Regalato da PASTORELLO come una sorta di ciliegina sulla torta da consegnare a PRANDELLI, Robert ŠPEHAR costò 5 miliardi delle vecchie lire ma l'attuale cittì della Nazionale lo accantonò subito e a Gennaio se ne andò senza rimpianti...
LEGENDA: PLJ=Prva Liga Jugoslava (Serie A Ex Jugoslavia), PNHL=Prva Hrvatska Nogometna Liga (Serie A Croazia), PL=Pro League (Serie A Belgio), L1=Ligue 1(Serie A Francia), PL=Primeira Liga (Serie A Portogallo), SL=Süper Lig (Serie A Turchia), DA=Divisione A (Serie A Cipro)
Regalato da PASTORELLO come una sorta di ciliegina sulla torta da consegnare a PRANDELLI, l'attaccante firmò per l'HELLAS il 4 luglio 1999 un contratto di due anni con opzione per il terzo al costo di 5 miliardi delle vecchie lire.
Il quotidiano L'Arena titolava «Colpo Hellas, preso Spehar dal Monaco», poi a fondo pagina si riportava «Forse arriva Pirlo in prestito»: Certo che la sorte ha un'ironia del tutto particolare se guardiamo alle vicende col senno di poi...
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Talento precoce, Robert esordisce appena 18enne con l'NK OSIJEK (squadra della sua città natale) dei VLAOVIC e dei SUKER nella stagione 1988-1989 ma l'exploit per l'attaccante croato arriva a 22 anni quando, trasferitosi nella DINAMO ZAGABRIA nell'inverno precedente, 'bolla' 18 volte nella prima vera stagione da titolare (arrivando ad un solo gol da VLAOVIC capocannoniere del torneo). Nel '94-'95, torna all'NK OSIJEK e si 'scatena': 23 reti in 26 presenze nel massimo campionato croato alla media stratosferica di quasi un gol a partita! Ma in Nazionale non brilla, gioca poco e mai dall'inizio sempre 'oscurato' dai colleghi citati precedentemente ai quali vanno aggiunti anche BOKSIC e VUCEVIC.
Nell'estate successiva SPEHAR viene ingaggiato dal BRUGES che in Belgio vuole strappare l'egemonia pressochè totale all'ANDERLECHT ed in effetti la nuova squadra di SPEHAR ci riesce vincendo campionato e coppa nazionale, grazie anche agli 11 centri della nuova 'stella' in attacco.
Ma la migliore stagione belga del nostro è quella del 1996-1997 quando Robert vince la classifica dei cannonieri con 26 gol in 27 presenze (e paradossalmente gioca la sua ultima partita con la Nazionale croata l'11 dicembre del 1996). Ad Ottobre arriva il MONACO in Francia e al contempo la discesa repentina nella carriera di Robert che si trova davanti gente come HENRY, TREZEGUET e IKPEBA: Con la squadra del Principato 6 gol in due stagioni, 3 presenze nel VERONA di PRANDELLI (che gli preferisce regolarmente CAMMARATA e ADAILTON) in metà stagione poi il passaggio allo SPORTING LISBONA in Portogallo, a Gennaio 2000, ma anche qui SPEHAR sembra aver smarrito la via del gol così, dopo aver messo a segno 5 reti in 11 presenze, ad Ottobre del 2001 viene spedito prima in Turchia al GALATASARAY (una sola presenza) poi di ritorno allo STANDARD LIEGI in Belgio (10 presenze 3 gol).
Così a 32 anni torna in patria a giocare nella squadra che lo ha lanciato e che crede ancora in lui: In maniera abbastanza sorprendente SPEHAR ritrova forma fisica e fiuto del gol e nella stagione successiva, a 34 anni suonati, vince campionato e titolo cannonieri ancora una volta nella Prva NHL con 17 reti in 27 partite.
Finita qui? Nemmeno per idea: SPEHAR si trasferisce a Cipro nell'OMONIA NICOSIA dove ha il tempo di mettere a segno 3 gol in 7 gare e vincere la coppa nazionale cipriota poi il ritiro avvenuto nell'estate del 2005.
Una gara per l'Emilia... Il 2 Luglio scorso, a Vukovar in Croazia, partecipò insieme ad altri big del calcio croato ad una gara benefica in favore dei terremotati dell'Emilia
Buon sangue non mente? Il figlio di SPEHAR, Dino, è una delle giovani promesse del calcio croato; classe '94 è una seconda punta e naturalmente è seguito dal papà che, da agente, ha già ricevuto l'interessamento di MANCHESTER UNITED, BAYERN MONACO, CHELSEA ed ARSENAL...
Cagionevole? A dir poco!. La carriera di Robert fu sempre limitata dalla pubalgia e altri fastidi che più o meno costantemente accompagnarono l'attaccante
Telefono... Quanto mi costi! nell'Ottobre 2007, due anni dopo il ritiro, SPEHAR viene trascinato in tribunale dalla Vodafone che chiede conto dei 5.150,28 euro che l'attaccante avrebbe a debito ancora da quando, giocando nello SPORTING LISBONA, avrebbe superato di molto il minutaggio di chiamata gratuito fornito ad ogni calciatore del club portoghese quando l'azienda telefonica era sponsor principale
Capocannoniere nel 2003-2004 con l'NK OSIJEK: 17 gol in 27 presenze nella Prva Hrvatska Nogometna Liga (Serie A croata)
Prandelli? No Grazie! Tra l'attuale cittì della Nazionale, al tempo allenatore dell'HELLAS, e SPEHAR non ci fu mai un gran rapporto (a voler usare un eufemismo). Il mister non lo considerava un titolare e alla prima di campionato, 0 a 3 a Milano con l'INTER, Robert tenuto in panca sbottava 'Sono veramente arrabbiato. Non mi aspettavo un trattamento del genere. Avevo accettato di venire a Verona perché ero sicuro di giocare, di avere un posto da titolare. Purtroppo mi sono sbagliato. Il mister dice che sono in ritardo per quel che riguarda la preparazione? Sarà anche vero, però nelle mie condizioni ci sono altri della rosa. Quindi faccio fatica a giustificare un provvedimento che mi ha toccato sul piano professionale'.
La risposta di PRANDELLI? 'Per Spehar ha già parlato a sufficienza, nelle scorse settimane, il campo. Lui non è un giocatore in grado di fare la differenza come qualcuno aveva pensato. Pertanto ha il dovere di adattarsi alle nostre esigenze anche se questo significa andare in panchina'. Il mister gli diede una possiblità contro la FIORENTINA (mezz'ora) poi il croato si bloccò un mese e mezzo causa pubalgia e il suo rientro fu accompagnato ancora dalle poco incoraggianti del suo tecnico 'Spehar? Da lui non mi aspetto nulla di straordinario'...
...E pensare che un gol l'aveva fatto anche in maglia scaligera, contro il RAVENNA in Coppa Italia, ma l'arbitro Bolognino l'aveva annullato per concedere al VERONA un rigore (poi trasformato da PIOVANELLI)
Capocannoniere nel '96-'97 con il BRUGES: 26 gol (quaterna al LOKEREN) in 27 presenze nella Pro League (Serie A belga)
Calciatore croato dell'anno nel 1995
Capocannoniere nel '93-'94 con l'NK OSIJEK: 26 gol in 23 presenze nella Prva Hrvatska Nogometna Liga (Serie A croata)
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Robert Špehar
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Robert Špehar (Osijek, 13 maggio 1970) è un ex calciatore croato che giocava nel ruolo di attaccante.
Fu capocannoniere nella massima divisione belga nel 1997 e per due volte in quella croata nel 1995 e nel 2004.
Palmarès
- Club
Campionato croato: 1 1992-1993
Campionato belga: 1 1995-1996
Coppa del Belgio: 1 1995-1996
Coppa di Cipro: 1 2004-2005
- Individuale
Miglior calciatore del campionato croato: 1 1995
Capocannoniere della Division 1:1 1996-1997
Capocannoniere dell'1.hnl:2 1994-1995, 2003-2004
FONTE: Wikipedia.org
RUBRICHE Pacchi dall’estero: aspetta e Spehar…la meteora/bidone del Verona di fine anni ’90
By Salvatore Lavino
Oggi vi parliamo di uno dei più inconcludenti attaccanti mai transitati nel campionato di Serie A, il croato Robert Spehar, meteora e bidonissimo del Verona targato 1999/2000. Gli scaligeri acquistarono il compassato bomber quando questi già si trovava un pò troppo in là con gli anni, in prossimità delle 30 primavere, pagandolo oltre 5 miliardi di lire. Alla guida dei gialloblu c’era Cesare Prandelli, l’ex ct della Nazionale, che era intenzionato a fare del derelitto Spehar il fulcro dei suoi schemi offensivi, con a supporto il dinamico duo Adailton-Cammarata…
GLI INIZI – Procediamo per gradi: Robert Spehar nasce ad Osijek, in Croazia (ma allora era ancora Jugoslavia), il 30 maggio 1970, e si mette in luce nella formazione locale, militante nel massimo campionato nazionale. Complessivamente resta lì per tre stagioni, intervallate da un biennio proficuo nel neonato club del Croatia Zagabria, con lo stato dalla maglia a scacchi sorto appena nel 1991. A metà anni ’90 i tempi sono maturi per provare l’esperienza all’estero, ed il grande salto avviene grazie alla chiamata del Club Bruges. Qui Spehar fa bene e segna gol su gol vincendo il titolo di capocannoniere 1996/97 con 26 marcature, pur considerando la dimensione modesta del campionato belga. I numeri però dicono che ci sono tutte le premesse per disputare una carriera più che dignitosa, e infatti il livello dell’asticella si alza un pò di più quando nel 1997 Spehar passa nientemeno che al Monaco, squadra che più o meno come oggi ai tempi era considerata forte in Francia e che prese parte a diverse edizioni delle coppe europee negli anni ’90, prima di conoscere l’oscurantismo del primo decennio degli anni 2000 e la successiva rinascita dei giorni nostri targata Rybolovlev.
INFORTUNI A CATENA – Nel Principato arrivano le prime cocenti delusioni e la consapevolezza che forse manca qualcosa per poter competere a certi livelli. Spehar tra l’altro comincia a non essere più giovanissimo, e l’età è un fattore ad un certo punto negativo se di mestiere giochi a calcio e fai la punta centrale. Ed ancor più se gli infortuni ti tormentano tutti i giorni della settimana. Perché Spehar aveva la solidità di un grissino, a dispetto del fisico, e poche volte gli era capitato di essere in forma. Non a caso le migliori stagioni le ha vissute al Bruges quando fu capace, oltre a vincere come detto il titolo di capocannoniere, di realizzare 40 gol in 50 presenze, così come le 42 segnature nelle 58 partite complessive giocate con l’Osijek…periodi felici nei quali non c’era ancora la pubalgia che lo tormenterà per tutto il resto della sua carriera.
CHE SQUADRA – Il Monaco era alla caccia di un attaccante di peso da mettere accanto al valente nigeriano Ikpeba ed alle giovani promesse Henry e Trezeguet. E la scelta cadde su Spehar, nonostante il nostro cominciasse ad essere lento come una quaresima. E che Monaco era quello, diviso a metà fra bidoni e top player, con tre portieri che sarebbero divenuti importanti con alterne fortune: Barthez, Porato e Tony Silva. In difesa figuravano le meteorissime Philippe Christanval e Martin Djetou, passato quest’ultimo a Parma, oltre ad un giovane Willy Sagnol che avrebbe fatto le proprie fortune ad un altro Monaco, il Bayern. E poi in rosa figuravano anche Ali Benarbia, molto conosciuto in Francia, Rodrigue Boisfer (ennesima meteora che sarebbe passata per l’Italia, al Genoa), il portoghese Costinha ex Porto ed Atalanta ed il turbolento Djibril Diawara, difensore senegalese con licenza di picchiare, che giocò (si fa per dire) da lì a due anni con il Torino e successivamente con il Cosenza prima di ritirarsi. Tra campioni, futuri tali e bidoni scoperchiati, il nostro Robert Spehar scoprì suo malgrado di cominciare in maniera inesorabile a fare parte degli ultimi. Ed il treno delle grandi occasioni era appena passato.
SEMPRE ROTTO – La chiamata del Verona fu infatti il primo passo verso l’inarrestabile discesa della sua parabola che possiamo tranquillamente definire onesta, normale, anche se certamente un pò troppo prematura. L’entusiasmo al Bentegodi è grande quando si viene a sapere dell’acquisto di Spehar, costato come detto tra i 5 ed i 6 miliardi di vecchie lire. Tanto che la possibilità di prendere Andra Pirlo in prestito dall’Inter viene riportata in un trafiletto ai margini del gran titolone riservato dal quotidiano cittadino “L’Arena” a questo colpo di mercato dell’Hellas. Invece tanta pubalgia impedisce al centravanti croato di svolgere una adeguata preparazione fino all’inverno. In seguito a 5 deludentissimi mesi e soli tre scampoli di partita Spehar alla fine viene ceduto senza alcun rimpianto allo Sporting Lisbona, dove le cose migliorano veramente di poco: 5 gol in 11 caps, poi l’esilio dopo 18 mesi in Turchia, al Galatasaray, con una sola misera presenza. Gli ultimi lampi della carriera Spehar li mostra una volta tornato alla casa madre, di nuovo all’Osijek, con 27 incontri totalizzati ed un bel bottino di 18 gol in due anni. Il 2004/2005 è il canto del cigno della carriera di Spehar, cominciata a livello professionistico nel 1990 e che ha fatto segnare come punto più alto una rete realizzata alla Juventus in Champions League ai tempi della militanza nel Monaco, e Spehar lo spende con i ciprioti dell‘Omonia Nicosia, con 7 presenze e 3 reti.
DISSERO DI LUI – Adailton, suo compagno al Verona, era veramente troppo ottimista: “Con Robert non avrò difficoltà a entrare in perfetta sintonia. Conosco bene il suo modo di giocare, la sua potenza e la sua sensibilità tattica. Formeremo una coppia in grado di garantire tante reti al Verona, su questo non ho dubbi“. Finì così, con lo stesso Spehar che all’indomani del suo passaggio allo Sporting affermò: “Sono veramente arrabbiato. Non mi aspettavo un trattamento del genere. Avevo accettato di venire a Verona perché ero sicuro di giocare, di avere un posto da titolare. Purtroppo mi sono sbagliato”. E non sai quanto…
FONTE: Contra-Ataque.it
Spehar: “A Verona non ho giocato perché ho avuto grossi problemi con gli infortuni”
aprile 21, 2017
“A Verona il tecnico era Prandelli e la squadra non era così buona. Ma non ho giocato perché ho avuto grossi problemi con gli infortuni. Sono comunque molto contento che quell’anno in Serie A mi ha aperto la strada per lo Sporting Lisbona – ha dichiarato l’ex attaccante dell’Hellas Verona, Robert Spehar a TMW, 3 presenze e 0 reti in gialloblù nella stagione 1999/00 – Oggi sono un allenatore, ho finito il corso per la licenza pro della UEFA e ho iniziato quest’anno ad allenare in terza divisione croata. Questo è il mio futuro”.
FONTE: HellasLive.it
Robert Spehar La panchina e la pubalgia erano le sue fide compagne
Robert Spehar è stato indubbiamente una delle più grandi delusioni nella storia del Verona. La società su di lui aveva investito più di 5 miliardi di Lire e lo stesso Prandelli era intenzionato a farlo diventare il perno del reparto offensivo che, ricco di giocatori leggeri (Adailton e Cammarata), necessitava di una punta centrale forte fisicamente. Nell’estate del 1999, “L’Arena”, il quotidiano di Verona, nella pagina dedicata ai gialloblu scrisse a caratteri cubitali: «Colpo Hellas, preso Spehar dal Monaco», con tanto di articolone e foto gigante. Poi in basso, a fondo pagina, in un articoletto: «Forse arriva Pirlo in prestito». Senza parole. Qualcosa impedì la sua esplosione e la sua avventura in gialloblu terminò in un triste pomeriggio di Gennaio quando venne ceduto allo Sporting Lisbona. Robert debutta a 20 anni nella massima Serie croata con la squadra della sua città. Il ragazzo è ancora acerbo, ma ben presto si segnala come uno degli attaccanti più promettenti del campionato croato. Tuttavia gli infortuni, che lo colpiscono frequentemente, gli impediscono di giocare con continuità e ne limitano il rendimento. Quando finalmente riesce a disputare due stagioni di fila senza problemi fisici, Spehar raggiunge medie gol straordinarie: 42 gol in 58 partite che lo fanno conoscere anche al di fuori dei confini croati. Nel 1995 passa al Club Brugge, blasonata squadra belga dove Spehar fa ancora meglio mettendo a segno addirittura 40 gol in 50 partite.
Il Monaco, alla ricerca di un attaccante valido da affiancare al nigeriano Ikpeba e alle giovani promesse Trezeguet ed Henry, individua nel croato la soluzione ideale e così Robert si trasferisce in Francia. In un ambiente più competitivo e ricco di alternative in attacco, Spehar finisce per fare molta panchina divenendo centravanti di scorta messo in campo solo nei minuti finali. Questo ruolo gli sta stretto e, nonostante qualche soddisfazione (come il gol alla Juve nella semifinale di Champion’s League), decide dopo due anni di lasciare i monegaschi alla ricerca di un club che lo possa far giocare con continuità. E’ così che Spehar arriva a Verona dove questa continuità tanto desiderata non riuscirà mai a trovarla, ancora una volta per problemi fisici (pubalgia). Prandelli gli concede un paio di occasioni ma il croato, soprannominato (affettuosamente?) dai compagni e dai tifosi “Aspetta e Spehar”, non convince. Dotato ancora di una discreta considerazione internazionale viene spedito allo Sporting Lisbona dove continua a non giocare a causa della fastidiosissima pubalgia di cui soffre cronicamente. La squadra portoghese, delusa per l’ultima negativa annata, per rilanciarsi decide di acquistare Mario Jardel e nell’operazione inserisce Mpenza e Spehar che passano così al Galatasaray. Dove il croato è stato per pochissimo tempo. Solo il ritorno in Patria è coinciso con il ritorno al gol, nella speranza che, per una volta, gli infortuni lo lascino in pace.
«Ho accettato le offerte del Verona perche’ le mie ambizioni collimano con quelle della societa’ che ambisce a conquistare un nuovo posto al sole. Sono convinto che l’esperienza mi aiutera’ a dare quel contributo che si attendono da me i dirigenti e i tifosi»
(Robert Spehar, attaccante Verona, nel giorno della presentazione)
«Quando sono approdato sulla scena belga, il Bruges ha aperto un ciclo strappando la leadership all’Anderlecht. Fatte le debite proporzioni, spero di lasciare il segno anche a Verona»
(Robert Spehar, attaccante Verona, nel giorno della presentazione)
«Con Robert non avro’ difficolta’ a entrare in perfetta sintonia. Conosco bene il suo modo di giocare, la sua potenza e la sua sensibilita’ tattica. Formeremo una coppia che non avra’ difficolta’ a trovare la via del gol. Su questo non ho dubbi»
(Martins Bolzan Adailton, attaccante Verona)
«Sono veramente arrabbiato. Non mi aspettavo un trattamento del genere. Avevo accettato di venire a Verona perche’ ero sicuro di giocare, di avere un posto da titolare. Purtroppo mi sono sbagliato»
(Robert Spehar, attaccante Verona)
«Non e’ decisivo come qualcuno ha creduto. Ha il dovere di adattarsi alle nostre esigenze anche se questo significa andare in panchina»
(Cesare Prandelli, allenatore Verona)
«Il compito di esprimere giudizi spetta unicamente a me. Spehar deve pensare soltanto a se stesso e a guadagnarsi un posto in squadra»
(Cesare Prandelli, allenatore Verona)
«Vedro’ di non perdere l’occasione per mettermi in evidenza. Fino a oggi la mia avventura in gialloblu’ non e’ stata tra le piu’ gratificanti. Ho quindi una voglia matta di recuperare il tempo perso, impresa che ritengo non sia proibitiva perche’ la squadra ha incominciato a marciare con una beneaugurante continuita’. In questa fase di rilancio anch’io desidero avere un ruolo di rilievo»
(Robert Spehar, attaccante Verona)
FONTE: CalcioBidoni.it
DINO ŠPEHAR 14:50 PROSSIMICAMPIONI
Nome: Dino Špehar
Data di nascita: 8 febbraio 1994, Osijek
Nazionalità: Croazia
Altezza: 176cm
Piede preferito: Ambidestro
Squadra: NK Osijek (di proprietà del Bayern Monaco)
Ruolo: Seconda Punta, Trequartista
Valore: 500.000€
La Croazia è ormai un realtà affermata come fucina di talenti, dopo Matej Delac portierone del Chelsea, Šime Vrsaljko, il trequartista Mateo Kovacic e l'attaccante Marko Livaja, ecco un altro interessante prospetto offensivo della Nazione balcanica, la seconda punta Dino Spehar.
Dino nasce a Osijek, città natale del più grande attaccante croato di sempre Davor Suker, e del papà di Dino, Robert Spehar, attaccante che tra il 1988 e il 2005 ha girato un po tutta l'Europa con fortune alterne, passando anche per l'Hellas Verona all'epoca allenato da Cesare Prandelli, ma a Osijek è sempre stato considerato un grandissimo giocatore ed oggi è il presidente della squadra nella quale sono cresciuti sia lui che suo figlio.
Dino infatti ha percorso tutta la trafila delle giovanili, dove ha impressionato tutti mettendo a segno la bellezza di più di 300 reti nel corso delle varie selezioni, ed approdando in prima squadra a soli sedici anni. Nell'ottobre 2010 ha siglato il suo primo contratto professionistico e pochi giorni dopo, precisamente il 27 ottobre, ha fatto il suo debutto nella squadra maggiore in Coppa di Croazia. Per quanto riguarda il suo primo gol da professionista non ha dovuto aspettare molto, il 13 novembre entra a partita in corso contro lo Slaven Belupo debuttando cosi nella massima serie croata e dopo soli sette minuti di gioco conquista il record di giocatore più giovane ad aver segnato nella Serie A croata, battuto la settimana dopo dal suo amico, compagno in Nazionale e rivale Mateo Kovacic.
Al termine di quest'ultima stagione Dino ha totalizzato 15 presenze in 1.HNL.
Dino è un attaccante moderno molto rapido, può svariare su tutto il fronte d'attacco arrivando a giocare addirittura ala in un 4-3-3, ma il suo ruolo naturale è quello di seconda punta o all'occorrenza può essere schierato da trequartista come spesso gli capita nella Nazionale under 17. Vede la porta molto bene, sicuramente il senso del gol lo ha ereditato dal padre, che però era più un attaccante d'area di rigore. Dino fa degli inserimenti e della rapidità i suoi punti di forza, e bisogna dire che anche alla voce assist non se la cava di certo male grazie ad un ottimo controllo di palla.
Il suo rapporto con le Nazionali giovanili è sempre stato ottimo, dopo una sola presenza in under 14 passa giovanissimo in under 16 dove realizza 1 gol in 6 partite. Al suo approdo in under 17 diventa subito uno degli elementi cardine della squadra, ad oggi ha totalizzato 13 presenze condite da 8 gol e soprattutto da un ottimo Europeo di categoria con 4 gol in 6 partite. Purtroppo a parte la sua ottima prestazione personale le cose sono andate male alla Croazia che non ha passato il girone eliminatorio, battuta dai vincitori finali dell'Olanda.
L'interesse attorno a Dino è sempre stato molto alto, con gli osseratori delle più importanti squadre europee che non si perdevano una partita del giovane campioncino croato. I primi a manifestare la volontà di acquistare il giovane attaccante sono stati gli inglesi del Manchester United, seguiti a ruota dagli onnipresenti emissari dell'Arsenal. Il padre di Dino ha sempre rifiuto deciso ogni proposta venisse avanzata per il ragazzo, dichiarando che prima avrebbe dovuto pensare a finire la scuola e ad affermarsi nell'Osijek, poi avrebbe pensato ad un eventuale trasferimento.
Ma lo scorso febbraio è arrivata la chiamata che non si poteva rifiutare, il Bayern Monaco ha fatto carte false per assicurarsi Dino, pagandolo una cifra superiore ai 3 milioni di euro e permettendo al giocatore di restare un altro anno in prestito a casa sua.
Proprio il padre alla fine ha acconsentito al trasferimento in Germania, Paese dove la pressione sui giovani è minore e dove potrà affrontare il grande calcio con tranquillità.
Dino è uno dei tanti giovani che stanno calcisticamente nascendo in Croazia e che in futuro difenderanno i colori della loro Nazionale, e a ben vedere il talento che c'è in giro sicuramente saranno una Nazionale molto temibile tra pochi anni.
FONTE: ProssimiCampioni.com
Berthold in una band per aiutare chi soffre QUI HELLAS. Alla scoperta di giocatori «idoli» del Bentegodi
Caniggia «corre» ancora, Stojkovic fa l'allenatore
09/10/2012
... E ricordate Robert Spehar? A Verona, stagione 1999-2000, giocò quattro partite senza mai segnare. Attaccante-fantasma. Adesso fa l'agente di suo figlio Dino, 18 anni compiuti l'8 febbraio, punta passata dal Osijek alla Dinamo Zagabria, cercato anche da Manchester United, Bayern, Chelsea ed Arsenal. Pare che la porta la veda meglio del papà.
Alessandro De Pietro
Una partita a Vukovar per aiutare l’Emilia
Scritto da «La Voce del Popolo», 23/06/12
sabato 23 giugno 2012
VUKOVAR - Anche la Croazia partecipa alla gara di solidarietà a favore dei terremotati dell’Emilia. L’iniziativa umanitaria denominata “Il cuore croato per l’Italia” si propone di raccogliere aiuti per le vittime del devastante sisma che ha colpito l’Emilia. In questo ambito lunedì 2 luglio, con inizio alle ore 19, si terrà a Vukovar, allo stadio cittadino, una partita di calcio alla quale parteciperanno diversi noti nomi della vita pubblica croata.
UN LUOGO SIMBOLO Non è sicuramente un caso che sia stata scelta Vukovar, la città martire croata sul Danubio, per ospitare quest’iniziativa. Vukovar, seppure per tutt’altri motivi, è un luogo simbolo della sofferenza, una città che dopo due decenni dalle devastazioni belliche cerca di risalire la china e di rinascere economicamente. A organizzazione l’iniziativa di beneficenza sono l’Associazione umanitaria croata “Cro Unum”, la Città di Vukovar e l’Associazione dei figli dei Difensori caduti e dispersi della Guerra patriottica, in collaborazione con l’ambasciata italiana a Zagabria.
EVENTO DI SICURO RICHIAMO L’incontro di calcio del 2 luglio sarà sicuramente un evento di richiamo. Menzioniamo alcuni dei nomi più noti che scenderanno in campo: Davor Šuker, Igor Štimac, Zoran Mamic, Dario Šimic, Robert Kovac, Dragan Primorac, Veljko Mršic, Ðani Stipanicev, Alen Nižetic, Giuliano Ðanic, Goran Karan, Boris Živkovic, Bruno Kovacevic, Franjo Arapovic, Slaven Knezovic, Silvio Maric, Robert Špehar, Joško Jelicic, Damir Primorac, Petar Šaric, Ivan Krakan, ecc.
PERSONAGGI DI PRIMO PIANO Come si vede, a esibirsi in questo incontro saranno personaggi di primo piano del mondo del calcio, della canzone, manager, scienziati... Si tratterà, quindi, di un evento che contribuirà non soltanto a dimostrare la solidarietà croata nei confronti dei terremotati emiliani, ma anche a rafforzare i già solidi rapporti di amicizia tra Croazia e Italia. Maggiori informazioni sull’iniziativa sono reperibili all’e-mail: info@crounum.hr. Da rilevare che la conferenza stampa di presentazione della partita a Vukovar del 2 luglio si terrà martedì, 26 giugno, all’Hotel Westin di Zagabria con inizio alle ore 13,15.
FONTE: CoordinamentoAdriatico.it
CALCIO La storia di Robert e Dino Spehar: padre bidone e figlio campione
06.07.2011 02:23 di Marco Trombetta
A volte la vita è strana, ma sopratutto il calcio. Vi ricordate almeno vagamente di Robert Spehar? I tifosi del Verona sicuro, ma anche Pastorello che sborsò 5 miliardi delle vecchie lire per portarlo nella città scaligera. Robert Spehar, attaccante croato, che il Verona prelevò dal Monaco (con i francesi segnò pure alla Juve in Champions) nella stagione 1999/2000 era già pronto a diventare il nuovo idolo della curva dell'Hellas, ma dopo sei mesi, tre presenze e zero gol, venne spedito a mò di pacco celere allo Sporting Lisbona. Dal Portogallo alla Turchia, poi al Belgio dove era stato capocannoniere col Club Brugge fino a tornare finalmente in patria, all'Osijek. Qui ritrova finalmente la via del gol timbrando 18 reti in 27 gare ma l'anno dopo si trasferisce in Cipro, dove chiude in maniera non troppo brillante la sua carriera. La parola chiave della nostra storia, è però Osijek, la squadra croata dove Robert ritorna a segnare e che funge da collegamento tra padre Spehar e figlio Spehar. Perchè è proprio nella piccola cittadina croata che Dino Spehar, a soli 17 anni, è diventato la grande stella del club biancoblù. Indossa la maglia numero 10, è alto 1,76 x 75 kg ed impressiona per la grande tecnica e velocità, essendo abile nello stretto e devastante in progressione. È stato il più giovane marcatore del campionato croato (16 anni e 278 giorni) e la tripletta segnata alla Bulgaria nelle qualificazioni all'Europeo Under-17 ha fatto drizzare le orecchie a Manchester Utd, Bayern, Tottenham e Cska Moska. Egon Coordes, osservatore dei bavaresi, si è recato già diverse volte a Osijek per discutere con Špehar senior del trasferimento di Dino ma il Manchester Utd continua ad attendere risvolti alla finestra. La valutazione è già salita a 6 milioni di euro e il padre Robert sogna già di portarlo al Club Brugge, anche se Dino sembra aver già trovato il suo ruolo nella famiglia Spehar: quello del campione. Papà Spehar capirà che, con tutto il rispetto per il Club Brugge, Manchester e Bayern sono ben altra cosa...
FONTE: ItaSportPress.it
Dino Špehar: 1994 – Croazia
11 Mar 2011 Pubblicato da Massimo Tanzillo
Tre presenze, zero goal, tante polemiche con Prandelli e la pesante etichetta di ‘bidone’ affibbiatagli in maniera indelebile: Robert Špehar a Verona resta una sorta di leggenda, ma non certo per le sue imprese in campo. E pensare che Pastorello staccò un assegno da 5 miliardi delle vecchie lire per portare all’Hellas quel centravanti croato che nel Monaco era riuscito a far goal anche alla Juventus in Champions League. Siamo nella stagione 99/2000 e l’esperienza in Italia di Robert dura appena sei mesi: a gennaio arriva il trasferimento allo Sporting Lisbona e ricomincia il suo girovagare per l’Europa. Se a Verona il nome Špehar rievoca solo brutti ricordi e sorrisi amari, di ben altro tenore è la risposta dei tifosi dell’Osijek, storico club croato con il quale l’attaccante ha cominciato la carriera e regalato i suoi ultimi goal prima di andare a svernare a Cipro. Ma oggi Robert è soprattutto il presidente e l’orgoglioso padre della grande stella del club biancoblù: suo figlio Dino, 17 anni appena compiuti, sembra destinato ad una carriera ben più prestigiosa di quella dell’ex meteora veronese…
Nato a Osijek l’8 Febbraio 1994 e autore di oltre 300 goal nelle giovanili dei ‘Bijelo Plavi’, Dino è un attaccante ma ha caratteristiche differenti dal padre: Robert era un centravanti pesante, un uomo da area di rigore, mentre suo figlio è un giocatore di movimento, una seconda punta, che nell’Osijek viene impiegato spesso anche da trequartista. Dotato di un fisico compatto (176 centimetri per 75 chilogrammi) ma ancora in fase di sviluppo, Špehar jr impressiona per tecnica e velocità: abilissimo nello stretto, devastante se lanciato in progressione, Dino ha le stimmate del campione ma l’età ancora verdissima, palesata dai tratti gentili del suo viso, obbliga ad non caricarlo di troppe responsabilità.
Veste la maglia numero 10 dei biancoblù, con i quali ha esordito lo scorso 27 ottobre in un match di Coppa di Croazia contro il Sibenik, subentrando a Niksic negli ultimi dieci minuti di gara. L’esordio in campionato è arrivato il 13 novembre contro lo Slaven Koprivnica (anche conosciuto come Slaven Belupo) e per Dino è stata una giornata da incorniciare: entrato al 76’ al posto di Pusic, Špehar ha impiegato solo 7 minuti per scrivere il suo nome sul tabellino dei marcatori, diventando, a soli 16 anni e 278 giorni, il più giovane marcatore della storia del calcio croato, record soffiatogli la settimana dopo da Mateo Kovacic, grande promessa della Dinamo Zagabria, suo compagno/rivale nelle varie nazionali giovanili. Con la casacca dei ‘Vatreni’ ha giocato nell’under 14, nell’under 16 ma è con la rappresentativa under 17 che ha catturato l’interesse dei grandi club europei: le tre reti segnate lo scorso autunno contro Israele e Bulgaria nelle qualificazioni per l’europeo di categoria hanno spinto Manchester United, Tottenham e Bayern Monaco a bussare alla porta di Špehar senior per chiedere informazioni sul quel prodigioso numero 10. L’ex veronese ha annunciato che suo figlio non si muoverà dalla Croazia fino a che non avrà completato le scuole superiori, ma il pressing delle squadre interessate a Dino si è fatto col tempo sempre più asfissiante.
Allo Stadion Gradski son stati avvistati anche gli osservatori del Cska Mosca ma il club che sembra ormai più vicino a mettere le mani sul ragazzo è il Bayern Monaco: Egon Coordes, osservatore dei bavaresi, si è recato già diverse volte a Osijek per discutere con Špehar senior del trasferimento di Dino, che potrebbe restare ancora un anno in Croazia prima di spiccare il volo verso la Bundesliga, anche se il Manchester United continua a monitorare la situazione del giovane attaccante croato. La base d’asta ha già raggiunto i 6 milioni di euro, al numero 10 dei ‘Bijelo Plavi’, che a ottobre ha firmato il suo primo contratto da professionista con scadenza 2013, non resta che continuare a giocare e a segnare per far schizzare ulteriormente il valore del suo cartellino: attualmente ha collezionato 9 presenze e 2 goal tra campionato e coppa con l’Osijek e 7 reti in 10 apparizioni con la casacca dell’under 17 croata. Robert ha recentemente dichiarato che il suo sogno è quello di portare il figlio al Club Brugge, squadra nella quale ha militato lui stesso dal 1995 al 1997, ma Dino è ormai destinato a palcoscenici ancor più blasonati…
Simone Gambino
FONTE: GenerazioneDiTalenti.it
LE METEORE Spehar, l'incubo di Prandelli
23.06.2008 00.01 di Germano D'Ambrosio
I tifosi del Verona lo ricordano come uno dei peggiori acquisti della storia del club. Eppure Robert Spehar ha imparato a fare l'attaccante da gente come Suker, Stanic, Trezeguet... Qualche lezione, evidentemente, dev'essersela persa. Ecco la storia di questo centravanti combattivo e risoluto, ma scarso. E tremendamente loquace al telefono...
Robert Spehar nasce il 13 maggio 1970 a Osijek, in Croazia. Poco più che diciottenne, già debutta con la prima squadra dell'NK Osijek, accumulando due presenze nella stagione 1988/89 (sono gli anni di Vlaovic e Suker, due preziosi maestri per il ragazzo). E' un crescendo progressivo: nel primo campionato nazionale croato (1991/92) segna 9 gol in 19 partite, e si attesta più o meno sugli stessi standard l'anno successivo. Nell'inverno del 1992 passa alla Dinamo Zagabria, dove all'inizio stenta un po' - contribuendo comunque alla vittoria del campionato -, ma nella seconda stagione si consacra definitivamente come uno dei centravanti più prolifici del Paese: 18 gol in 32 partite, una media davvero alta per un giocatore di 22 anni. Il capocannoniere del torneo, Goran Vlaovic (passato nel frattempo al Croazia Zagabria), lo stacca solo di qualche rete. La vetta della classifica dei marcatori diviene comunque sua nella stagione 94/95, quando Robert torna un po' a sorpresa all'NK Osijek e mette a segno 23 gol in 26 partite, un ruolino di marcia pazzesco. Anche la Nazionale regala a Spehar delle soddisfazioni: dopo l'esordio del 5 luglio 1992 nell'amichevole contro l'Australia, l'attaccante va in campo altre 8 volte, purtroppo quasi sempre per spezzoni di partita, chiuso di volta in volta dai vari Suker, Vlaovic, Boksic e Vucevic.
Nell'estate del 1995 è ormai pronto ad entrare nel calcio che conta: si trasferisce perciò all'ambizioso Bruges, che si prefigge di spezzare il dominio in campionato dell'Anderlecht. In effetti grazie anche ai suoi 11 gol il team belga vince campionato (con dieci punti di vantaggio sulla seconda) e coppa nazionale, mentre nella stagione successiva sfiora soltanto il primo posto, che viene occupato dal Lierse. Ma l'annata 1996/97 è comunque foriera di successi per Spehar, che con 26 gol in 27 partite - da ricordare la quaterna contro il Lokeren - vince la classifica dei cannonieri. Prima di lui, solo Josip Weber e Mario Stanic (sua spalla d'attacco al Bruges), tra i tanti croati sbarcati in Belgio, avevano ottenuto un simile risultato.
L'11 dicembre del 1996 Robert gioca la sua ultima partita con la Nazionale croata (1-1 contro la Repubblica Ceka, durante il torneo Hassan II a Casablanca); da quel momento inizia per la sua carriera una sorta di parabola discendente. Tutto comincia con il prestigioso trasferimento al Monaco, fresco vincitore del campionato francese, nel settembre del 1997; nel club del Principato, che davanti ha Henry, Trezeguet e Ikpeba, il croato non trova spazio e deve accontentarsi puntualmente di pochi spiccioli di gara. I tifosi italiani lo "scoprono" il 15 aprile del '98, quando segna il gol del 3-2 che chiude la semifinale di ritorno di Champions League contro la Juventus; ma è una rete inutile, dato che i bianconeri all'andata si erano imposti per 4-1. Tra panchine e tribune, anche a causa di numerosi infortuni, Spehar si ritrova nell'estate del 1999 ad aver accumulato solo 27 partite e 6 reti, il tutto in due anni di Monaco. Un risultato tutto sommato deludente per uno come lui, abituato ad essere protagonista.
Decide allora di trovarsi un club che gli assicuri un posto da titolare; magari non una squadra blasonata come il Monaco, ma comunque una formazione ambiziosa. La scelta ricade sull'Hellas Verona, con il quale il 4 luglio 1999 Robert firma un contratto di due anni con opzione per il terzo. Costo dell'operazione: 5 miliardi delle vecchie lire, ma il cartellino inizialmente ne costava 8. In ogni caso, troppo. L'8 luglio, in conferenza stampa, Spehar si presenta così: "Ho accettato l'offerta del Verona perché le mie ambizioni collimano con quelle della società, che ambisce a conquistare un nuovo posto al sole. Sono convinto che l'esperienza mi aiuterà a dare quel contributo che si attendono da me i dirigenti e i tifosi. Mi è stata offerta l'opportunità di mettermi in evidenza anche nel campionato italiano: non voglio assolutamente sprecarla. Lo so che dirigenti e tifosi si aspettano da me cose importanti, e questo mi stimola parecchio. La prospettiva di giocare in coppia con Adailton mi da una carica notevole. Quando sono approdato sulla scena belga, il Bruges ha aperto un ciclo strappando la leadership all'Anderlecht. Fatte le debite proporzioni, spero di lasciare il segno anche a Verona".
Il club scaligero, neopromosso dalla serie B, in effetti vuole tornare ai tempi belli, e l'organico allestito da Giambattista Pastorello e Cesare Prandelli sembra poter soddisfare questa necessità. La squadra è un mix di esperienza (Piovanelli, Giandebiaggi, Colucci, Apolloni) e giovani promettenti (Frey, Mezzano, Seric): sembrano esserci tutti i presupposti per fare bene. Spehar, nonostante il ricco curriculum, non parte però titolare nel prestagione, poiché Prandelli gli preferisce sempre Cammarata e Adailton. "Uno della mia stazza - spiega il bomber - ha bisogno di tempo per trovare la cadenza ideale". La prima di campionato (29 agosto 1999) dice Inter 3 Verona 0, con Robert in panchina. Lui il giorno dopo è già lì a sfogarsi: "Sono veramente arrabbiato. Non mi aspettavo un trattamento del genere. Avevo accettato di venire a Verona perché ero sicuro di giocare, di avere un posto da titolare. Purtroppo mi sono sbagliato. Il mister dice che sono in ritardo per quel che riguarda la preparazione? Sarà anche vero, però nelle mie condizioni ci sono altri della rosa. Quindi faccio fatica a giustificare un provvedimento che mi ha toccato sul piano professionale".
Prandelli, per tutta risposta, taglia corto: "Per Spehar ha già parlato a sufficienza, nelle scorse settimane, il campo. Lui non è un giocatore in grado di fare la differenza come qualcuno aveva pensato. Pertanto ha il dovere di adattarsi alle nostre esigenze anche se questo significa andare in panchina". Non si poteva essere più chiari e impietosi. Robert comunque gioca i 30 minuti finali nella gara contro la Fiorentina (19/09), cui segue un mese e mezzo di stop per una fastidiosa pubalgia. Il suo ritorno in campo a fine ottobre, accompagnato dalle sempre affettuose parole di Prandelli - "Da lui non mi aspetto nulla di straordinario" -, è piuttosto incoraggiante. Contro il Ravenna in Coppa Italia riesce anche ad andare in gol, nei minuti di recupero, ma l'arbitro Bolognino annulla perché un attimo prima aveva fischiato rigore a favore dei veneti (trasformato poi da Piovanelli).
Cose che succedono solo alle meteore. Scampoli discreti contro Lazio e Torino, poi ancora problemi di pubalgia, e Spehar scompare nel nulla. Pastorello, che intanto si gode il rilancio di Adailton, commenta sarcastico: "Mi sentirò un vincente quando anche Spehar comincerà a fare gol".
Poi, però, non glie ne dà il tempo: a gennaio lo vende allo Sporting Lisbona, nelle ultime ore del mercato. Al suo posto prende l'onestissimo Michele Cossato dall'Atalanta. Si racconta che Prandelli abbia stappato una bottiglia di champagne. Chi si attende in Portogallo la resurrezione di Spehar, rimane assai deluso. L'attaccante, ancora alle prese con la pubalgia, torna stabilmente in campo solo nei primi mesi del 2001, dopo quasi un anno di stop. Ritrova comunque una certa confidenza con il gol, ma nel settembre dello stesso anno viene comunque ceduto al Galatasaray, nell'ambito dell'operazione Jardel (il brasiliano torna in Portogallo, in cambio di Mbo Mpenza e del croato).
Qui, nonostante il contemporaneo impegno in Champions League, riesce a collezionare soltanto una presenza; a gennaio viene allora spedito in Belgio, allo Standard Liegi, dove però non riesce a ripetere la strepitosa annata 96/97. In due stagioni mette a segno, in 20 partite, solo tre gol, di cui uno contro gli ex compagni del Bruges: in squadra con lui, peraltro, c'è la meteora genoana Michael Goossens.
Il percorso all'indietro di Spehar sembra concludersi nell'estate 2003, quando l'attaccante ritorna in Croazia all'NK Osijek, ritrovando tra l'altro una forma fisica decente, il ché gli permette addirittura di vincere la classifica dei cannonieri (nonché il campionato), alla veneranda età di 34 anni.
Quando tutti sono ormai pronti a registrare il suo addio al calcio giocato, Robert si inventa un colpo di coda, sparando le ultime cartucce con i ciprioti del'Omonia Nicosia, nella stagione 2004/2005. Tre reti in sette partite e una coppa nazionale conquistata: niente male. Nell'estate del 2005 il ritiro giunge davvero, paradossalmente in uno dei suoi migliori momenti di forma. Magari con un po' di coraggio avrebbe potuto riprovarci ancora.
Sparisce dalle cronache fino all'ottobre del 2007, quando la Vodafone lo cita in giudizio chiedendogli il pagamento di 5.150,28 euro arretrati. La compagnia telefonica (allora con il nome di Telcel) infatti sponsorizzava lo Sporting Lisbona nel periodo di permanenza di Spehar, e aveva fornito a tutti i giocatori del club dei telefoni cellulari, con un minutaggio fisso entro il quale l'utilizzo era gratuito: il croato però deve aver esagerato parecchio con le conversazioni, e dunque viene chiamato a rimborsare la società per i minuti eccedenti. Menomale che non è restato in Italia: qui, specie nel mondo del calcio, sono un po' tutti sotto intercettazione. E sai quante ore di chiacchiericcio avrebbero ascoltato in Procura...
FONTE: TuttoMercatoWeb.com
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Potevo tifare mille squadre, o magari quelle che tifano tutti. E invece tu mi hai fatto gialloblù.