Ha voltato pagina. “Non sentivo il bisogno di restare, ho provato a mettermi alla prova in un altro settore”. Immobiliare, ha fatto centro, con le qualità che gli erano servite anche in campo. Intelligenza, sensibilità, serietà. “Mica un caso che uno come lui sia diventato capitano giovanissimo” osserva sempre Volpati. “Vuol dire che la squadra lo riconosceva come leader, perchè i capitani li sceglie sempre la squadra”.
Tricella, di quel Verona, non è stato soltanto il libero. “Libero? Era il primo ad attaccare” dice Galderisi. “Il primo schema nostro era quello. Palla a Garella, Tricella che scattava in avanti per ricevere, il Volpe che si fermava a coprirlo…”.
Li ascolti e ti sembra di rivederli, tutto comem allora, assolutamente bello come allora. “Eravamo una squadra forte” osserva Tricella. “E con un allenatore ancora più forte”. Lui, l’Osvaldo, qualche volta lo imitava ed era uno spettacolo. “L’Osvaldo ci insegnava il suo calcio, senza tante parole. Poteva stare anche una settimana senza dirti niente, ma tu sapevi sempre che cosa voleva da te”. Grandi uomini, prima che grandi campioni. gente che non invecchierà mai… Cin cin, capitano…
FONTE: CronacaDiVerona.com
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Tricella: “Grandi possibilità di fare un campionato da media classifica”
L’ex difensore gialloblù ha commentato l’inizio di campionato della squadra allenata da Juric
di Mattia ZupoOttobre 11, 2019 - 10:30
Roberto Tricella, ex difensore dell’Hellas Verona, ha parlato a TMW Radio del momento dei gialloblù:
JURIC. “E’ l’allenatore che partiva con le più grosse difficoltà, nel senso che la squadra lo scorso anno non è che abbia esaltato: si è qualificata in Serie A dopo una serie di vicissitudini strappando all’ultimo al promozione. Non c’erano grandi basi di partenza per formare una nuova squadra da dare alla tifoseria, con la difficoltà di costruire una squadra giovane con elementi di esperienza. Ho visto il Verona contro il Milan e mi ha fatto una buonissima impressione perché in dieci se l’è giocata fino alla fine, cosa che non succedeva invece nelle stagioni precedenti in cui era retrocessa: ora prendono pochi gol, si difendono bene, e rispecchiano le caratteristiche del loro allenatore. Hanno grandi possibilità di fare un campionato di media classifica, le premesse sono buone. Una partenza così trasmette fiducia e ti fa affrontare le partite in maniera differente: con un po’ più di spregiudicatezza e se hai le qualità, questa ti porta a fare dei punti in più”.
AMRABAT. “Magari ce l’avesse qualche grande squadra come il Milan. Ha caratteristiche fisiche un po’ diverse a quelle di Briegel però Briegel fu acquistato per fare il terzino sinistro e poi Bagnoli lo spostò a centrocampo, ma in quella stagione fece 9 gol su azione che sono tantissimi. Riusciva a dare una sostanza fisica notevole al centrocampo. Amrabat ha dimostrato di avere qualità. Il Verona deve sperare di averli sempre questi giocatori perché non so chi possano essere le alternative”.
PAZZINI. “Sinceramente non sono in grado di valutare la situazione. L’allenatore queste le situazioni le vede attraverso tutti gli allenamenti”.
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Tricella alla GdS: “Sensazioni opposte alla stagione 2017/2018”
Il capitano dello Scudetto, pur essendo ben consapevole di quanto la strada sia ancora lunga, sembra aver apprezzato i primi mesi di gestione Juric
di Tommaso BadiaSettembre 12, 2019 - 18:30
Un Verona solido, tutta un’altra pasta rispetto a quello di Pecchia: questo in sostanza il pensiero di Roberto Tricella, uno che di solidità difensiva se ne intende e non poco.
Lo storico capitano dello Scudetto, raggiunto dai colleghi de La Gazzetta dello Sport, ha infatti dimostrato di apprezzare il nuovo Hellas a gestione Ivan Juric, a suo dire “l’allenatore giusto per raggiungere l’obiettivo”: di seguito, infatti, le principali dichiarazioni rilasciate dal Trice ai giornalisti della Rosea.
BUONE SENSAZIONI. «Il Verona ha cominciato bene. Ce n’era bisogno, perché la strada è complicata e mettere subito fieno in cascina aiuta sotto il punto di vista psicologico. Certo due giornate non sono sufficienti per giudicare, un primo bilancio lo potremo tracciare alla decima di campionato, ma le sensazioni sono totalmente opposte a quelle della stagione 2017/2018: allora l’Hellas era fragile e prendeva tanti gol, mentre questa squadra sembra molto più solida».
KUMBULLA. «Il calcio è cambiato da quando giocavo io, ma alcune cose rimangono invariate: se ti schierano al centro della difesa hai grosse responsabilità sia in fase di copertura che quando si tratta di impostare l’azione, quindi complimenti a lui. Simile a me? Io giocavo in una squadra straordinaria, era tutto più facile».
OBIETTIVO. «L’Hellas deve pensare solamente alla salvezza, mettersi in testa altre idee potrebbe essere “pericoloso”. Juric è l’allenatore giusto per raggiungere l’obiettivo: propone un calcio aggressivo e coraggioso, inoltre trasmette la grinta giusta, elemento fondamentale per una squadra che vuole raggiungere i 40 punti necessari».
LE “BIG”. «Ripetendo le prestazioni viste durante le prime due giornate di campionato, l’Hellas potrà farsi valere anche contro le “grandi”. Credo che questa squadra abbia tutte le carte in regola per farsi apprezzare dai tifosi: se i giocatori metteranno sempre il cuore in campo, sarà certamente così».
FONTE: CalcioHellas.it
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Tricella ricorda Scirea: “La sua grandezza era la semplicità”
L’ex difensore gialloblù ha ricordato l’ex compagno alla Juventus a trent’anni dalla sua scomparsa
di RedazioneSettembre 3, 2019 - 13:57
Roberto Tricella, ex difensore di Hellas Verona e Juventus ha ricordato così Gaetano Sciera in un’intervista a L’Arena:
“Scirea non è mai morto. Scirea è uno stile di vita. Anni non semplici. Di ritorno a Torino, la notizia ci arrivò dal casellante. Ma ancora non ci credevamo. Le notizie erano incomplete, non confermate. Non eravamo sicuri di nulla. Non volevamo crederci. Non potevamo crederci. Poi, purtroppo, dobbiamo raccontare la stessa triste storia. Scirea sapeva ridere, divertire, trascinare. Ricordo le cene insieme, ricordo il suo sorriso. Le grandi persone non hanno bisogno di fare grandi cose per farsi notare. La sua grandezza era la semplicità. Il primo anno di Juve era stato problematico a livello di risultati e di prestazioni. E in lui ho trovato un amico. Un grandissimo giocatore. La storia del calcio che cercava di darmi consigli, che mi aiutava a non preoccuparmi. L’ho sempre ammirato come giocatore per quello che ha fatto, per i suoi comportamenti in campo che, ripeto, era sinonimo di uno stile di vita. E avere la possibilità di conoscerlo come giocatore e diventarne poi amico, per me è stata una grandissima opportunità”.
COMPORTAMENTO. “Come lui, penso di avere avuto sempre in campo un comportamento che rispecchiava il nostro modo di interpretate la vita. Mai eccessi e la capacità di sdrammatizzare le situazioni negli spogliatoi. Certi giocatori sono grandi, non tanto perché si ergono da protagonisti, ma perché diventano protagonisti con la semplicità. E fan sembrare semplici le cose difficili per tutti gli altri. Avevano creato un mini gruppo nella squadra e ci incontravamo ogni due settimane a mangiare insieme. Discutevamo, ridevamo. Di lui conservo quegli attimi di spensieratezza fuori dal campo”.
NUOVO SCIREA. “Mai rivisto in nessuno. E mi spiego: se uno va ad analizzare il giocatore vede che tutti gli altri grandi che ci sono stati, incluso Franco Baresi, erano bravi in tante cose, ma c’era sempre qualcosa in meno dell’altro. Scirea era veloce, poteva confrontarsi con chiunque sulla resistenza, forte di testa e con entrambi i piedi, bravissimo in fase propositiva e fase difensiva, bravo anche nella fase offensiva a fare gol. Baresi, bravissimo, ma non faceva mai gol. Gaetano ogni anno faceva quattro o cinque gol. Si proponeva e dispensava assist. Quando vedo Federer, fisicamente, ripenso a Scirea. Il fisico del purosangue”.
SEMPLICITA’. “Come abbiamo fatto fino adesso. Scirea è sempre stato la semplicità. Perché, alla fine, il calcio è semplice. E tutto dovrebbe venire con naturalezza. Ad un ragazzino direi, cerca di fare come dicevano a me quando ho iniziato: non inventarti nulla quando sei pressato in mezzo all’area. Non farti tentare dal dribbling. Fai la cosa semplice. Poi, Gaetano era Gaetano. Ma questo lo sanno tutti”.
FONTE: CalcioHellas.it
Che fine ha fatto Tricella, interista mancato ed erede di Scirea
Lo scudetto col Verona prima di approdare alla Juventus
Quando incontrò il Papa nel 1982 a Castelgandolfo, assieme a tutti i suoi compagni del Verona, il Santo Padre lo guardò con dolcezza e gli disse: “Lei così giovane è il capitano?”. Roberto Tricella era un leader sin da giovane, quando esordì a meno di 20 anni in A con l’Inter dove era cresciuto calcisticamente ma l’esperienza in nerazzurro durò solo 5 partite in due anni. Non era quello il destino di questo ragazzo nato nella “terra dei liberi”, Cernusco sul Naviglio che diede i natali anche a Scirea e Galbiati. Il padre operaio aveva inculcato in Roberto il senso del sacrificio e della serietà. Anche a scuola del resto (all’istituto "Conti" di Milano dove ha conseguito il diploma di perito in radio-elettronica) Tricella si distingue come il primo della classe, nonostante la stanchezza. La sveglia alle sei e mezzo a Cernusco, ore sette metrò fino in piazzale Lotto, cinque ore sui banchi, un toast e via, filobus 91, a Rogoredo, ad allenarsi con i ragazzi dell’Inter. Alle 18.30 ancora filobus e metrò, ore 20 a casa, cena e sui libri fino a mezzanotte. La gloria arrivò infatti al Verona, dove fu ceduto in B. Con la maglia gialloblù diventa un campione vero, fino a vincere l’indimenticabile scudetto dell’85 con la fascia di capitano al braccio. Arriva la Nazionale e poi la chiamata della Juve.
L’EREDE – I bianconeri lo acquistano per 4,5 miliardi vedendo in lui l’erede di Scirea e non solo per i natali in comune. A Il Pallone racconta Tricella spiegò: «Quella juventina è stata per me un’esperienza fondamentale. Ne conservo ricordi molto positivi dal punto di vista umano, mentre ho qualche rammarico per i risultati, che non sono stati tutti favorevoli; abbiamo vinto poco, tranne l’ultimo anno, quello con Zoff, il 1989-90. Per me fu un’enorme soddisfazione giocare nel club bianconero. Anche perché c’era già Scirea, come compagno di squadra e dopo come allenatore; una persona e un amico indimenticabile, un esempio: perché è stato il più grande libero di sempre. A volte si fanno paragoni fra lui e Baresi, io sostengo che Franco è stato un gradino sotto Gai».
SECOND LIFE – Dopo la Juve ecco il Bologna ma un guaio muscolare lo costringe il ritiro a soli 32 anni. Come superare lo shock? “Ne sono uscito buttando anima e corpo nell’attività degli investimenti immobiliari. Quand’ero a Bologna acquistai alcuni terreni con l’obiettivo di farli fruttare costruendoci sopra case”. Il calcio esce dalla sua vita come rivela a Calcio Magazine: “Quando ho smesso di giocare, nel 1991, ho deciso di lasciare definitivamente il mondo del calcio. Oggi vivo a Cernusco sul Naviglio, dove sono nato e da dove ero partito pieno di speranze e di sogni, e lavoro nel settore immobiliare. Quel che è stato è stato. Ora ho la mia attività, che porto avanti con successo da anni, e il calcio lo seguo solo in televisione”.
SPORTEVAI | 14-07-2019 13:02
FONTE: Sport.Virgilio
ESCLUSIVE
ESCLUSIVA CH – Tricella: “Sette punti nel tour de force per crederci fino alla fine”
Il capitano dello Scudetto non ha dubbi: con almeno due vittorie e un pareggio si può continuare a crederci fino all’ultimo
di Tommaso Badia marzo 18, 2019 - 19:37
L’ultima volta lo avevamo sentito a giugno, in pieno calciomercato estivo: oggi, nel giorno del suo compleanno, abbiamo voluto fargli un’altra telefonata, sia per (ovviamente) fargli gli auguri che per sentire la sua opinione sul “nuovo” Verona targato Grosso-D’Amico.
Parliamo ovviamente di capitan Tricella, che nel pomeriggio ha scambiato due chiacchiere con noi riguardo alla stagione dell’Hellas e al rush finale che attende i gialloblù.
Di seguito, dunque, la nostra intervista esclusiva al capitano del Verona dello storico Scudetto.
Quando ci siamo sentiti a giugno, non aveva ancora un’idea ben definita del nuovo Verona targato D’Amico-Grosso: ora, a distanza di nove mesi, può darci un’opinione a riguardo?
«Premettendo che quest’anno non ho visto moltissime partite dell’Hellas, se andiamo a vedere i risultati mi sembra una buona stagione. Non parliamo di un’annata positivissima, perché tutti si aspettavano di tornare subito con facilità in Serie A, ma essere comunque lì a giocarsela a nove giornate dal termine è un buon risultato».
Sempre quest’estate, aveva evidenziato la mancanza di continuità della squadra, un problema che sembra essere ancora presente…
«È chiaro che se si vuole vincere i campionati si deve avere continuità, e ultimamente sembrava anche che il Verona l’avesse trovata nonostante il passo falso contro il Lecce, che comunque ci può stare. Quest’ultima partita con l’Ascoli lascia invece un po’ di rammarico, perché con l’avvicinarsi della fine della stagione vincere tutte le partite contro le squadre di minor levatura diventa obbligatorio. Inoltre fare bottino pieno avrebbe garantito di arrivare agli scontri diretti sull’onda dell’entusiasmo…».
Ecco, parlando proprio del prossimo tour de force che attende il Verona, secondo lei quale sarebbe un numero di punti considerato “accettabile” per continuare ad avere ambizioni di promozione diretta?
«Io penso che con 7 punti si potrebbe arrivare alle ultime giornate con ancora tutto in gioco: ci sta che una delle quattro partite contro Brescia, Palermo, Benevento e Pescara vada male, l’importante è non perdere le altre, vincendone almeno due».
Chiudiamo con una domanda secca: chi va in Serie A?
«A questo punto la situazione inizia a delinearsi, anche se adesso arriva il periodo clou: è ad aprile che bene o male si definisce la classifica, e fare qualche punto in più o in meno può avere un enorme peso, perché in questo momento una vittoria o una sconfitta potrebbero segnare la differenza tra una squadra che rinuncia definitivamente ai propri obiettivi e un’altra che invece inizia a crederci seriamente. Arrivati a fine marzo, penso che ormai a giocarsela siano le prime sei, ma è normale che se dovessi seguire il cuore direi innanzitutto Verona…».
FONTE: CalcioHellas.it
18.03.2019
Tricella, i 60 di una leggenda Auguri capitano!
«Purtroppo si, è vero. Oggi si scavalla e quando lo si fa è un attimo raggiungere gli anta successivi. Comunque grazie degli auguri, sono sessanta». Dall’altra parte del telefono Roberto Tricella, il capitano del Verona dello scudetto. Il «Trice» è una vera leggenda del Verona. Arrivato a diciannove anni dall’Inter nel Verona di Veneranda. «Vero. Proprio l’altro giorno mi sono sentito con Mancini, un difensore coriaceo e mio ex compagno all’epoca. Ha la figlia che lavora qui a Milano e mi ha chiesto una cosa». Già perchè Tricella è questo. Un ragazzo di sessant’anni, sul quale puoi contare sempre, un vero capitano.
GLI INIZI. «Come tutti» ricorda Tricella, «giocavamo all’oratorio. Quelle partite 50 contro 50. A me capitava in dote sempre una maglia più grande di taglia. E poi» precisa, «erano divise con dei colli allucinanti. Già sudate da quelli che avevano fatto la partita precedente. Capito che tempi». Eppure l’infanzia del «Trice» è stata, per quanto riguarda il gioco, stupenda. «Avevo le biglie. Le “marmorelle“ erano quelle che valevano di più. Tutte coloarte. Partivo da casa con un sacchetto pieno. A volte perdevo, altre invece tornavo con un bel numero. Interista? No, milanista. Nonostante giocassi con i ragazzi nerazzurri, ho sempre tifato per il Diavolo. Mio fratello juventino e mio padre interista». All’Inter Tricella non giocò subito. «Anzi, feci tanta fatica. Pensavo che a fine anno mi mandassero in qualche squadra di dilettanti ed invece ci fu la Primavera. «Devo ringraziare tutti i miei allenatori. Quando sei giovane, queste cose non le capisci.Ognuno di loro mi ha dato qualcosa».
IL LIBERO. «A Cernusco sul Naviglio siamo nati io, Galbiati e Scirea. Quest’ultimo era di un’altra categoria, però dai anche i primi due hanno fatto qualcosa nel calcio. Il libero? Il più bel ruolo del mondo se è interpretato. La nostra è stata una generazione che ha avuto dei vantaggi. Mandavo sempre Fontolan a saltare di testa e attendevo le spizzicate, così non mi facevo mai male e facevo bella fugura. Ecco il “Fonto“ è stato un po’ sottovalutato a Verona. Ed invece, dato che mi spingevo in avanti, lui era bravo perchè si trovava spesso da solo con l’attaccante». Tricella si sganciava senza palla per creare subito la superiorità numerica a metacampo. «Proporsi non è mai facile» racconta l’ex capitano gialloblù, «nel calcio i tempi sono importanti. Come Pirlo anticipava tutti con un lancio, noi col mister Bagnoli eravamo svelti. La velocità di esecuzione nel calcio è fondamentale». Tricella era unico quando affrontava nell’uno contro uno la punta. La sua zampata non lasciava scampo. Sempre pulito, sempre sulla palla. «Oddio» ride, «qualche legnata l’ho data pure io. Diciamo che avevo i tempi giusti. La differenza che ho notato nel mio gioco dai primi anni di serie B, alla serie A, è stato il movimento senza palla. Mentre prima ero bello da vedere ma inutile quando uscivo dall’area di rigore, andando in sovrapposizione creavo la sorpresa. Non facevo tanti gol, ma li facevo fare. Ero tempista, era difficile saltarmi. A me piace Skriniar dell’Inter. Lui ha un grande tempo, poi ci vuole fortuna». La fortuna di Tricella si chiama anche Bagnoli? «L’Osvaldo è unico. In panchina era un mago, però ad esempio anche Nando Veneranda non era male. Entrambi insistevano nel voler far gol fuori casa. Perchè al Bentegodi- dicevano- prima o poi il gol sarebbe arrivato. Erano avanti».
IL GOL A ZOFF. Un suo gol resterà nella storia del Verona. Un esterno sinistro a raddoppiare la rete di Fanna nella prima vittoria del Verona di Bagnoli sulla Juve nel 1982. «Zoff la prima giornata aveva subito una rete da Ferroni della Samp e quella dopo da me. Mi disse che era arrivato il momento di smettere» ride di gusto Tricella. Il mio più grande dispiacere è stato il gol annullato ad Udine, era regolare. Meno male che poi vincemmo 5 a 3. La mia fortuna è stata quella di avere un gruppo di ragazzi intelligenti con grandi doti umane. Senza il cervello non si va da nessuna parte. Mamma mia che discorso da vecchio». Il «Trice» è uno spasso, come quando racconta di Garella. «Claudio era mio compagno di camera durante i ritiri. Aveva un tarlo. Non era convinto delle sue possibilità. Grande chiacchierate per convincerlo e poi è partito. Lui e Tacconi i portieri più forti con cui ho giocato. L’attaccante? Ti direi Maradona ma come faccio a non nominare Preben, quello arriva dalla Danimarca per menarmi. E poi Volpati dove lo mettiamo? È stato per il Verona, il Marini dell’Inter. Sono quei giocatori che risolvono un sacco di problemi agli allenatori».
L’AZZURRO. «Noi vogliamo Tricella in nazional, Tricella in nazional...». Era il coro che partiva dalle Brigate Gialloblu e si estendeva in tutto lo stadio. «Lo sentivo in campo, eccome. Credo senza presunzione di essere stato per almeno due anni il libero più forte d’Italia. Baresi del Milan non era ancora quello che poi con Sacchi sarebbe diventato e poi c’era Scirea. Ho avuto la fortuna di giocarci insieme ed essere allenato da lui. È stato il libero italiano più forte di tutti i tempi. Faceva le cose difficili con una semplicità unica. Difendeva, attaccava, giocava in mezzo. Un fenomeno. Bearzot? Un buon ricordo. Era una persona corretta. Ha sempre difeso i suoi giocatori e lui era ricambiato».
UOMINI VERI. Tricella ha avuto la fortuna di incontrare tanti personaggi, fra questi tre gli sono rimasti dentro: «Giovanni Paolo II. Il Papa mi colpì, perchè andammo in udienza con l’Hellas e mi disse: “lei Tricella, a soli 23 anni, già capitano? Ma bravo“. E poi ci sono due presidenti: Nando Chiampan e Giampiero Boniperti. Quest’ultimo è un grande motivatore e conoscitore del calcio. Chiampan invece è la signorilità fatta persona. Lo vorrei sempre alla mia tavola. Lo ricordo come una persona corretta, avrebbe potuto essere mio padre. L’Hellas? Si sono ripresi anche se hanno pareggiato con l’Ascoli. Si può ancora andare in A. Salutatemi tutti i tifosi gialloblù».
Gianluca Tavellin
FONTE: LArena.it
SERIE A
ESCLUSIVA TMW - Tricella: "Hellas, è andata male. Chievo, non capisco"
30.04.2018 13:57 di Ivan Cardia Twitter: @ivanfcardia
Verona a un passo dalla Serie B. Cosa non ha funzionato? Lo abbiamo chiesto a Roberto Tricella, capitano degli scaligeri nella stagione dello storico scudetto: "Bisognerebbe essere entro lo spogliatoio, aver visto tutte le partite, essere a conoscenza di tutte le logiche che hanno spinto a vendere a metà stagione qualche giocatore di qualità per acquistare o prendere in prestito giovani che magari non hanno dato quello che potevano dare. Da fuori è complicato dire cosa non ha funzionato".
A sprazzi, il Verona qualche colpo l'ha battuto.
"Io ho visto per esempio la partita contro il Milan, lì avevano fatto pensare di poter dire la loro. Poi i valori sono emersi. Hanno sbagliato tanto, hanno preso tanti gol, è stata una costante di tutta la stagione. E lo scontro diretto perso ieri li affonda ulteriormente".
A Verona, anche sponda Chievo, sta succedendo l'impensabile.
"Il Chievo nelle ultime 15 partite ha fatto due punti, non riesco a capire. A differenza del Verona ha i valori per stare in categoria, non riesco a capire cosa sia successo. Un crollo così vertiginoso non era immaginabile, si pensava che potesse fare un campionato tranquillo".
Lotta salvezza molto accesa.
"Beh, anche il Cagliari rischia tantissimo, anche perché affronta squadre che sono in lotta nella parte alta della classifica. Fra tutte è quella che davanti ha il potenziale offensivo più importante, però prende una caterva di gol".
Si salva chi subisce di meno.
"In tutti i campionati, vince chi subisce meno gol. Anche se lo stesso Verona che 5-6 anni fa ha fatto un buonissimo campionato in A prendeva parecchi gol però aveva davanti Toni e Iturbe, che permettevano di trovare la rete anche se avevano subito. Invece quest'anno danno l'impresione che una volta preso gol non ci fosse rimedio".
Dal basso all'alto, ha visto Inter-Juventus?
"Diciamo che il fallo dell'espulsione di Vecino è interpretabile in entrambi i modi. La dinamica della partita è stata stranissima, avevo ipotizzato che vincesse la Juve, ha dato l'impressione all'inizio di essere una grande squadra, poi ha fatto un passaggio a vuoto, l'Inter è stata bravissima a tornare in partita e poi negli ultimi due minuti è successo l'impensabile. Però sui due gol non c'è da recriminare, li hanno fatti".
Discorso scudetto chiuso?
"No, perché alla fine sono tutte partite da vincere. Ora logicamente la Juve può permettersi di perdere a Roma vincendo entrambe le partite in casa. Diciamo che ha il 90% di possibilità di vincere, ma il Napoli ha un 10%".
SERIE A
ESCLUSIVA TMW - Tricella: "L'Hellas può salvarsi, tante squadre a pochi punti"
13.03.2018 18:15 di Raimondo De Magistris Twitter: @RaimondoDM
Con Roberto Tricella, ex calciatore che con la maglia dell'Hellas Verona ha collezionato oltre 250 presenze, abbiamo commentato le ultime vicende relative alla squadra scaligera. I ragazzi di Pecchia sono reduci da due vittorie consecutive che hanno rilanciato le ambizioni salvezza: "Il loro rientro in zona salvezza - ha detto ai nostri microfoni - è favorito dal fatto che le squadre davanti hanno rallentato fortemente. Questo fa bene sperare, in questo momento far punti ed essere lì è un buon segnale perché l'Hellas può raggiungere un risultato che fino a due mesi fa era impensabile. A gennaio hanno acquistato qualche giovane che sta facendo bene e, inoltre, non prende più gol come prima".
L'addio di Pazzini a gennaio ha spento anche le polemiche.
"Le polemiche interne non fanno mai bene e spero che Pecchia a fine campionato possa dire di avere avuto ragione. Hanno fatto tanto, ma tutto è ancora da conquistare perché in questo momento sono ancora penultimi. Ad oggi sono ancora retrocessi, ma vedere tante squadre a pochi punti fa sicuramente ben sperare".
Ha avuto ragione la società che ha sempre difeso Pecchia?
"La società secondo me ha fatto la scelta migliore perché s'è resta conto che i giocatori sono quelli che sono. Se il materiale umano non è all'altezza non si possono fare miracoli. Inoltre, l'aver difeso l'allenatore ha dato a Pecchia anche ulteriori stimoli".
Chiosa finale su Kean. E' un giocatore potenzialmente da Juve?
"Bisognerebbe dar continuità di giocate e partite per poi tirare le somme. Disputare 3-4 gare ad alti livelli non può dare indicazioni precise. Ma se il tecnico l'ha fatto giocare e lo schiera con continuità vuol dire che ha qualità".
FONTE: TuttoMercatoWeb.com
Tricella: “Povero il mio Verona. La Lazio non è assolutamente in crisi”
febbraio 19, 2018
“Povero il mio Verona, il suo cammino è impervio. Non riescono a trovare la quadratura del cerchio, la squadra è discontinua in termine di risultati. È difficile, spero che questi cambi portino qualcosa in più che è venuta a mancare. Il Crotone comincia ad avere una sua dimensione, le squadre che stanno sopra vanno veloci. Non so se avrei cambiato l’allenatore, le cose bisogna viverle quotidianamente, sono sempre i giocatori che determinano i risultati. Negli ultimi anni il Verona, con un su e giù per la Serie B, ha azzeccato giovani buoni e altri meno – ha dichiarato l’ex capitano dell’Hellas Verona, Roberto Tricella, a lalaziosiamonoi.it – Per la Lazio non parlerei assolutamente di crisi è andata oltre le aspettative iniziali, e continua a giocare bene. Può esserci un calo fisico, ci sono alcune squadre che vincono magari 1-0 quando non sono in giornata, altre che senza una certa maturità le perdono. La Lazio mi ha sempre fatto un’ottima impressione, gioca bene, ma ci può stare un periodo di appannamento”.
FONTE: HellasLive.it
29.12.2017
INTERVISTE
Tricella avverte il Verona: «Juve quasi imbattibile»
È il 26 settembre del 1982. Tricella ha scoccato il tiro che batterà Zoff. La gara
Capitano disturbiamo? «No, sto lavorando in ufficio. Devo sistemare delle pratiche per consegnare un paio di case». Dall’altra parte del telefono Roberto Tricella. Si proprio il capitano dello scudetto, che poi andò a sostituire in bianconero una leggenda come Gaetano Scirea. Nel Verona 255 presenze, 3 reti con un campionato di B e uno scudetto vinti. Nella Juve invece, 80 partite e 2 reti con vittorie in Coppa Italia e Coppa Uefa. L’ultima volta che l’abbiamo incontrato era per la festa dei 110 anni in Arena e prima ancora impegnato a Madonna di Campiglio nella costruzione di villette di pregio. «Insomma, me la cavo», racconta il «Trice», «sono qua a Cernusco sul Naviglio che lavoro. Sempre avanti dai. Il Verona? Malino vero?!».
PER SEMPRE GIALLOBLÙ. Roberto Tricella non ha dubbi. «A Torino sono stato bene ma il mio cuore sarà sempre per il Verona. Sono arrivato ragazzino dall’Inter e in pratica e come se non fossi mai andato via. Ricordi? Ma si dai, visto che ho segnato così poco, il gol a Zoff. Mi stavano raggiungendo e ho calciato. Una bella rete. Meno male perchè dopo due minuti han fatto gol i bianconeri. Un aneddoto? Il grande Zoff che mi disse nel sottopasso a fine partita, dopo che l’avevo battuto. “Mi ha segnato Ferroni della Samp e adesso pure tu, forse è ora che smetta di giocare al calcio“. Grande Dino che poi ritrovai anche a Torino. Purtroppo l’Hellas di oggi non è altezza di quello dei miei tempi. Un peccato».
SCIREA, UN MITO. «Noi vogliamo Tricella in nazional, Tricella in nazional...». Così ancor oggi quando la partita è segnata per i gialloblù, la curva Sud rispolvera un «evergreen» degli anni ottanta. Eppure il «Trice» giocò soltanto 11 partite con gli azzurri. «Immodestamente», racconta l’ex libero del Verona, «nei tre anni top con Bagnoli, credo di essere stato forse il migliore, ma come facevi a scalzare il “Gae“ che ho avuto la fortuna di conoscere in nazionale e con la Juve. Scirea era forte di destro, di sinistro e di testa. Era rapido nelle chiusure ed in più faceva gol. Uno dei più forti giocatori italiani di sempre. Poi era una persona stupenda. Dietro di lui Franco Baresi che non aveva la tecnica per giocare in mezzo al campo come Scirea e poi, naturalmente c’era il sottoscritto». Ride il «Trice», che è stato uno dei migliori interpreti del ruolo negli anni ottanta.
JUVENTUS IMBATTIBILE. Dal passato, al presente. Tricella analizza subito la squadra di Allegri. «Per me è più forte dell’anno scorso», avverte subito l’ex libero gialloblù, «loro sono una squadra tosta, dura e quadrata. In questo momento sono la peggior formazione da incontrare. Sanno far legna e nello stesso tempo hanno giocatori di grande qualità. Sono bravi nei calci piazzati perché hanno gente che calcia bene e quindi ti devi limitare e non far falli. Possono giocare di rimessa, quindi se li attacchi ti fanno male. Sono molto abili a giocare nella metà campo avversaria. La vedo molto dura per il Verona, però...». Ed è tutto su quel «però» che costruiamo insieme a Tricella un briciolo di speranza per l’Hellas. «Ecco l’atteggiamento», spiega l’ex capitano gialloblù, «se sottovalutano la gara vanno incontro a qualche problematica. Se invece affrontano la partita di domani come fa una grande squadra, vedo poche possibilità, purtroppo, per il Verona».
L’HELLAS COME IL MILAN. Tricella è il primo ad essere dispiaciuto per il momento che stanno attraversando i gialloblù. Forse anche per questo sparge un po’ di ottimismo sulla nostra chiacchierata. «Le possibilità di salvarsi», racconta, «passano dalla crescita di qualche giocatore, che migliorerà. Poi l’allenatore spero che possa vedere dei margini di allenamento. Molte volte ci sono dei meccanismi che si innescano così, solo con il lavoro o magari pescando un paio di elementi a gennaio. Il Verona può mettersi tre squadre dietro di sè, ma non di più. Credo che debba giocare alla morte fino all’ultimo secondo». Tricella poi azzarda un paragone con il Milan. «Anche se i rossoneri hanno altri obiettivi», spiega l’ex difensore di Bagnoli, «hanno un po’ lo stesso grande difetto del Verona. Non hanno equilibrio e non danno seguito a buone prove. È meglio giocare sempre da sei o sei mezzo, piuttosto che una partita da otto ed una da quattro in pagella. Il Verona non può battere i rossoneri e poi prendere quattro gol senza giocare ad Udine. Significa che qualcosa non va, che non si è ancora squadra». Difficile dar torto al «Trice».
Gianluca Tavellin
FONTE: LArena.it
IL CAPITANO DELLO SCUDETTO
Tricella: Colpa Pecchia? Conta qualità singoli...
08/11/2017 16:15
"Quest'anno noto la difficoltà del Verona nel fare gol. Ogni volta che prendi gol poi diventa dura rimontare. Non hai più Toni e Iturbe, non ci sono più i contropiedi fulminanti ma tanto possesso palla sterile e fine a se stesso. Un allenatore non manda in campo la squadra per perdere, mette sempre la miglior squadra possibile. Alla fine il mister non incide poi più di tanto: è la qualità dei giocatori che determina tutto". Roberto Tricella interviene così durante il Gialloblù Live, parlando del momento negativo del Verona.
Il capitano dello storico Scudetto gialloblù del 1985 ha ribadito il concetto: "Alla fine la qualità del singolo che fa la differenza. Pazzini deve giocare sempre? Quest'anno ha fatto gol praticamente solo su rigore. Il discorso è più generale. Non mi sembra che il Verona abbia grande qualità: puoi metterci anche tanto impegno ma se gli altri hanno più qualità te alla fine le partite le perdi. Io sparito dal mondo del calcio? inizialmente ero rimasto a Verona, perchè amo questa città, come dirigente ma siccome si "tentennava", ho preso un'altra strada (imprenditore, ndr) e sono contento della mia scelta. Anche se Verona e i suoi tifosi sono nel mio cuore".
L.VAL.
FONTE: TGGialloBlu.it
NEWS
Tricella: “La salvezza del Verona passerà dalla forza offensiva”
L’ex capitano dello scudetto: “Hellas e Fiorentina hanno cambiato volto, ci vorrà tempo”
di Redazione Hellas1903, 07/09/2017, 18:45
Intervistato da Radio Viola, Roberto Tricella analizza il momento della Fiorentina e del Verona in vista della partita di domenica.
“Siamo alla terza giornata – commenta il grande capitano dello scudetto gialloblù – sia Hellas che Fiorentina hanno cambiato volto, ci vorrà un po’ di tempo per entrambe. La viola nella maggior parte dei casi a Verona solitamente riesce a strappare il risultato, ha una tradizione positiva. Le partite si possono anche perdere ma a Milano con l’Inter la Fiorentina non ha giocato male, è in funzione del gioco che va valutato il lavoro di Pioli piuttosto che nei risultati. Se si è deciso di fare una rivoluzione va dato tempo all’allenatore di lavorare. Sarà dura per la Fiorentina rientrare tra le prime sei, mentre per quanto riguarda l’Hellas la salvezza dipenderà dal livello offensivo della squadra e dall’inserimento dei nuovi calciatori”.
NEWS
Tricella: “Rispetto per Toni: non aveva senso rimanere”
Il Capitano: “Legittimo che se ne sia andato, come pure che il Verona abbia fatto altre scelte”
di Redazione Hellas1903, 29/06/2017, 08:20
Roberto Tricella, grande bandiera gialloblù e capitano del Verona negli anni ’80, commenta l’addio di Luca Toni all’Hellas, intervistato dal “Corriere di Verona” oggi in edicola.
Dice Tricella: “Quando si parla di lui ci si riferisce al più straordinario campione passato nell’Hellas da parecchio tempo. Lo rispetto per la decisione che ha preso. Se non c’erano i presupposti per fare quel che riteneva fosse nelle sue attese, non aveva senso rimanere: è legittimo. Com’è legittimo che la proprietà del Verona gli abbia espresso un’altra linea. Questo non inficia un rapporto che resta, ne sono certo, di stima”.
EX VERONA
Tricella: “Verona, quanti fantasmi. Ma sono fiducioso”
L’ex capitano gialloblù: “L’ambiente resti unito”
di Redazione Hellas1903, 20/03/2017, 09:54
Roberto Tricella, bandiera del Verona, all’Hellas dal 1979 al 1987, è stato intervistato da “La Gazzetta dello Sport”.
Dice l’ex capitano gialloblù, nell’edizione del quotidiano oggi in edicola, parlando dell’Hellas: “Sembrava si fosse risollevato con le vittorie con Ternana e Brescia, invece sono tornati dei fantasmi che vanno scacciati. Ma sono fiducioso. Se prendi un punto in pieno recupero, quando le speranze sono ormai ridottissime e dopo una brutta prestazione, ossia quel che è accaduto con la Pro Vercelli, significa che non devi smettere di crederci. L’ambiente resti unito”.
INVITATO SPECIALE
Tricella: “Se il Verona è primo è perché se lo merita”
L’ex capitano dello scudetto: “Ora serve continuità. Ganz lo terrei”
di Alessandro Lerin, @alessandrolerin 22/12/2016, 19:34
Roberto Tricella, ex capitano dello scudetto gialloblù, ha parlato del campionato fin qui trascorso e delle ambizioni del Verona. Queste le sue parole, rilasciate a hellas1903.it.
A due giornate dal termine del girone di andata, come valuta il cammino del Verona fino a questo momento?
L’importante è sempre essere primi, anche di un punto. Se i gialloblù hanno fatto questi punti e si trovano in quella situazione di classifica vuol dire che la meritano. Un conto è parlare dopo poche partite, ma ora che sono state disputate 19 gare si può ragionare meglio su quello che può essere il cammino di un campionato. Siamo quasi a metà percorso e la situazione è ampiamente positiva: ci sono le potenzialità per mantenere quella posizione fino alla fine. Anche i numeri dicono che, salvo eccezioni, molto spesso le squadre che girano all’andata nei primi posti poi riescono a mantenerle fino alla fine.
La vittoria contro l’Entella ha scacciato qualche fantasma dell’ultimo periodo, in casa Hellas, o serve ancora tempo?
L’importante è fare come la Juve: vincere anche quando si gioca male. Per tutte le squadre, fisiologicamente, c’è sempre un periodo di maggior difficoltà, per vari motivi: un appannamento fisico oppure anche una fase di rilassamento dovuta al fatto di essere primi per molto tempo. Puoi perdere o pareggiare qualche partita, l’importante è rimettersi subito in carreggiata. Questo è ciò che di solito fa la differenza tra chi di vince il campionato e chi arriva a metà. Però…
Però?
Il Verona ha giocatori di qualità e che al tempo stesso possono garantire un certo grado di esperienza. Pazzini è un calciatore che fa la differenza, sta dimostrando di avere anche le giuste motivazioni per affrontare il campionato cadetto. Tutti i reparti sono importanti, ma spesso sono gli attaccanti a fare la differenza. Ricordo che, al mio primo anno di B a Verona, a 5 giornate dalla fine ci giocavamo la chance per andare in A. In ballottaggio per il premio di miglior giocatore c’erano Vignola e Adriano Fedele, calciatore di grande esperienza. Quest’ultimo mi disse: «Se vinco io il premio non andiamo in Serie A, se lo vince Vignola, sì». Lo vinse Fedele, e in A non ci andammo. Questo per dire che spesso sono i giocatori d’attacco a fare la differenza, quelli in grado di risolvere le partite e segnare gol decisivi.
La promozione, poi, l’avreste centrata due stagioni dopo, nel 1981-1982. Al Verona di Pecchia cosa servirà per mantenere il primo posto fino alla fine?
Infatti quell’anno, ritornando al discorso di prima, furono fondamentali i gol di Gibellini e Penzo, oltre a quelli di Guidolin. All’Hellas servirà continuità di rendimento ed essere sempre sul pezzo. Poi, se dovesse avere un vantaggio da gestire, scendere in campo senza l’obbligo di fare i tre punti a ogni costo è spesso il presupposto che ti fa vincere le partite. Se devi vincere per forza rischi qualcosa in più e, di conseguenza, puoi essere punito; con maggior tranquillità, invece, puoi trovare la rete più facilmente. Bagnoli diceva sempre che in trasferta bisogna andare per vincere, mentre in casa stare lì tranquilli, perché il gol prima o poi lo trovi.
Si avvicina il mercato di gennaio e tante squadre hanno messo gli occhi su Ganz, visto anche il poco utilizzo col Verona. Come vede una sua eventuale partenza?
Dipende molto dalla volontà del giocatore. Se lui vuole giocare di più, non so quanto convenga trattenerlo a tutti i costi. Io, fossi il Verona, cercherei di tenerlo, poi se non ci sono i presupposti andrei eventualmente alla ricerca di qualcuno che possa assicurare lo stesso un rendimento elevato.
Sabato, vigilia di Natale, i gialloblù affronteranno il Carpi in trasferta. Può essere la chance per lasciarsi definitivamente alle spalle il momento delicato?
Visto che siamo prossimi a Natale, possiamo solo che “augurarci” che possa essere una tappa importante per il cammino del Verona verso la Serie A. La sfera di cristallo, però, non ce l’abbiamo.
FONTE: Hellas1903.it
SERIE A
ESCLUSIVA TMW - Tricella: "Italia, serve coraggio. Ai tedeschi toglierei Kroos"
01.07.2016 13.00 di Lorenzo Marucci
"Non sarà semplice per la Germania domani sera". Considerazioni interessanti sul match dell'Italia contro i tedeschi da parte di Roberto Tricella, libero di Verona e Juve negli anni Ottanta, oltre che giocatore della Nazionale. L'ex gialloblù entra nei dettagli della sfida di domani sera. "E' una gara certamente difficile per gli azzurri - dice a Tuttomercatoweb.com - perchè i tedeschi hanno dimostrato di essere in forma ma può capitare anche di sovvertire i pronostici. Ci vorrà un'impresa da parte dell'Italia ma al tempo stesso dico che la Germania dovrà sudare le classiche sette camicie. E comunque a noi la possibilità di battere i tedeschi dà grandi motivazioni".
Quale è il modo migliore per affrontare la Germania?
"In questo momento la squadra di Low è nettamente superiore alla Spagna: è una squadra giovane, con margini di miglioramento e con giocatori di spessore tecnico e tattico. Credo che sia giusto affrontarli in modo coraggioso ma facendo attenzione. Se malauguratamente andiamo in svantaggio poi diventa dura. Ma il calcio comunque è bello perchè adesso possiamo cullare il sogno di vincere".
Chi toglierebbe alla germania?
"Kroos. Se lo avessimo noi ce la giocheremmo quasi alla pari. E' il giocatore che ci manca. Con lui dalla nostra parte le possibilità da 70-30 in favore dei tedeschi diventerebbe 55-45. Credo che ad ogni modo la differenza possa farla anche l'aspetto atletico e da questo punto di vista gli azzurri stanno bene. Un motivo in più per sperare"
E poi tutto sommato c'è anche una difesa che funziona alla perfezione...
"Sì ma il reparto gioca bene se il centrocampo fa filtro, se è supportato da giocatori che lontano e che creano un bel blocco davanti alla difesa. Tutto questo senza ovviamente togliere niente alle capacità dei nostri difensori"
FONTE: TuttoMercatoWeb.com
INVITATO SPECIALE
Tricella: “Sistemare innanzitutto la difesa. E Pazzini…”
L’ex gialloblù: “Per vincere i campionati bisogna prendere pochi gol”
di Alessandro Lerin, @alessandrolerin 17/06/2016, 20:35
Roberto Tricella, intervistato da www.hellas1903.it, parla del Verona che verrà e del prossimo campionato di Serie B. Queste le parole dell’ex gialloblù, capitano del Verona tricolore.
La prossima settimana verrà presentato Pecchia come nuovo allenatore del Verona: come giudica la scelta di affidarsi a lui per la prossima stagione?
A me è dispiaciuto per la mancata conferma di Delneri, ma evidentemente società e tecnico avevano visioni diverse su come proseguire. Il calcio è bello anche perché a volte è imprevedibile: personalmente Pecchia non lo conosco, difficile dare dei giudizi ora. Sarà da valutare per quello che farà: bisogna dare fiducia a chi ha preso queste decisioni, poi come sempre saranno giudicate sui risultati.
Il Verona ha le carte in regola per puntare subito alla risalita in Serie A?
Presumo di sì, anche perché credo che le possibilità economiche di una squadra retrocessa siano diverse da quelle dei club che sono in cadetteria da diverso tempo. Facendo tanti anni in B tutto si ridimensiona, per questo bisogna cercare di tornare subito nella massima serie, investendo in giocatori all’altezza della situazione per centrare l’obiettivo. Il compito non è facile, perché nel calcio non basta avere più soldi degli altri: fondamentale sarà azzeccare le scelte.
Quali saranno le maggiori insidie per l’Hellas in Serie B?
Il Verona dovrà trovare il giusto mix tra giocatori di categoria, giovani con voglia di affermarsi e calciatori di esperienza che permettano di fare il salto di qualità. Principalmente, però, bisognerà cercare di costruire una squadra che sia soprattutto un gruppo unito. C’è un nuovo direttore sportivo che sicuramente ha iniziato a studiare le strategie adatte per pianificare il futuro.
Nell’ultima stagione il Verona ha avuto una delle difese più perforate del campionato ma anche un attacco poco prolifico: in quale reparto c’è maggior bisogno di rinforzi?
Ho visto delle partite in questi tre anni e ciò che balzava all’occhio nei primi due era che, al di là dei gol subiti, la squadra fosse in grado di ribaltare velocemente l’azione e trovare la rete facilmente. L’anno scorso, invece, c’è stata una difficoltà sistematica a costruire azioni da gol: la manovra era più elaborata e il Verona prendeva poi dei gran contropiedi. In Serie B l’Hellas dovrà fare attenzione a queste situazioni: chi giocherà contro i gialloblù si metterà dietro, cercando di ripartire velocemente. A me hanno sempre insegnato che per vincere i campionati bisogna prendere pochi gol, quindi ci sarà senz’altro da mettere mano alla difesa. È anche vero che il reparto difensivo funziona se protetto da un buon centrocampo: per fare una buona squadra tutti i reparti dovranno essere all’altezza. Servirà una squadra in grado di proporre gioco ma al tempo stesso rischiare poco, poi se davanti hai giocatori che ti possono risolvere la partita, quella sarà la ciliegina sulla torta.
In questo senso, può essere Pazzini l’uomo da cui ripartire in attacco?
Pazzini è un giocatore ottimo, poi ci sono dei fattori da tenere presenti. In primo luogo diventano importanti le motivazioni: giocare in Serie B ma a Verona, cercando di riscattare una stagione negativa tornando subito in A, può influire. Bisognerà vedere, in secondo luogo, se la squadra che si andrà a costruire può metterlo nelle condizioni di esprimersi al meglio: ho visto partite, lo scorso campionato, in cui gli attaccanti erano un po’ abbandonati a loro stessi. Difficile, a quel punto, fare i miracoli. Se lui volesse rimanere penso che la società dovrebbe fare di tutto per tenerlo: uno come lui, in Serie B, fa senz’altro la differenza.
FONTE: Hellas1903.it
SERIE A
ESCLUSIVA TMW - Toni si ritira, Tricella: "Retrocessione del Verona determinante"
04.05.2016 22.53 di Raimondo De Magistris Twitter: @RaimondoDM
Roberto Tricella, ex colonna dell'Hellas Verona, ai nostri microfoni ha commentato il ritiro dal calcio giocato annunciato quest'oggi da Luca Toni: "Credo la decisione sia stato determinata dalla retrocessione in Serie B. Per un giocatore come lui, abituato a giocare in altri palcoscenici, non sarebbe stato semplice tornare in cadetteria. E' una questione soprattutto di motivazioni. Lui ha permesso al Verona nei due anni precedenti di conseguire risultati importanti e se non si sente più di garantire quanto fatto fino a un anno fa tutto diventa più difficile. Sono convinto, però, che i giocatori d'esperienza collocati in una squadra che funziona sono buoni, altrimenti diventano una zavorra. Un giocatore della sua età sa quello che vuole e deve fare".
FONTE: TuttoMercatoWeb.com
Tricella: "Ripartirei da Del Neri e dai giovani"
L'ex capitano del Verona: "Il tecnico non ha responsabilità eccessive".
19/04/2016 - 14:00
Ormai neanche un miracolo potrà salvare il Verona, che domenica, perdendo in casa contro il Frosinone, si è allontanato in maniera definitiva dalla quota permanenza.
Sportal.it ha contattato in esclusiva Roberto Tricella, capitano dell'Hellas Verona campione d'Italia nella stagione 1984-1985, per fare il punto della situazione. "C’è da valutare ciò che di buono è stato fatto e ripartire investendo sui giovani per ricostruire la squadra", ha spiegato.
Gigi Del Neri si è detto pronto a ripartire dalla cadetteria e Tricella gli dà fiducia. "Sono valutazioni difficili, è una persona preparata e naturalmente decidono i dirigenti. Però non ha eccessive responsabilità e mi sembra che non ne avesse nemmeno Mandorlini".
FONTE: GazzettaDiParma.it
Tricella e lo sfogo di Toni: “Parole fuori tempo massimo”
La bandiera del Verona: “Sfogo comprensibile, ma inutile. Da capitano avrebbe dovuto controllarsi”
di Redazione Hellas1903, 22/03/2016, 08:17
Roberto Tricella, il Capitano del grande Verona degli anni ’80, leggenda gialloblù, commenta le dichiarazioni rilasciate da Luca Toni domenica, dopo la sconfitta con il Carpi, e la presa di posizione dell’attaccante sulla qualità della rosa dell’Hellas.
Dice Tricella, intervistato dal Corriere di Verona oggi in edicola: “Ha le sue ragioni, chiarisco: innegabile che se la situazione è questa ci siano dei difetti gravi nell’organico. E che tanti errori siano stati commessi. Però una figura come Toni dovrebbe controllare l’istinto che l’ha portato a rilasciare queste dichiarazioni. Mi spiego meglio: certe cose avrebbe dovuto rimarcarle prima, o farlo dopo. Adesso non ha molto senso, non ci vedo una logica”.
Prosegue Tricella: “Se il suo voleva essere un segnale, sarebbe stato utile darlo durante il mercato. Per far capire che c’era da porre rimedio a un tasso complessivo modesto. Così si va fuori tempo massimo, si alza il polverone delle polemiche e questo non fa bene a nessuno”
FONTE: Hellas1903.it
Tricella: Thereau potrebbe giocare in una grande squadra
L'Udinese ha un po' più di qualità del Verona
26/02/2016
Per i tifosi dell'Hellas Verona una delle partite storiche indimenticabili è quell'Udinese-Verona del 10 febbraio 1985, terza giornata di ritorno, che finì con un memorabile 3-5. A maggior ragione, chi l'ha giocata l'ha ben impressa nella mente. Tipo Roberto Tricella, uno dei protagonisti di quel Verona che vinse lo scudetto. In esclusiva a udineseblog.it l'ex difensore parla del match di domenica, una gara completamente diversa da quella che lui stesso tiene cara nell'album dei ricordi: "Per me è stata una domenica indimenticabile, un risultato incredibile. Ma ricordo anche il 5-1 che ci hanno rifilato l'anno dopo, anche se ovviamente non con lo stesso piacere. Erano altri tempi, anche se il calcio alla fine è sempre lo stesso, cambiano solo l'intensità di gioco e il contorno, i giocatori sono più veloci. Ma oggi come allora ci sono grandi campioni. Quella volta c'erano meno stranieri, ed erano i più forti al mondo, mentre adesso ce ne sono tanti e molti si rivelano mediocri. L'Udinese pesca molto all'estero, ma trova sempre talenti interessanti".
Ce n'è uno in particolare che ti piace in questa squadra? "Sì, ma non è il solito giovane da lanciare. A me piace molto Thereau, un giocatore molto duttile che può fare la mezza punta, la punta o il trequartista: insomma, può fare tutti i ruoli in avanti. Con le capacità che ha, secondo me potrebbe giocare in una grande squadra. E oltre a lui mi piace molto Badu, uno che ci mette tanta grinta".
Domenica la gara è delicata: l'Udinese non può fallire l'appuntamento con la vittoria, ma nemmeno il Veorna. Colantuono tenta il cambio modulo: un rischio? "Dipende sempre dal tipo di giocatori che si hanno. Se sono calciatori di qualità, va bene qualsiasi modulo. Il rischio più grosso per l'Udinese è l'atteggiamento che adotterà contro una squadra che viene data per spacciata da tempo che ha una buona condizione psico-fisica e nulla da perdere. Inoltre ha recuperato giocatori fuori da tempo che sono tornati a fare gol, una delle cose che è mancata di più. Il Verona deve crederci e deve cercare di vincere contro le squadre del suo livello".
Tipo l'Udinese? I friulani sono al livello dell'Hellas? "L'Udinese è ad un livello leggermente superiore rispetto al Verona, ma deve fare attenzione allo stato emotivo. E' una partita complicata. All'andata è finita in pareggio. Se l'Udinese dovesse perdere, verrebbe risucchiata nel calderone e non è abituata a un campionato del genere, i suoi palcoscenici erano altri".
Colantuono sembra orientato a giocarsi la carta Di Natale: "Ho incontrato Guidolin prima che andasse in Galles e abbiamo parlato proprio di lui. Per Francesco Totò è un fuoriclasse e io concordo. Ho visto che ha sbagliato un gol che in altri tempi avrebbe messo a segno contro il Genoa. Non è da lui, ma ha la classe per risollevarsi".
Guidolin, tuo ex compagno a Verona, ora allo Swansea. Ha realizzato un sogno: "Si era ricaricato dopo essere stato fermo un anno. Mi spiace solo che non ha avuto la gratificazione di allenare una grande squadra, perchè ovunque è andato ha fatto molto bene. Come il nostro ex allenatore Bagnoli".
Il Verona è in rampa di lancio, l'Udinese è crollata negli ultimi tempi. Domenica chi rischia di più? "Il Verona, perchè può salvarsi solo con un miracolo; l'Udinese se tiene un passo normale si salva, ci sono altre squadre dietro. Ma tra quelle sotto all'Udinese, il Verona è la squadra con più qualità. Se recupera anche Romulo, può diventare una bella squadra. Come ho detto, la differenza la fanno i giocatori".
FONTE: UdineseBlog.it
PRIMO PIANO
ESCLUSIVA TJ - Roberto Tricella: "Tra Juve e Verona divario netto, solo una prestazione mediocre potrebbe far perdere punti. Gundogan? E' importante ma non indispensabile"
05.01.2016 09:30 di Mirko Di Natale Twitter: @_Morik92_
La Redazione di TuttoJuve.com ha contattato telefonicamente, in esclusiva, il doppio ex Roberto Tricella (in bianconero dal 1987 al 1990) per parlare approfonditamente di Juventus-Verona:
Buongiorno Roberto, come vedi questa sfida tra le tue due ex squadre?
"Il Verona può sperare solo in un calo della Juve dovuto al rientro post vacanze, perchè obiettivamente i punti in classifica parlano chiaro. Non dico sia una gara a senso unico, ma sarà molto difficile per il Verona sempre che la Juve la rispetti nel modo corretto. In questo caso non ci sono molte chance per il Verona, anche se Toni al rientro può assicurare qualche gol ad una squadra che lo scorso anno realizzava di più. Gli scaligeri subiscono sempre al passivo, ma ultimamente qualcosa sono riusciti a migliorare e ciò non è ancora sufficiente".
Come mai, secondo te, il Verona sta attraversando un momento così sfortunato?
"Da quel poco che ho potuto vedere, il Verona mi sembra cambiato nelle caratteristiche: lo scorso anno ribaltavano in fretta l'azione e riuscivano a concludere, mentre quest'anno arrivano con una manovra un po' più elaborata e forse ciò è dovuto alle caratteristiche di alcuni nuovi. E anche gli infortuni hanno influito sull'andamento di questa squadra. Non avrei mai immaginato un Verona che potesse fare un'annata così, pensavo se la potesse giocare per una salvezza più che tranquilla. Allenatore nuovo? Incide, ma non più di tanto. Con il recupero degli infortuni e un intervento adeguato nel mercato invernale, il Verona potrebbe fare quel salto di cui ha bisogno".
La Juventus dovrà temere...
"Solo se stessa. Poi ci sono gli avversari, ma se l'affrontano nel modo corretto il divario è notevole. Ci vorrebbe, per fare risultato, una grandissima prestazione di quelli del Verona e nel contempo una prestazione mediocre della Juve".
Ma dall'altra parte, la Juve dovrà far di tutto per non allontanarsi dall'Inter capolista...
"I bianconeri hanno tutte le motivazioni a questo punto della stagione perchè hanno la possibilità di rientrare in campionato e anche perchè hanno un match aperto in Champions con i tedeschi che ci soffriranno. Le motivazioni, dunque, ci sono. Tutto dipenderà dai giocatori, perchè rispetto all'inizio fanno gol con continuità prendendo inoltre pochi gol. E questo è un aspetto molto importante se si vuol vincere il campionato italiano. I prossimi mesi ci diranno che stagione sarà della Juventus".
Nei prossimi mesi potrebbe brillare ancor più la stella di Paulo Dybala?
"Penso che abbia grandissime doti. E' in grado di fare la prima e la seconda punta, ha tecnica, sa saltare l'uomo e ha tutte le caratteristiche per diventare un grande giocatore. Lo vedo molto determinato, per cui auguro a lui e alla Juventus che si possano aprire degli scenari importanti. Le doti, poi, vengono amplificate ulteriormente dalle vittorie".
A centrocampo che ne pensa di Ilkay Gundogan?
"Un centrocampista di valore internazionale in più non fa mai male, nel senso che potrebbe rimpinguare la rosa che ha visto un po' di infortuni. Uno su tutti il tedesco Khedira. Per cui, dipendesse da me, sacrificherei un calciatore che gioca poco per prendere un giocatore che possa dare una grossa mano a quel reparto. Poi sarà l'allenatore che farà giocare quello che starà meglio. Follie per Gundogan? No, non farei follie per questa stagione anche perchè Gundogan non ti fa fare quel salto pazzesco. Se per il tedesco la Juve dovesse spendere, lo porterei a casa per una cifra giusta".
Concludo con un ricordo della sua esperienza in bianconero e del compagno più forte con cui ha giocato...
"Il giocatore più forte con cui ho giocato alla Juve è Laudrup per le sue caratteristiche. Aveva delle doti tecniche eccezionali, ma forse ha fatto meno di quel che avrebbe potuto fare. Ma ce ne sono stati perchè, ai miei tempi, tutti i più grandi venivano in Italia come Platinì, Maradona o Van Basten".
Ringraziamo Roberto Tricella per la sua cortesia e la sua disponibilità in occasione di questa intervista.
FONTE: TuttoJuve.com
SERIE A
ESCLUSIVA TMW - Tricella: "Pochi difensori bravi in Italia. Santon non convince"
12.10.2015 18.54 di Marco Conterio Twitter: @marcoconterio
"Adesso di difensori bravi sembra che non ce ne siano più...". Il commento di un campione d'Italia come Roberto Tricella, titolato nel 1985 con il Verona ma vincitore anche di una Uefa con la Juventus nel '90 e Nazionale nei Mondiali del 1986, è laconico. "Siamo sempre stati i migliori al mondo, adesso le generazioni stanno deludendo", dice a Tuttomercatoweb.com.
Il blocco Juve, però, è una garanzia.
"I tre della Juventus garantiscono il maggior grado di affidabilità. Bonucci, Chiellini e Barzagli sono tre garanzie, per il resto credo che in prospettiva Rugani e Romagnoli meriteranno un posto ma più verso il Mondiale. Per l'Europeo dico Astori, che sta dando garanzie. Purtroppo in Serie A di centrali italiani ne giocano pochi".
Florenzi pare tra i possibili terzini.
"Florenzi è un 'ripiego' lì, io lo metterei tra i centrocampisti. Può fare da jolly, giocare in tutte le posizioni, ma ha caratteristiche più offensive".
Chi portare?
"De Sciglio può starci bene, è giovane ed ha qualità. Darmian è uno di quelli che è migliorato negli anni, ha dimostrato di essere un ragazzo intelligente, confermandosi al Manchester United. E' quello davanti a cui togliersi il cappello e fargli i complimenti".
E Santon?
"Mi piace meno. Non l'ho inquadrato, mi dà l'idea del 'vorrei ma non posso'. Mi auguro che possa stupirmi, ma le alternative non ci sono. Quello che ha più esperienza è Criscito, che però vedo viene spesso snobbato. Nelle italiane non giocano, l'esempio è Ranocchia".
Che da capitano è passato a panchinaro all'Inter.
"Paga gli ultimi anni dell'Inter, avesse giocato alla Juventus avrebbe fatto bene. Ha qualità per giocare ad alti livelli, gli darei una seconda chance. L'ho provato sulla mia pelle: in una gara puoi fare 5 cose buone ed 1 negativa. In questo periodo gli viene sottolineata solo quella".
FONTE: TuttoMercatoWeb.com
De Agostini: ‘Il nome? Friuli Stadium!’ Tricella: ‘Troppi stranieri’
Lorenzo Petiziol Interviste esclusive
29 settembre 2015 06:03
Il terzino e il suo capitano ai tempi dell’Hellas Verona. Gigi De Agostini e Roberto Tricella si sono ritrovati a Radio Spazio per commentare l’Udinese e non solo.
“Le amicizie nascono per una questione di pelle“, racconta Tricella riguardo al legame con Gigi. “Ci siamo conosciuti a Verona nell’anno dopo lo scudetto, un’annata particolare. Non c’è stato appagamento in quella stagione, ma anzi con Gigi e Galia siamo arrivati a ridosso delle prime. Lo Scudetto col sorteggio? Un dato che fa riflettere, è un dato di fatto, ma a monte c’era una grande squadra, che doveva vendere due pezzi importanti ogni anno per rimanere in A. Fu bravo Mascetti a prendere sempre valide alternative. Samp e Parma in seguito furono realtà diverse che spendevano. Questa la differenza che rende quell’anno del Verona unico. Oggi mi piace il Sassuolo, punta sui nostri giocatori, è importante. Non so davvero perché si pensa che gli italiani siano diventati scarsi. Non credo alla storia che manchi fame, è na stranezza, una volta eravamo famosi almeno per le difese italiane, oggi si va a pescare altrove, ma non credo manchino i giocatori“.
Un discorso che tocca da vicino l’Udinese: “Tutti trovano esagerati undici stranieri in campo Il torino, per esempio, ha venduto sì giocatori importanti, ma poi ha preso dei giovani italiani. Nelle squadre però ci sono logiche che, forse, non comprendo…“.
Tra i compagni di Tricella anche un certo Scirea (alla Juve): “Unico, non servono parole per descriverlo. Per me Scirea è stato da dieci e lode, Baresi da dieci. Scirea era completo“.
Dal passato all’attualità. De Agostini è andato a vedere il Pordenone (“ci gioca mio figlio, è andato bene il pareggio, anche se si poteva fare qualcosa in più“), ma ha un occhio di riguardo anche sul campionato: “La Fiorentina ha dimostrato di essere un’ottima squadra, poi ci sono squadre come il Torino, credo sia un torneo davvero aperto. Il Sassuolo? Gioca bene, poi è una squadra di italiani”.
Sull’Udinese Gigi continua: “All’Udinese serviva come il pane questa vittoria. Speriamo si possa dire che si è usciti dalla crisi, dopo al Juve ci si era illusi di poter fare un altro campionato. Le sconfitte in casa pesano, forse è sintomo della polemica sul nome. Io sono per la tradizione, lo avrei chiamato Friuli Stadium, poi ognuno fa quello che crede“.
FONTE: MondoUdinese.it
14:32 | martedì 02 dicembre 2014
Roberto Tricella, libero di cambiare
«I primi mesi senza calcio sono stati tremendi. Ma per Juventus-Verona di Coppa Campioni ho sofferto di più…»
di Simone Sacco
TEMPI SUPPLEMENTARI TRICELLA - Parte oggi su CalcioNews24 una nuova rubrica a cadenza settimanale intitolata inevitabilmente (dato il tema) ‘Tempi Supplementari’. In pratica siamo andati in giro per l’Italia a intervistare tutti quegli ex calciatori (sono tantissimi, ben più di quel che potreste immaginare) che, terminata l’attività agonistica, si sono messi a fare altro nella vita. Non l’allenatore, l’agente, il dirigente o l’opinionista (troppo prevedibile), ma lavori lontani anni luce da tacchetti, urla del mister e sovrapposizioni. Lavori normali perché, scesi dalla Grande Giostra del Pallone, anche per loro la vita - fortunatamente - continua.
Partiamo quindi con la bella storia di Roberto Tricella, classe 1959, libero con delega alla regia arretrata e indimenticabile capitano dell’Hellas Verona campione d’Italia ‘84/’85. Bell’annata, quella: prima e unica volta nella storia del torneo a girone unico che lo scudetto fece visita in provincia. E proprio in provincia, nella placida Cernusco sul Naviglio, Tricella è tornato a vivere dedicandosi ad una carriera edile che lo assorbe come ai bei tempi dell’Osvaldo (Bagnoli). «Le maglie delle mie squadre (oltre al Verona anche l’Inter, la Juventus e il Bologna, NDR) le tengo a casa: pulite, chiuse dentro uno scatolone, in soffitta. Per me sono soltanto dei ricordi: non delle reliquie da venerare». Che, appunto, stanno bene dove stanno. Altrove.
Partiamo dalla fine: la tua ultima stagione in forza al Bologna (‘91/’92) segna zero presenze in serie B mentre l’anno prima lottavi ancora in Coppa Uefa. Cosa successe esattamente?
«Decisi di rompere amichevolmente il contratto con la Società: il cosiddetto ‘accordo consensuale’. Da lì provai a cercare altre squadre (esclusivamente di serie A perché a quell’età non mi andava di retrocedere), ma purtroppo non trovai più nessuno per via di un guaio muscolare. E così a 32 anni divenni ufficialmente un ex.»
Nessun rimpianto?
«Forse uno sì visto che nell’estate del ’90, quando stavo per trasferirmi dalla Juventus al Bologna, mi arrivò una proposta inaspettata dal Nantes che, manco a farlo apposta, vinse la Ligue 1 a metà anni ‘90. La mia prima reazione fu di stupore: ‘Il Nantes? E che ne sanno di me questi francesi?’ (ride) Semplicemente il loro allenatore Miroslav Blaževic (lo stesso che condusse la Croazia al terzo posto nei mondiali di Francia ’98, NDR) mi aveva visto giocare anni prima durante un’amichevole tra Italia e Jugoslavia. E s’era invaghito del mio modo di giostrare la difesa.»
Apro una parentesi: il tuo rapporto con la Nazionale – tra l’epoca di Enzo Bearzot e la successiva di Azeglio Vicini - si è fermato a 11 presenze. Solo che di queste, ben 10 furono convocazioni per delle semplici partite amichevoli…
«Eh, d’altronde per i Mondiali di Messico ’86 eravamo già qualificati d’ufficio… E poi a quei tempi finii schiacciato tra due mostri sacri come Gaetano Scirea e Franco Baresi. Ok, io non posso neanche paragonarmi a due figure del genere però lasciami dire che c’è stato un periodo, coinciso coi bei tempi veronesi, in cui mi sono sentito veramente forte e pronto a lottare per una maglia. Anche perché all’epoca Gai era in leggera flessione atletica per ragioni d’età mentre Franz non era ancora diventato il Baresi stellare del Milan di Sacchi.»
Domanda impossibile: meglio Scirea o Baresi?
«Gai era più completo, faceva tutto con una naturalezza incredibile, avrebbe anche potuto giocare in attacco; Franco è stato imbattibile a capo della difesa con quei suoi movimenti rapidi e chirurgici. Riassumendo direi: Scirea dieci e lode, Baresi dieci e lode (meno).»
Torniamo al tuo addio al calcio: i primi mesi senza pallone come sono stati?
«Terribili. Sai, avevo questo malessere fisico dovuto al fatto che non potessi più allenarmi tutti i giorni. Una sofferenza pazzesca perché, in oltre quindici anni di carriera, penso – da sano - di non aver mai saltato un singolo allenamento: correre e sudare mi piaceva un sacco. Posso aggiungere una cosa?»
Prego.
«Mi chiedevi dell'addio al calcio. Ecco, uno può prepararsi mentalmente quanto vuole, ma finché non smetti in maniera definitiva è difficile ricreare quella situazione nella tua testa. Immaginarti quel che sarà. Sono arciconvinto che il 90% dei calciatori, se il loro fisico reggesse, ritarderebbero il più a lungo possibile quel passo fatidico...»
Tu come uscisti da quella malinconia?
«Buttando anima e corpo nell’attività che svolgo tuttora: gli investimenti immobiliari. Quand'ero a Bologna acquistai alcuni terreni con l’obbiettivo di farli fruttare costruendoci sopra case. Solo che all’inizio delegavo volentieri agli altri visto che avevo la partita della domenica tra i miei pensieri principali. In seguito decisi di provarci in prima persona ed ebbi la fortuna di inserirmi in un team già rodato.»
E da allora non ti sei più guardato indietro.
«No perché questo è un mestiere che ti assorbe parecchio. E, a differenza del pallone, ha tempistiche medio-lunghe. Nel calcio ti contestano dopo due gare giocate male, qua – tra comprare un terreno, ottenere i permessi e partire con gli scavi – possono anche passare dieci anni.»
Tra i tuoi mister storici hai avuto nomi importanti come Osvaldo Bagnoli (ovviamente), Dino Zoff, Gigi Radice oltre ai già citati Bearzot e Vicini. Solo che l’ipotesi-panchina non ti ha mai sfiorato…
«Meglio così perché oggi gli allenatori sembrano tutti dei manager degni di una multinazionale! A volte si arriva al paradosso che, per parlare con il campione di turno, devi passare attraverso il suo procuratore… No, non è roba che fa per me. Al massimo avrei gradito dedicarmi ai settori giovanili. Mettere su un progetto ‘verde’ assieme a qualche collega fidato, ma è rimasto un sogno nel cassetto.»
Lo scudetto del Verona, invece, quel cassetto l’ha scardinato per bene. Tramutandosi da sogno in splendida realtà…
«Di quella magica squadra e del suo fantastico mister si è raccontato tutto. Perfino che appendevamo la formazione ufficiale (scritta rigorosamente a biro) con un cerotto al muro dello spogliatoio pochi minuti prima di scendere in campo: te lo immagini oggi con gli iPad e le lavagne elettroniche? Aneddoti a parte, però, vorrei ribadire che quel torneo, vinto restando in testa dall’inizio alla fine, non fu un caso fortuito. Bensì il frutto di un team che, prima e dopo lo scudetto, fece comunque bene.»
Tranne l’anno successivo, nel ‘85/’86, quando dal primo scendeste drasticamente al decimo posto. Troppo appagamento?
«Mah, io a questa sindrome dell’appagamento non ci ho mai creduto granché perché nello sport, esattamente come nella vita, l’appetito vien mangiando… Il crollo del Verona targato 1986 avvenne in seguito ad una banale impostazione tattica. L’anno prima ci divertivamo ad attendere l’avversario generando dei contropiedi micidiali. Nel post scudetto, invece, ci mettemmo a fare tanto possesso palla e - zac! - ecco che al primo errore capitolavamo di brutto. In pratica da predatori eravamo diventati prede.»
Prede, forse, lo foste anche negli ottavi della Coppa Campioni ‘85/’86, l’unica mai giocata dall’Hellas.
«Sapevo che alla fine mi avresti fatto questa domanda!»
Mi tocca. Scontro fratricida con la Juventus: 0-0 al Bentegodi e al ritorno (giocato a porte chiuse in un Comunale freddo come un acquario) 2-0 per Platini e soci con polemiche veronesi a non finire…
«Quella gara, diretta dall’arbitro francese Wurz, non mi è mai andata giù. Ebbi la percezione, dal terreno di gioco, che qualcosa non quadrasse….»
Robert Wurtz già nel 1973 diresse la finale di Coppa di Francia tra il Nantes (e dagli!) e l’Olympique Lyonnais. Vinse il Lione 2 a 1 e un difensore del Nantes esclamò a fine gara: «Ok, stasera ha arbitrato Ray Charles»…
«Mettiamola così: dopo anni e anni di carriera, un giocatore lo capisce quando un arbitro vuole ‘indirizzare’ una determinata partita. Sono cose di cui ti rendi conto esclusivamente dal campo, sugli spalti o in televisione non filtrano a dovere. Da cosa lo comprendi? Beh, basta giusto qualche punizione a centrocampo di troppo. Dei falli fischiati in area a favore della squadra che difende ancor prima che arrivi la palla… Tutto qui. Sensazioni vissute in prima linea.»
Acqua passata. E poi ti resta pur sempre l’orgoglio di un irripetibile (?) scudetto gialloblù che, a Milano o Torino, ne varrebbe come minimo dieci…
«Può essere, ma chi sono io per sminuire la gioia di chi ha vinto campionati a iosa? Uno scudetto è sempre bello, ovunque tu lo ottenga. Certo, se lo conquisti a Verona entri direttamente nella Storia senza fare la fila.»
Piove a dirotto, Cernusco è malinconica come la retrocessione veronese che arrivò cinque anni dopo quell'impresa titanica. Tricella si offre di riaccompagnarmi in stazione con l'accortezza e lo sprint gentile di quando riportava l'ordine in difesa. Lo ringrazio e proseguo il viaggio di CalcioNews24. La prossima settimana spazio a Fernando De Napoli, il generoso Rambo di due scudetti napoletani e delle notti magiche di Italia ’90. Un atleta che, nonostante i trionfi in compagnia di un certo Maradona e le successive affermazioni al Milan, è rimasto un lupo irpino. Indomabile.
Rubrica a cura di Simone Sacco (per comunicare: calciototale75@gmail.com)
FONTE: CalcioNews24.com
SERIE A
ESCLUSIVA TMW - Roberto Tricella: "Inter, il problema è il centrocampo"
07.11.2014 20.25 di Lorenzo Marucci
Roberto Tricella non è stato solo un ex del Verona con cui ha vinto lo scudetto. Ha giocato ed esordito in A con l'Inter, di cui sottolinea i lati negativi e i margini di miglioramento. Contattato dalla redazione di tuttomercatoweb.com, parla anche della partita di domenica tra i gialloblù e i nerazzurri.
Tricella, intanto chi arriva meglio a questa sfida?
"Il Verona ha iniziato bene il campionato, poi ha avuto una piccola flessione ma occorre veder bene se è legata a risultati o a problemi di gioco. Credo che tutto sommato il Verona possa fare un buon campionato, non come l'anno passato, ma comunque è in grado di stabilizzarsi a metà classifica. Quella di domenica è una gara aperta a tutti i risultati ma l'Inter a Verona ha una tradizione positiva che non è da trascurare. Anche ai miei tempi quando con il Verona affrontavamo l'inter in casa non riuscivamo a vincere".
Mazzarri a suo parere rischia davvero?
"Gli allenatori rischiano sempre nel calcio di oggi. Poi però bisogna anche vedere come arrivano certi risultati. si può vincere giocando male o perdere giocando bene per fare due esempi. Di sicuro i nerazzurri devono trovare continuità di risultati e far vedere di poter giocare un buon calcio".
Quali sono stati i limiti dell'Inter?
"Da quel che ho visto, segna poco e prende qualche gol di troppo a cuasa del centrocampo che non fa la doppia fase in modo corretto. Non fa la fase difensiva in modo da consentire alla difesa di giocare in un certo modo e in fase propositiva non consente agli attaccanti di far gol".
FONTE: TuttoMercatoWeb.com
08.09.2014
Verona da applausi con Toni e Marquez
«Non facciamo più confronti tra la nostra squadra e quella di adesso Noi siamo stati consegnati alla storia, questo Hellas è un bel presente»
Da Tricella a Saviola, passando da Rafa Marquez e Toni. Il passato come filo conduttore. Le parole del baluardo dello scudetto raccontano di un Verona che non c'è più e di un Hellas che sta prendendo coscienza delle sue nuove potenzialità in un campionato molto duro come la nuova Serie A. Il capitano con lo scudetto cucito sul petto parla del Gran Capitan. E non solo. Modi differenti di vivere il calcio. Epoche che non possono essere sovrapposte. Tricella, però, resta testimone del passaggio. Dal sogno reale di ieri al sogno ancora tutto da scoprire di oggi. Il libero che ha imparato a sognare si cala nell'era Setti. Fatta di numeri, colpi a sensazione, grandi campioni e tanta sostanza.
Capitan Tricella racconta il Verona dei capitani. Da dove parte?
«Da Rafa Marquez. Credo sia stato un grande colpo per l'Hellas. Ho avuto modo di seguirlo nel corso del Mondiale quando ha difeso alla grande i colori del Messico e sono rimasto stupito dalla grande freschezza fisica dimostrata e naturalmente dall'esperienza che è riuscito a dispensare nel corso delle sue prestazioni».
Quindi anche lei pensa che non si tratta solo di un grande colpo mediatico
«No, a Verona pensano molto alla sostanza. Marquez è ancora un campione vero. Non a caso penso possa essere considerato il miglior centrale difensivo visto all'opera nell'ultimo Mondiale brasiliano. Difende con eleganza e sa impostare con grande intelligenza, anche in mezzo al campo. Credo che la scelta fatta dall'Hellas sia stata precisa e oculata».
Un po' come quando hanno consegnato a lei le chiavi della difesa gialloblù?
«Parliamo di Marquez, non di me. Ha grande tempismo, è strepitoso nelle giocate più difficili. E rende tutto molto semplice. Sa sviluppare l'azione, dispone di un'ottima visione di gioco. Fa correre gli altri, fa correre la palla. Se manterrà l'integrità fisica dimostrata in questo periodo potrà rappresentare per il Verona il valore aggiunto».
Quanto cambia l'Hellas con un inserimento di questo tipo?
«La squadra corre meno ma corre meglio».
Fa riferimento all'addio di Juancito Iturbe?
«Una perdita importante, credo sia parere di tutti. Comunque è andato a giocare in una grande come la RomaMi pare, comunque, che non siano rimasti a guardare. Il Verona si rinnova. E il rinnovamento spesso porta sorprese».
Per esempio: Nico Lopez e Saviola
«Ecco, la società in questi ultimi anni mi è sembrata essere molto dinamica. Non aspettano, agiscono. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L'operato di un club si misura sul campo, il resto sono solo parole che lasciano il tempo che trovano».
Luca Toni?
«Un giocatore anche di spessore internazionale. Ha vinto tanto ma si è messo a disposizione della squadra con l'umiltà dei campioni. Pure lui è... un grande colpo di mercato. Trattenerlo è stato molto importante. Fa reparto da solo. Dovesse confermare l'eccezionale vena realizzativa, per il Verona la stagione potrebbe regalare grandi soddisfazioni».
Crede sia inutile creare ancora parallelismi tra il suo Hellas e quello di oggi?
«Perché dovremo farlo. Noi siamo stati consegnati alla storia, il Verona di oggi offre un bel presente. Da vivere. Senza volare all'indietro con il pensiero».
In molti dicono: Iturbe semina uomini e poi dà la palla facile a Toni per il gol. Oggi non funziona più così...
«Funzionerà in altra maniera. Mi pare che la storia di Toni racconta di un uomo con grandi risorse. Ha saputo segnare in tante maniere. In questo Verona può essere ancora protagonista».
Tricella, un salto nel passato però vale la pena farlo. Qual è il ricordo più forte legato alla sua avventura da capitano dell'Hellas?
«Devo proprio ricordare?»
Non le piace?
«Non proprio. Perché il primo ricordo è quello della Coppa Campioni. Penso che tutti vorrebbero dimenticare Juve-Verona 2-0 a porte chiuse. Non so, mi è rimasta lì. E penso di non essere l'unico...»
Simone Antolini
FONTE: LArena.it
ALTRE NOTIZIE
Tricella: "Verona favorito nel Derby, punto su Toni"
20.11.2013 10.17 di Chiara Biondini
Il Derby di Verona è alle porte. Calcissimo.com ha sentito, in esclusiva, Roberto Tricella. Campione d'Italia con l'Hellas nel 1984/85, l'ex nazionale azzurro non vede l'ora di assistere alla stracittadina: "E' un bel vanto, per una città come Verona, avere due squadre in Serie A. E' un fatto estremamente positivo".
Sulla favorita per portarsi a casa il Derby, Tricella spiega: "Solitamente, in queste gare, chi è favorito non sempre vince ma il Verona ha qualità superiori al Chievo e quindi direi che la squadra di Mandorlini è favorita".
Sui possibili uomini Derby, l'ex gialloblù ha le idee chiare: "In casa Verona, direi Toni che sta facendo cose fantastiche. Occhio, comunque, al Chievo che ha giocatori pericolosi e un gran bisogno di far bene in questa partita".
SERIE A
ESCLUSIVA TMW - Verona, Tricella: "Sarebbe bello un altro miracolo Hellas"
22.10.2013 14.17 di Marco Conterio Twitter: @marcoconterio
Roberto Tricella non ama apparire. Una volta appese le scarpette al chiodo, non ha fatto del calcio il suo mestiere. Lavora nel settore immobiliare ma Verona si ricorderà per sempre di lui come il libero dell'Hellas dello Scudetto, nel 1985. Torna a parlare, con Tuttomercatoweb.com, proprio per commentare i fasti che la città sta rivivendo oggi nella gestione Setti-Sogliano-Mandorlini, con i gialloblù che veleggiano nelle parti altissime della classifica. "Una serie simile di risultati positivi, anche contro grandi squadre, racconta una solidità di squadra di base. Segnano facilmente, è una caratteristica importante. Possono giocare anche per difendersi: davanti hanno qualità e dietro solidità".
In molti raccontano: sembra di rivivere il 1985 in città.
"Mi auguro che possano ripetere i nostri fasti: è il primo anno, noi la prima in A siamo arrivati quarti dopo un campionato da secondi. Sarebbe bellissimo".
Firenze, Udine, ora anche Verona: realtà più piccole contro le megalopoli del calcio italiano.
"Sono storie diverse: a Firenze hanno solidità dirigenziale che permette loro di mantenere un livello alto da molti anni. Il Verona arriva in A dopo tribolazioni, è una situazione diversa ma sono accomunate dalla grande tifoseria. Il tifo le accomuna, poi Della Valle e Setti non sono paragonabili ma mi auguro che possano fare altrettanto bene e anche meglio...".
Lei, dicevamo, si è staccato dal calcio giocato e parlato.
"Quando vedo un campo verde mi fermo ancora, però. Ho giocato per vent'anni, ora ho cambiato ma apprezzo sempre i gesti tecnici e spiego ai miei figli che si può sbagliare anche all'ottantacinquesimo. L'importante è non farne un dramma, mai".
FONTE: TuttoMercatoWeb.com
ALTRE NOTIZIE
Roberto Tricella: 'Milan, Pato è un problema'
19 novembre 2012 alle 13:58
L'ex difensore Roberto Tricella, capitano del Verona Campione d'Italia nel 1985, "svela" la sua fede milanista e parla proprio della squadra rossonera.
"Da quando ho smesso di giocare, sono tornato ad essere tifoso rossonero. Seguo il Milan con pathos e posso dirle che il Milan è una grossa incognita. Non dà l'impressione di essere squadra, vive di singole giocate. Io, da ex difensore, non capisco come si possano prendere certi gol. Non mi sono mai piaciuti i difensori che mi fanno tre gare da otto in pagella e poi due da quattro. Un grande difensore è quello che garantisce sempre prestazioni da sei/sei e mezzo in pagella, come Samuel ad esempio. Passando invece all'attacco, El Shaarawy è un giocatore che sta crescendo in maniera esponenziale e ha anche la testa per progredire. Purtroppo c'è, invece, un Pato che, da quando è al Milan, non ha ancora capito i tempi del'attaccante e questo è un problema".
(Sportal.it)
Massimo Airoldi
FONTE: CalcioMercato.com
NEWS
Roberto Tricella: "Bisogna guardare la partita e non gli episodi"
19.11.2012 11.22 di Claudio Piredda per tuttocagliari.net
Fonte: sportal.it
L'ex calciatore Roberto Trincella, campione d'Italia nella stagione 1984-85 con la maglia del Verona, ha commentato la partita di ieri tra Inter e Cagliari e le polemiche scatenatisi per il rigore non concesso ai nerazzurri. Queste le parole dell'ex difensore: "Credo che bisognerebbe sempre guardare alla partita e non ai singoli episodi, come, appunto, il presunto fallo da rigore non dato all'Inter. Il Cagliari ha fatto una buonissima partita, questo è quello che andrebbe sottolineato. Io vedo tanti episodi dubbi e mi pare che guardalinee e arbitri facciano sempre piuttosto bene. E' normale che poi si possa anche sbagliare. Non si capisce perchè un attaccante e un difensore possano sbagliare e un arbitro no...".
GLI EROI BIANCONERI
Gli eroi in bianconero: Roberto TRICELLA
Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
18.03.2012 10.15 di Stefano Bedeschi per tuttojuve.com
Roberto Tricella è nato a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, “il paese dei liberi”, così chiamato, perché ha dato i natali a tre grandi giocatori, accomunati dal ruolo, tutti quasi contemporaneamente sui campi di Serie A: Gaetano Scirea, Roberto Galbiati ed, appunto, Tricella. A molti parve naturale che, sul finire della carriera dell’immenso Gaetano, la Juventus gli affiancasse il migliore degli altri due compaesani, quel Roberto Tricella che nel 1987, anno del passaggio in bianconero, era nel pieno della maturità calcistica.
Dopo gli esordi nell’Inter e l’affermazione nel Verona dello storico scudetto, Tricella è un libero affermato e stimato. Elegante nello stile di gioco, si inserisce presto e bene negli schemi di una squadra che lui stesso, oggi definisce di transizione.
«Quella juventina è stata per me un’esperienza fondamentale. Ne conservo ricordi molto positivi dal punto di vista umano, mentre ho qualche rammarico per i risultati, che non sono stati tutti favorevoli; abbiamo vinto poco, tranne l’ultimo anno, quello con Zoff, il 1989/90. Abbiamo vissuto un periodo di mezzo, fra i grandi successi della Juventus precedente e quella di Lippi, ma oggi, preferisco sottolineare i ricordi di quell’ambiente, di tutti i compagni. Comunque, anche se forse più di tanto non potevamo vincere, eravamo pur sempre la Juventus e per me fu un’enorme soddisfazione giocare nel club bianconero. Anche perché c’era già Scirea, come compagno di squadra e dopo come allenatore; una persona ed un amico indimenticabile, un esempio: perché è stato il più grande libero di sempre. A volte si fanno paragoni fra lui e Baresi, io sostengo che Franco è stato un gradino sotto “Gai”».
Libero elegante, puntuale, preciso. mai sopra le righe, ordinato e con una grande visione di gioco. «Sono stato un buon giocatore, che ha cercato di supplire con il tempismo al fatto di non essere particolarmente veloce».
Roberto, oggi, non vive di solo calcio: «Ma è perché ho un’attività che mi assorbe molto. Lavoro nel campo immobiliare, ho una società che acquista terreni e costruisce e vende appartamenti: questo da quando ho smesso con il pallone. Vado allo stadio molto raramente, seguo qualche partita in televisione, mi sento con qualche ex compagno, come “Gigi” De Agostini, che era a Verona con me e che passò alla Juventus nello stesso mio anno. Ho due figli, uno juventino ed uno milanista, che giocano a pallone all’oratorio. Non penso, oggi, se potranno avere un futuro come calciatori. L’importante è che facciano sport e che si divertano e che lo sport rappresenti per loro una palestra di vita.
Oggi, purtroppo, i giovani non sono quasi più abituati a conquistarsi le cose, sembra che tutto sia loro dovuto, che tutto sia scontato, invece lo sport aiuta a capire che gli obiettivi si raggiungono con la fatica. Poi, semmai, potranno seguire il mio percorso e comprendere anche quanto sia bello il calcio e quante bellissime emozioni possa regalare. Io sono stato fortunato a viverne tante, a giocare ed a rimanere un ragazzo fino oltre i trent'anni».
Queste frasi sono molto meno banali di quanto sembrino e convincono sempre di più che il buon Roberto Tricella sia stato un calciatore di grandi qualità umane, ma di modeste qualità atletiche; è arrivato a lambire i vertici del ruolo, rimanendo tuttavia escluso dal gotha, per le ragioni dette prima: i limiti atletici (in campo aperto era in costante imbarazzo, di testa se la cavava col tempismo, ma non è certo stato un gran colpitore) e la mancanza della giusta dose di cattiveria ed agonismo sono evidenti. Lo si può considerare una specie di Scirea minore, ma con una dote decisiva in meno: la personalità.
Ma è stato un professionista serio e non ha mai lesinato l'impegno; il fatto che sia stato anche capitano, testimonia quanto fossero bui i tempi del dopo Michel ma Roberto di questo non ha, ovviamente, alcuna colpa.
ALTRE NOTIZIE
Tricella: "Juve come il Verona '85? Altra storia per costi e budget"
02.05.2012 15.35 di Chiara Biondini
Fonte: Radio Sportiva
Per commentare il paragone tra la Juventus di oggi e il Verona dello scudetto 1985, lanciato da Antonio Conte, a Radio Sportiva ha parlato l´ex gialloblu Roberto Tricella.
Paragone Juve-Verona - "Direi che è assimilabile solo per quanto riguarda la grande sorpresa, anche se Conte ha fatto un super lavoro. La differenza è che di qualità la Juventus a livello di singoli e di squadra ne ha da vendere, mentre quel Verona per stare a galla doveva vendere i pezzi migliori. I Bianconeri invece potranno mantenere la loro ossatura".
Sulla forza della Juventus -"Molto ha fatto la grande voglia di riscatto di Pirlo, che si è sentito scartato dal Milan, ma anche tutti gli altri giocatori che hanno dato segnali incoraggianti come Marchisio e Vidal. La grande forza è stata crederci ancora quando il campionato sembrava in mano al Milan andando sempre avanti negli anticipi del sabato".
Su i costi del Verona dell'85 - "Pensate che quando andavamo a contrattare i premi partita, c´era una tabella scudetto, alla fine quando il risultato era quasi consolidato i dirigenti speravano non si vincesse sempre perché uscivano dal budget. Calcolate che il 70% degli introiti arrivava dai biglietti dello stadio, quindi i conti erano al limite, tutto doveva entrare nei circa 7-8miliardi lordi di cui il Verona poteva disporre. Vincendo tra l'altro ogni anno c'era da adeguare l'ingaggio dei giocatori richiesti dai grandi club che altrimenti sarebbero andati via. A livello economico insomma il paragone non si può fare. La nostra squadra era fatta da diversi giocatori a costi ridotti, gli ingaggi più importanti di quell'anno erano dei due stranieri. Grande merito va dato all'accoppiata Mascetti - Bagnoli che hanno integrato un telaio già consolidato con inserimenti mirati".
FONTE: TuttoMercatoWeb.com
ROBERTO TRICELLA(Lavora nel campo immobiliare)
11/1/2012, 10:27
Libero elegante, puntuale, preciso. mai sopra le righe, ordinato e con una grande visione di gioco, Roberto Tricella è nato a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, “il paese dei liberi”, così chiamato, perché ha dato i natali a tre grandi giocatori, accomunati dal ruolo, tutti quasi contemporaneamente sui campi di Serie A: Gaetano Scirea, Roberto Galbiati ed, appunto, Tricella.
Cresce calcisticamente nel Inter, dove esordisce in Serie A non ancora ventenne. Dopo due anni passati in prima squadra con un totale di 5 presenze, Roberto Tricella passa all'Hellas Verona in Serie B. La svolta per la squadra e per la carriera di Tricella arriva nel 1981. È infatti all'inizio della nuova stagione che arriva sulla panchina della squadra gialloblu Osvaldo Bagnoli. Inizia così il periodo più florido per la squadra scaligera che vedrà il suo culmine nella vittoria del campionato 1984-85. Tricella, capitano della squadra quell'anno, sarà uno degli uomini chiave ricoprendo in maniera egregia il ruolo di libero.
Nel 1987 la nuova dirigenza veronese decide, non senza proteste da parte dei tifosi, di cedere Tricella alla Juventus. La Juventus in cui Roberto si trova a giocare è però quella del post-Platini, un ciclo è finito e bisogna rifondare la squadra.
Roberto raccoglie discretamente l'eredità lasciatagli dal suo compaesano Gaetano Scirea, ma la squadra non va oltre il 6º posto in campionato e si ferma ai sedicesimi in Coppa UEFA. In seguito avra' solo un ruolo marginale lascia quindi la juve e si trasferisce a Bologna .L'esperienza non si rivela delle più felici: la squadra rossoblù retrocede arrivando ultima.
Roberto decide così di lasciare l'attività agonistica e attualmente lavora nel settore immobiliare.
FONTE: Pulcinella291.ForumFree.it
NEWS
Tricella: "L'Inter ha una marcia in più, è quadrata"
04.10.2010 22:45 di Fabrizio Romano
L'ex scudettato con il Verona dei miracoli 1984/85, Roberto Tricella, a Goal.com ha commentato la favola Lazio che sta travolgendo la Serie A come fecero gli scaligeri quell'anno, ma quando si parla di scudetto c'è anche l'Inter di mezzo: "Se devo dare una percentuale, dico che, al momento, la Lazio ha il 10% delle possibilità di centrare l’impresa. Poi, magari, le cose cambieranno, ma al momento dico 10%. Saranno decisive le prossime partite”. Nessun dubbio su quale sia la squadra favorita, almeno secondo l’ex gialloblù: “L’Inter ha una marcia in più rispetto a tutte le altre. E’ la squadra più quadrata, quella con più qualità, non c’è dubbio”. E tra le altre pretendenti allo Scudetto? “Il Milan è una squadra atipica. Ha grande potenziale offensivo, sta cercando la quadratura del cerchio, soprattutto a livello difensivo –continua Roberto Tricella- Con le cosiddette piccole, sembra aver trovato il modo di dominare, ora bisognerà vedere come si comporterà nelle sfide con le altre grandi”. Prima di salutarci, l’ex stella del Verona si sofferma su un giocatore: “Devo dire che mi sta sorprendendo Antonini. A livello difensivo ha fatto un salto di qualità importante, è un giocatore che ora dà grande affidabilità”.
FONTE: FCInterNews.it
29/04/2008
Gli anonimi della Juve: Roberto Tricella
Roberto Tricella è nato a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, “il paese dei liberi”, così chiamato, perché ha dato i natali a tre grandi giocatori, accomunati dal ruolo, tutti quasi contemporaneamente sui campi di Serie A: Gaetano Scirea, Roberto Galbiati ed, appunto, Tricella. A molti parve naturale che, sul finire della carriera dell’immenso Gaetano, la Juventus gli affiancasse il migliore degli altri due “compaesani”, quel Roberto Tricella che nel 1987, anno del passaggio in bianconero, era nel pieno della maturità calcistica.
Dopo gli esordi nell’Inter e l’affermazione nel Verona dello storico scudetto, Tricella è un “libero” affermato e stimato. Elegante nello stile di gioco, si inserisce presto e bene negli schemi di una squadra che lui stesso, oggi definisce di transizione.
«Quella juventina è stata per me un’esperienza fondamentale. Ne conservo ricordi molto positivi dal punto di vista umano, mentre ho qualche rammarico per i risultati, che non sono stati tutti favorevoli; abbiamo vinto poco, tranne l’ultimo anno, quello con Zoff, il 1989-90. Abbiamo vissuto un periodo di mezzo, fra i grandi successi della Juventus precedente e quella di Lippi, ma oggi, preferisco sottolineare i ricordi di quell’ambiente, di tutti i compagni. Comunque, anche se forse più di tanto non potevamo vincere, eravamo pur sempre la Juventus e per me fu un’enorme soddisfazione giocare nel club bianconero. Anche perché c’era già Scirea, come compagno di squadra e dopo come allenatore; una persona ed un amico indimenticabile, un esempio: perché è stato il più grande libero di sempre. A volte si fanno paragoni fra lui e Baresi, io sostengo che Franco è stato un gradino sotto “Gai”. »
Libero elegante, puntuale, preciso. mai sopra le righe, ordinato e con una grande visione di gioco. «Sono stato un buon giocatore, che ha cercato di supplire con il tempismo al fatto di non essere particolarmente veloce. »
Roberto, oggi, non vive di solo calcio:.
«Ma è perché ho un’attività che mi assorbe molto. Lavoro nel campo immobiliare, ho una società che acquista terreni e costruisce e vende appartamenti: questo da quando ho smesso con il pallone. Vado allo stadio molto raramente, seguo qualche partita in televisione, mi sento con qualche ex compagno, come Gigi De Agostini, che era a Verona con me e che passò alla Juventus nello stesso mio anno. Ho due figli, uno juventino ed uno milanista, che giocano a pallone all’oratorio. Non penso, oggi, se potranno avere un futuro come calciatori. L’importante è che facciano sport e che si divertano e che lo sport rappresenti per loro una palestra di vita. Oggi, purtroppo, i giovani non sono quasi più abituati a conquistarsi le cose, sembra che tutto sia loro dovuto, che tutto sia scontato, invece lo sport aiuta a capire che gli obiettivi si raggiungono con la fatica. Poi, semmai, potranno seguire il mio percorso e comprendere anche quanto sia bello il calcio e quante bellissime emozioni possa regalare. Io sono stato fortunato a viverne tante, a giocare ed a rimanere un ragazzo fino oltre i trenta anni. »
Queste frasi sono molto meno banali di quanto sembrino e convincono sempre di più che il buon Roberto Tricella sia stato un calciatore di grandi qualità umane, ma di modeste qualità atletiche; è arrivato a lambire i vertici del ruolo, rimanendo tuttavia escluso dal “gotha”, per le ragioni dette prima: i limiti atletici (in campo aperto era in costante imbarazzo, di testa se la cavava col tempismo, ma non è certo stato un gran colpitore) e la mancanza della giusta dose di cattiveria ed agonismo sono evidenti. Lo si può considerare una specie di Scirea minore, ma con una dote decisiva in meno: la personalità.
Ma è stato un professionista serio e non ha mai lesinato l’impegno; il fatto che sia stato anche capitano, testimonia quanto fossero bui i tempi del dopo Michel ma Roberto, di questo, non ha, ovviamente, alcuna colpa.
19:21 Scritto da stigeit
FONTE: LAltraJuve.MyBlog.it
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Amichevole 1987-1988
Pisa, mercoledì 23 settembre 1987 ore 20.30
ITALIA-JUGOSLAVIA 1-0
MARCATORI: Altobelli 23
ITALIA: Zenga, Bergomi, Cabrini (De Agostini 46), Tricella, Ferri, Bagni (Ancelotti 78), Donadoni (Matteoli 53), De Napoli, Altobelli (Mancini 58), Giannini, Vialli - Allenatore Vicini Azeglio
JUGOSLAVIA: Ravnic, Vulic, Balijc, Katanec, Elzner, Hadzibegic, Smaijc (Jozic 75), Stojkovic, Cvetkovic, Bazdarevic, Tuce (Djelmas 62) - Allenatore Osim
ARBITRO: Soriano Aladren (Spagna)
I TABELLINI DI TUTTE LE PARTITE DELL'ITALIA
Amichevole 1986-1987
Zurigo - campo neutro, mercoledì 10 giugno 1987 ore 20.30
ITALIA-ARGENTINA 3-1
MARCATORI: De Napoli 27, Garré autorete 33, Maradona 62, Vialli 88
ITALIA: Zenga (Tacconi 46), Ferrara, De Agostini, Bagni (Dossena G. 88), Francini, Tricella, Donadoni (Matteoli 77), De Napoli, Altobelli (Serena A. 49), Giannini, Vialli - Allenatore Vicini Azeglio
ARGENTINA: Goycochea, Cuciuffo, Garré, Batista, Ruggeri, Brown, Alfaro (Dertycia 73), Siviski (Caniggia 85), Funes (Pasculli 59), Maradona, Olarticoechea (Diaz H. 46) - Allenatore Bilardo
ARBITRO: Quiniou (Francia)
I TABELLINI DI TUTTE LE PARTITE DELL'ITALIA
Qualificazioni Europei 1986-1987 - Gruppo 2, 5ª partita
Stoccolma, mercoledì 3 giugno 1987 ore 19.00
SVEZIA-ITALIA 1-0
MARCATORI: Larsson P. 25
SVEZIA: Ravelli T., Nilsson R., Fredriksson, Eriksson (Ravelli A. 80), Larsson P., Hysen, Strömberg (Limpar 87), Prytz, Elkström, Holmqvist, Nilsson L. - Allenatore Nordin
ITALIA: Zenga, Bergomi, Francini, De Napoli, Ferri, Tricella, Mancini (De Agostini 46), Giannini, Altobelli, Dossena G., Vialli - Allenatore Vicini Azeglio
ARBITRO: Pauly (Germania Ovest)
RIGORI FALLITI: Mancini 15 (Italia)
I TABELLINI DI TUTTE LE PARTITE DELL'ITALIA
Amichevole 1986-1987
Oslo, giovedì 28 maggio 1987 ore 19.00
NORVEGIA-ITALIA 0-0
NORVEGIA: Thorstvedt, Ahlsen, Mordt, Herlovsen, Kojedal (Henriksen 46), Giske, Osvold, Sundby (Soler 58), Larsen-Ökland, Haberg (Rekdal 79), Thoresen - Allenatore Roste Fossen
ITALIA: Zenga, Bergomi (De Agostini 46), Francini, De Napoli, Ferri, Tricella, Mancini (Donadoni 58), Giannini, Altobelli (Serena A. 79), Dossena G., Vialli - Allenatore Vicini Azeglio
ARBITRO: Hackett (Inghilterra)
FONTE: Italia1910.com
19 Maggio 1987
BARESI RESTA FUORI?
ROMA - Azeglio Vicini ha convocato i 18 azzurri per la spedizione in Norvegia e Svezia e l' amichevole di Zurigo con l' Argentina. Indisponibili Bagni (squalificato per il match europeo con la Svezia) e Nela (infortunato), Vicini ha richiamato Serena e il libero milanista Franco Baresi, assenti per infortunio nell' ultima uscita della nazionale a Colonia contro la Germania. Per la prima volta presenti due liberi di ruolo: Tricella e Baresi. In programma: l' amichevole del 28 maggio con la Norvegia a Oslo (ore 18), la decisiva partita per la qualificazione dell' europeo con la Svezia, a Stoccolma, il 3 giugno (ore 19) e
l'altra amichevole con l'Argentina, a Zurigo, il 10 giugno (ore 20,30).
Vicini ha convocato Tricella anche viste le condizioni fisiche di Baresi, assente nella partita contro l' Udinese, in campionato. L' appuntamento è fissato per il 22 prossimo a Coverciano, ad eccezione dei giocatori di Samp e Milan, che raggiungeranno la comitiva dopo lo spareggio di Coppa Uefa. Ecco la probabile formazione per la partita con la Norvegia: Zenga, Bergomi, Francini, De Napoli, Ferri, Baresi (Tricella), Mancini, Giannini, Altobelli, Dossena, Vialli. E' stato convocato a sorpresa il massaggiatore Salvatore Carmando, fisioterapista personale di Maradona. E' assente, infatti, De Maria, ufficialmente per "motivi di famiglia".
COSI' LA NAZIONALE QUESTI i giocatori convocati da Vicini per i prossimi impegni della nazionale italiana in Scandinavia (Norvegia-Italia, amichevole, il 28 prossimo, ad Oslo e Svezia-Italia, match di campionato europeo, a Stoccolma, il 3 giugno) e per l' amichevole di Zurigo con l' Argentina (10 giugno). Portieri: (Tacconi (Juventus), Zenga (Inter). Difensori: F. Baresi (Milan), Bergomi (Inter), Ferrara (Napoli), Ferri (Inter), Francini (Torino), Tricella (Verona). Centrocampisti: De Agostini (Verona), De Napoli (Napoli), Donadoni (Milan), Dossena (Torino), Giannini (Roma), Matteoli (Inter). Attaccanti: Altobelli (Inter), Mancini (Sampdoria), Serena (Juventus), Vialli (Sampdoria).
COSI' L'UNDER 21 ECCO I GIOCATORI convocati da Maldini per l' amichevole Finlandia-Italia Under 21 in programma il 27 prossimo a Salò (ore 18) e per Svezia-Italia (Europeo) che si disputerà a Tyrso il 4 giugno (ore 19). Portieri: Gatta (Pescara), Gregori (Roma). Difensori: Benedetti (Ascoli), Brambati (Empoli), Costacurta (Monza), Lorenzini (Milan), Lucci (Empoli), Maldini (Milan). Centrocampisti: Berti (Fiorentina), Cucchi (Inter), Desideri (Roma), Onorati (Fiorentina), Notaristefano (Como), Zanoncelli (Milan). Attaccanti: Galderisi (Milan), Giunta (Como), Lerda (Torino), Scarafoni (Ascoli).
FONTE: Ricerca.Repubblica.it
I TABELLINI DI TUTTE LE PARTITE DELL'ITALIA
Amichevole 1986-1987
Colonia, sabato 18 aprile 1987 ore 18.00
GERMANIA OVEST-ITALIA 0-0
GERMANIA OVEST: Immel, Rolff (Reuter 65), Pflügler (Frontzeck 46), Kohler, Herget, Buchwald, Littbarski, Matthaeus, Völler, Thon, Allofs K. - Allenatore Beckenbauer
ITALIA: Zenga, Bergomi, Nela, De Napoli, Ferri, Tricella, Mancini (Bagni 73), Giannini, Altobelli (Donadoni 46), Dossena G. (Matteoli 57), Vialli - Allenatore Vicini Azeglio
ARBITRO: Thomas (Olanda)
FONTE: Italia1910.com