Tutto perfetto? Beh... Dovetti contenere le mie emozioni che passarono dalla depressione (gol di LUCIANO fu ERIBERTO e dell'ex CORINI su rigore) alla gioia infinita (furiosa rimonta dell'HELLAS di MALESANI con ODDO, MUTU e CAMORANESI) nell'arco di un'ora e mezza e non fu per niente facile! Ah ah...
Magari, se riesco, chiedo al mio collega di ricordarmi come la vissi da un punto di vista esterno! Magari non fui così 'bravo' a controllarmi ma si sà: l'amore è amore e quello per l'HELLAS non fa certo differenza... Ricordo perfettamente comunque le infinite polemiche per far aprire la gara dall'inno nazionale italiano e poi su quell'esultanza ritenuta troppo... 'espansiva' del Male sotto la Sud e Carletto MAZZONE che prese le sue parti nella polemica in diretta TV di Tosatti che criticava.
Andiamo dunque a ricordare come andarono le cose, Alberto 'SANDOKAN' MALESANI schierava i giallobl in un 4-3-3 formato da: FERRON in porta Paolo CANNAVARO e ZANCHI centrali di difesa, GONNELLA difensore a sinistra e ODDO terzino destro. A centrocampo c'erano ITALIANO, Leo COLUCCI ed il croato SERIC con CAMORANESI e MUTU a lanciare FRICK. Bella squadra che purtroppo, al termine di un girone d'andata a tratti entusiasmante, finì incredibilmente per retrocedere essendo stata ultima una sola volta e avendo 'girato la boa' in zona UEFA...
[Commenta qui sotto o sulla pagina Facebook di BONDOLA/=\SMARSA, condividi a piè di pagina, contenuti liberamente riproducibili salvo l'obbligo di citare la fonte: BondolaSmarsa.BlogSpot.com]
HELLAS VERONA - CHIEVO, Derby 2001 Sintesi | MALESANI esulta sotto la curva |
Verona-Chievo
- Derby storico
File ai botteghini, previsti 40 mila spettatori e un incasso miliardario...
Una delle gare piu' attese del prossimo campionato e' il derby Verona-Chievo. Un evento storico per la citta' e soprattutto per Alberto Malesani, nato a Verona, allenatore del Verona ma che comincio' la sua carriera in panchina proprio con il Chievo...
FONTE: RaiSport.Rai.it 8 Novembre 2001
La prima di Verona
Storico esordio nel massimo campionato per la stracittadina tra Hellas e Chievo
Il derby in a col Chievo si fara' solo quando gli asini avranno le ali: cosi', fino all'anno scorso, i tifosi dell'Hellas Verona schernivano quelli del Chievo. Ora che le ali sono spuntate, e il Chievo vola alto in classifica senza ragliare, la "febbre da derby" sale ormai a ritmi vertiginosi. I biglietti sono esauriti in ogni ordine di posti; i presidenti, Giambattista Pastorello e Luca Campedelli, cercando di stemperare il clima pre-partita con dichiarazioni che mirano a mettere in primo piano un evento che e', prima di tutto, "una festa per la citta' di Verona". Nel clima di festa si inserisce anche il sindaco, Michela Sironi, che ha proposto di far suonare l' inno di Mameli prima della sfida tra Verona e Chievo proprio per ricordare in maniera unica lo storico evento del primo confronto nella massima serie tra le due squadre scaligere.
FONTE: RaiSport.Rai.it 13 Novembre 2001
Febbre da derby
- Cresce l'attesa a Verona per la supersfida di domenica tra Hellas e Chievo
Ogni ora che passa sale l'attesa soprattutto a Verona dove si prepara un derby scaligero indimenticabile per la vetta della classifica.
FONTE: RaiSport.Rai.it 15 Novembre 2001
Io tutto questo 'amore' e simpatia fra le due compagini non l'ho mai vista ma forse il buon Crosari, autore dell'articolo sulla repubblica, e la Piccardi, autrice di quello sul Corriere della Sera, volevano 'imporre' ai media una stracittadina 'diversa' per forza...
- Una città e le sue due squadre di calcio: per la prima volta si affrontano in A.
Senza nessun rancore Verona-Chievo, in campo il primo derby senza divisioni E il sindaco propone: "Cantiamo l'inno nazionale"
Il nobile Hellas ha la maglia gialla e blu. Il giovane Chievo, invece, ha la maglia gialla e blu. Quando nello stadio dell'Hellas si scopre via radio che il Chievo ha fatto gol, si battono le mani e si canta. Quando nello stesso stadio (si chiama Bentegodi e mai unione di parole in lingua veneta fu più giusta, vista la qualità del godimento locale), si scopre che è stato l'Hellas a segnare, si canta e si battono le mani. Bravi noi, bravissimi loro. E adesso, "noi" e "loro" giocheranno contro, domenica, primo derby in serie A tra Hellas Verona e Chievo Verona. Da restarci secchi per la schizofrenia calcistica. Da non sapere per chi essere contenti, tristi, arrabbiati.
Il giovane Chievo ha venti punti ed è primo in classifica, da solo. Basterebbe questo per dire alla Storia: "Ehi, guardami!". Il vecchio Hellas di punti ne ha tredici, che sono comunque un'enormità (due più di Lazio e Parma, uno in meno della ciclopica Juventus). La città, ovviamente, non sa che dire ma sa che fare. Festa. Ed è tutta una confusione di colori, voci, parole. Le parole: quali usare per dire derby? Sondaggio del giornale "L'Arena", referendum, qui ci vuole un battesimo. Derby del recioto o di Giulietta? Di Giulietta da sola, o anche di Romeo? Derby dell'Adese (Adige) o della pearà? (la pearà è una salsa a base di pane secco, midollo e tanto, tanto pepe da cui il nome, invece Hellas è un antico regalo di un prof classicheggiante, quando l'Hellas Verona era una polisportiva da amore e ginnastica). Ma c'è chi lo vuol chiamare "derby de San Zen": san Zeno, vescovo politicamente corretto. Era più nero di Eriberto e Manfredini, le due ali del Chievo. E perché non derby dei "pitochi" o dei "mati?" Una fantasia così, neanche il Napoli di Maradona. E gli occhi del mondo addosso, la curiosità nell'attesa della partita impossibile. Perché come si fa a dire derby, anche se poi non si sa come dirlo, senza odiare almeno un po' l'avversario? "Si fa, restando diversi" risponde la veronese Gigliola Cinquetti. "Parliamone poco, teniamo bassa la voce, cerchiamo di non diventare sciocchi come gli altri, quelli delle grandi città del pallone. Mi aspetto un derby pieno d'ironia e di giocosità".
L'ormai celebre borgata di Chievo, al bivio Tamoil a sinistra, 2.500 abitanti e 4.000 abbonati (la bellezza provoca una moltiplicazione di occhi: vengono a vedere il Ceo anche molti dell'Hellas, oltre a un bel po' di semplici esteti), ha: il bar "Pantalona", covo del tifo locale con l'album delle figurine in cornice e dentro la cornice loro, i giocatori. Poi: la farmacia comunale, il giornalaio tabaccaio, un campanile illuminato da sotto, la ditta di rimorchi "Cardi" e un videonoleggio. Trentadue secondi d'auto per girarlo tutto. Verona, ovviamente, ha il resto. "Ma la civiltà è collettiva" sostiene Fabio Testi, altro veronese che ha vinto lo scudetto altrove.
"Sarà il primo derby della storia senza divisioni, il derby come esempio di civiltà, il derby del calcio da giocare come quando si era ragazzi, cioè felici". E si gonfia una specie di contagio nazionale, da adozione generalizzata di valori, e sogni, e un po' di retorica. Tanto da mettere in testa al sindaco Michela Sironi la famosa idea di suonare l'inno di Mameli prima della partita. Sondaggio nel sito dell'Hellas, 45 per cento contrari, 44 per cento favorevoli. Il destino, qui, è non sapersi o non volersi dividere. "Ma io non intendevo fare politica, la mia è solo volontà di unire, facendo del nostro bel derby una cosa di tutti". La città che si mostra e si gonfia come un pallone è una calamita d'attesa, un imbuto di curiosità. Ci sta cadendo dentro tutto. "E l'effetto sarà comunque importante, bisogna sfruttarlo per scopi nobili", racconta Giorgio Bertani, editore, libraio e vicepresidente del "Calcio Club Centro Storico Enoteca Carro Armato". Tifoso del Chievo, da sempre. "Serve una partita per mostrare a tutti che siamo amici, che sappiamo parlarci e stare insieme, che questa città non è solo razzismo o la paura dei ricchi di perdere i loro beni. L'inno di Mameli? Noi canteremo il nostro, Bella Ciao. Per troppi anni si sono viste scene di tifo veronese legato alla destra, con parole forti contro i meridionali. Domenica sarà diverso. E ci ricorderemo il vecchio insegnamento del poeta locale Berto Barbacani, che dei bambini diceva: "lassa che i zuga", lasciateli giocare. Adesso lo diciamo anche noi dei nostri atleti. Lasciateli giocare, che vi divertite".
E allora bisogna solo aspettare che la squadra più piccola esca dalla matrjoska di quella più grande. Resterebbe da stabilire quale sia, per la storia (scudetto '85 all'Hellas) o per la cronaca (il Chievo volante) la più grande e la più piccola. Ma è come decidere dove finisce Verona e dove comincia Chievo, dove sfuma la città e dove prende forma la periferia, dove smettono di parlare del balcone di Giulietta e dove cominciano a guardare la nebbiolina che si alza dal canale di Chievo. Per riuscirci, bisognerebbe decidere che Chievo e Verona sono due cose distinte. E che i sogni (lo scudetto, la diversità culturale, l'orgoglio di provincia) non c'entrano niente con questi assurdi, magnifici giorni.
FONTE: Repubblica.it (16 Novembre 2001)
- Sara' una grande festa
Nessuna ''blindatura'' della citta' in occasione del derby tra Verona e Chievo
Nessuna "blindatura" della citta' in occasione del derby tra Verona e Chievo che dovrebbe essere soprattutto una festa per le due tifoserie gialloblu'. Con questo spirito si preparano al derby anche le forze dell'ordine, che domenica sera dovranno fronteggiare il previsto arrivo di 41.000 persone allo Stadio Bentegodi. L'impianto segnera' ovviamente il tutto esaurito. Illustrando in una conferenza stampa le misure di sicurezza decise per la partita, il questore di Verona Armando Zingales ha reso noto che saranno complessivamente 500 gli uomini delle forze dell'ordine (Polizia, Carabinieri, Vigili Urbani) impegnati in servizio. Che comincera' gia' dalla mattina di domenica (l'incontro e' in posticipo serale) con la bonifica del Bentegodi, al fine di evitare che possano essere introdotti preventivamente striscioni offensivi, fuochi artificiali e altri oggetti pericolosi. Non vi sara' utilizzo di unita' cinofile ne' di controlli dall'alto con elicotteri anche perche', sulla carta, si tratta di tifoserie che non dovrebbero avere motivi di acredine tra loro. Il questore ha comunque assicurato che i controlli saranno capillari, all'esterno dello stadio (anche nei parcheggi) e all'interno. Zingales ha ribadito come il primo derby in serie A sia un'occasione unica per Verona e i suoi tifosi per dimostrare la propria civilta'.
FONTE: RaiSport.Rai.it 16 Novembre 2001
- La stracittadina ultima arrivata si annuncia spettacolare. L'Hellas teme le provocazioni di parte del pubblico Verona e Chievo, il derby è già grande
Biglietti chiesti da tutto il mondo, tv straniere, stadio esaurito. Ma l'inno divide gli ultrà
La stracittadina ultima arrivata si annuncia spettacolare. l'Hellas teme le provocazioni di parte del pubblico Verona e Chievo, il derby è già grande. Biglietti chiesti da tutto il mondo, tv straniere, stadio esaurito. Ma l'inno divide gli ultrà. Il calcio fa miracoli. Trasforma i presidenti ranocchi in sex symbol (Luca Campedelli), autorizza sondaggi sul nulla (scartata la pearà e i mussi, ha vinto «derby della Scala»), promuove aspiranti bomber a opinionisti (Frick: «Un gol al Chievo avrebbe un sapore diverso»; Corradi: «Il Verona sente di più la partita»), muove le masse (previsto il tutto esaurito al Bentegodi, inclusi 500 agenti che tuteleranno l'ordine) e affratella i popoli. Ci prova, perlomeno. Perché l'atteggiamento ufficioso con cui le curve del Verona e del Chievo si apprestano a prender fiato per intonare l'inno di Mameli sembra in contraddizione con l'idea di fratellanza del sindaco Sironi Mariotti.
HELLAS - Il rischio è concreto. «l'occasione è troppo ghiotta perché qualche imbecille non ne approfitti» dice Carla Riolfi, coordinatrice dei 70 club di tifosi del Verona, 11.566 abbonati, 100-150 soci di media, concentrati prevalentemente al Nord: il club di Lampedusa si è perso per strada dopo la conquista dello scudetto. La speranza è che l'uscita del presidente Pastorello sull'«Arena» sia considerata una promessa e non una provocazione: «Cantate l'inno e io mi impegno a far tornare la nazionale a Verona». Il riferimento è a Italia-Uruguay del 22 aprile 1989, quando al Bentegodi gli azzurri furono sommersi dai fischi. Ai tifosi del Verona la trovata buonista del sindaco non è andata giù («Il derby non è né il luogo né il momento per suonare l'inno») e tutti si aspettano che le frange più estremiste abbiano organizzato proteste plateali. l'orientamento generale delle Brigate Giallobù, della Curva Sud e del gruppo Primo Febbraio, va sottolineato, in partenza è più goliardico che polemico. Ma la Riolfi avverte: «Certo dipenderà anche dall'andamento della partita, dal clima che si crea, dal risultato finale». Nella tribuna centrale, prima del fischio di Trentalange (l'unico ammesso, a prescindere), verrà esposto uno striscione di venti metri sul particolare che più fa rodere gli ultrà dell'Hellas: la condivisione dei colori sociali (giallo e blu) con i cuginetti. Un modo spiritoso (?), insomma, per rivendicare la supremazia territoriale («In fondo noi abbiamo vinto uno scudetto e loro no») e dei costumi. Al Verona, che ospita il primo derby scaligero in serie A, sono arrivate richieste di biglietti da tutto il mondo: Canada, Colombia, Albania, oltre alla troupe della Bbc che ormai staziona in città da quando il «Cievo» capolista non è più un miracolo ma una realtà e a Valeria Marini, inviata di Cecchi Gori e di «Quelli che il calcio...». Sul maxischermo, siccome la pubblicità è l'anima del commercio, scorreranno le immagini di Verona e dintorni. Se si tratta ancora di un' idea del sindaco, questa volta è buona. Malesani, che per accontentare tutte le richieste di interviste ha passato una settimana seduto al ristorante, ha confermato la squadra che ha pareggiato con Parma e Juventus.
CHIEVO - Se Del Neri tira la cinghia (Foglio e Legrottaglie giocheranno al posto degli squalificati Moro e D' Angelo), i leader storici del tifo, riuniti nel gruppo Nord Side, hanno messo mano al portafogli per non sfigurare nel derby degli ultrà. «Avremo una coreografia speciale - spiega Ivano Fagnani -, oltre agli striscioni per incitare la nostra squadra. Ci aspettiamo provocazioni di ogni tipo, a partire da quella sui colori della maglia, ma non abbiamo nessuna intenzione di rispondere». 4.732 abbonati, un pubblico composto in maggior parte da famiglie, tre giovani laureandi in economia come coordinatori del tifo (37 club, di cui tre al Sud: uno a Roma, uno a Salerno e uno a Pantelleria, 50-100 persone di media), un unico banalissimo coro come ritornello («Chievo, Chievo, Chievo»), gli ultrà del borgo sembrano troppo buoni per essere veri. Un miracolo nel miracolo. Sociologico oltre che sportivo. l'inno? «Siamo favorevoli e lo canteremo tutti insieme. Dovrebbe essere così prima di ogni partita, non solo per il derby». Il sindaco? «Ha avuto una grande idea». La partita? «Sarà la festa del calcio». Quando è troppo, è troppo.
FONTE: ArchivioStorico.Corriere.it (18 Novembre 2001)
- Verona - Chievo 3-2
Alla squadra di Malesani, sotto di 2 gol, il derby dopo un'incredibile rimonta
E' andato al Verona il derby di serie A, posticipo della 11ª giornata. Una partita combattuta per 90' e decisa nel finale da una rocambolesca rimonta. Va al Verona il primo derby in serie A con il Chievo, alla fine di una gara emozionante, ricca di gol e fin troppo combattuta: il taccuino dell'arbitro registra un espulso e otto ammoniti, ma il conto doveva essere addirittura piu' alto. Apre le danze Eriberto, con una deviazione volante sul palo piu' lontano. 1-0. Quattro minuti piu' tardi e' gia' raddoppio: su cross dalla destra, Seric interviene con un braccio: calcio di rigore che trasforma, con molta fortuna, Eugenio Corini. Il 2-0 potrebbe essere il colpo del ko invece, palla al centro ed e' subito replica del Verona: Mutu parte sul filo del fuorigioco e viene atterrato in area. Anche qui, rigore. stavolta tocca allo specialista Oddo, che infatti non fallisce. E si va alla ripresa.
La gara si innervosisce ancora di piu'. Marazzina rimedia un cartellino rosso e lascia il Chievo in dieci fra mille proteste. La tensione sale, anche tra giocatori e panchine. Con l'uomo in piu', il Verona preme ma il pareggio e' tutto opera della squadra di Del Neri: l'autogol di Lanna e' davvero da antologia del calcio. Ed e' 2-2. Ma non finisce qui, perche' tre minuti piu' tardi la difesa del Chievo sbaglia il fuorigioco e Camoranesi, tutto solo, puo' mettere alle spalle di Lupatelli. Il Chievo prova a reagire: ancora qualche fallo, ancora qualche buona occasione, ma la rete non arriva e cosi' vince il Verona e Malesani puo' dare libero sfogo alla gioia, a modo suo...
Chievo sempre capolista, ma le distanze si accorciano. La Juve (3-1 al Parma) torna a vincere dopo sei turni: Del Piero e doppietta di Trezeguet. Quota diciassette, come la Roma e il Bologna sconfitto a Lecce dal gran gol di Cirillo. Il nuovo Milan di Ancelotti non va oltre lo 0-0 casalingo col Piacenza. A valanga invece la Lazio a Udine: 4-1, con Crespo autore di una doppietta. Vince l'Atalanta; pareggi in Perugia-Brescia e Fiorentina-Torino.
FONTE: RaiSport.Rai.it (18 Novembre 2001)
- Rimonta Hellas, derby fatale per il Chievo
La capolista vola sul 2-0, poi resta in dieci e subisce il sorpasso: lampo decisivo di Camoranesi
Senza respiro, sotto la pioggia. Il derby, giocato a mille all' ora, è del Verona e siccome tutto era anomalo intorno a questa sfida, anche la gara ha avuto un percorso che si sarebbe potuto immaginare soltanto con uno sforzo di fantasia. Il Chievo conosce la seconda sconfitta del suo straordinario campionato, che non ne intacca il primato, dopo aver avuto in mano la partita, come già era accaduto il 15 settembre contro la Juve. In vantaggio di due gol al 37' del primo tempo, grazie ad una prodezza di Eriberto e a un rigore trasformato da Corini, il Chievo si è fatto avvicinare, riprendere e staccare dagli uomini di Malesani per tre errori che pesano come macigni. Più che il gol dell' 1-2, nato da un' incursione veemente di Mutu, atterrato da Foglio (con il concorso da Lupatelli, penalty trasformato da Oddo), sono stati tre episodi del secondo tempo ad aver rovinato la notte del Chievo. Il primo al 15' : Marazzina ha compiuto un fallo da dietro netto e inutile a metà campo e Trentalange non ha potuto esimersi dall' estrarre il rosso.
Ridotto in dieci, il Chievo si è arroccato in difesa, ma il Verona pur tenendo la partita in mano, faticava a trovare la chiave per passare. Ma qui accadeva l' incredibile: Lanna colpiva con forza una palla, arrivata in area senza pretese, ma sbagliava tutto e infilava l' incredulo Lupatelli. Era il 26' e il Chievo decideva di continuare a farsi male; così su un' azione da sinistra, faceva quello che mai si dovrebbe fare: il fuorigioco. La conseguenza era che Camoranesi si ritrovava a due passi da Lupatelli e pur calciando malissimo di destro, riusciva a firmare il 3-2 dell' estasi gialloblù. Il fatto che il Verona abbia sfruttato al massimo gli episodi anche fortunati che gli sono capitati non significa che la squadra dell' euforico Malesani non sia stato all' altezza di un derby straordinario per la bravura dei due allenatori, le loro qualità di strateghi, il loro coraggio, la loro intelligenza nel preparare la partita. In questo senso il derby di Verona è stato una lezione di calcio per tutti, soprattutto per chi va in campo e pensa sempre che il pareggio sia il risultato migliore per passare una settimana tranquilla e muovere la classifica. Il merito del Verona, ora a pari punti con il Milan e protagonista di una partenza lanciata (D' Anna ha rischiato il rigore su Camoranesi al 4' ), è stato quello di non perdere la testa, quando si è trovato sotto di due gol.
Perché il Chievo, dopo un quarto d' ora, ha cambiato passo, lasciando subito intendere che avrebbe lasciato il segno. Il gol annullato da Trentalange a Corradi (17' ), per motivi non del tutto chiari (nella maxi-mischia in area qualcosa è accaduto) è stato il primo segnale di risveglio della squadra di Del Neri. Ferron nulla ha potuto sulla conclusione di stinco di Eriberto, sfuggito a Seric, per proiettarsi sotto rete: il brasiliano, in avvitamento, ha trovato il gol, sebbene cercasse il cross. Il raddoppio è venuto su rigore, per un mani di Seric (37' ). Esecuzioni non impeccabile, ma vincente di Corini, uno dei tanti ex della serata, che ha celebrato l' evento con una corsa di cento metri, sotto la pioggia e senza maglia. Ma il Verona è rientrato subito in partita con il rigore di Oddo (40' ), prima dei fuochi d' artificio della ripresa. Verona era e resta la capitale del calcio che piace alla gente.
VERONA 3 CHIEVO 2
Marcatori: Eriberto 33' , Corini (rig.) 37' , Oddo (rig.) 40' p.t.; Lanna (aut.) 26' , Camoranesi 29' s.t.
VERONA (3-4-3): Ferron 6,5; P. Cannavaro 6, Zanchi 6,5, Gonnella 6 (Salvetti 6 20' s.t.); Oddo 6,5, Italiano 6,5, L. Colucci 6,5, Seric 6,5; Camoranesi 6,5 (Dossena s.v. 42' s.t.), Frick 6 (Gilardino s.v. 32' s.t.), Mutu 7. All: Malesani 8
CHIEVO (4-4-2): Lupatelli 6,5; Foglio 6, Legrottaglie 6, D' Anna 5, Lanna 5,5; Eriberto 7 (Mayelé 6,5 20' s.t.), Perrotta 7, Corini 7, Manfredini 7 (Beghetto s.v. 37' s.t.); Corradi 6 (F. Cossato s.v. 28' s.t.), Marazzina 5. All: Del Neri 8
Arbitro: Trentalange 7
Espulso: Marazzina 15' s.t.
Ammoniti: Oddo, Seric, Lupatelli, Corini, Foglio, L. Colucci, Eriberto, Gilardino, Zanchi
FONTE: ArchivioStorico.Corriere.it
- Verona in festa
Il primo derby scaligero e' stato un momento di grande gioia per tutta la citta'
L'inno di Mameli in uno stadio senza la presenza della nazionale. Come promesso dal sindaco di Verona Michela Sironi, alle 20,18 gli altoparlanti del Bentegodi, con Verona e Chievo ancora negli spogliatoi, hanno diffuso le note della musica simbolo d'Italia. Sui maxischermi sono prima comparse le immagini di Osvaldo Bagnoli scudettato accompagnate dalla voce di Pavarotti con il "Nessun dorma", poi quelle di gol gialloblu' sottolineate da "Libiam nei lieti calici" e dalla marcia trionfale dell'Aida. Quindi l'inno nazionale e' stato accolto dalla curva del Chievo con uno sventolio di bandiere gialloblu': solo qualche tricolore su quella dell'Hellas. Sono state eseguite le prime due strofe cantate da quasi tutto lo stadio.
FONTE: RaiSport.Rai.it 19 Novembre 2001
- Io sto con Malesani
Torna Mazzone dopo le 5 giornate di squalifica e si schiera dalla parte del tecnico veronese
A volte ritornano. Tempo di scontare 5 turni di squalifica. Lui, il "Malesani" di Brescia. Lui, in una parola, anzi in due Carletto Mazzone. E basta, tutto il resto non conta. Il tecnico delle rondinelle si è sfogato. Da quello suo show sul campo, dopo Brescia-Atalanta (30 settembre, 3-3, quinta giornata di A), quando ha dato dei "pezzi di m...." ai tifosi bergamaschi. Perché l'hanno apostrofato per 90' minuti. Lui e i suoi genitori. Lui, come Malesani, si è sfogato. Ognuno alla propria maniera. Ma di sfogo si tratta per entrambi. Certo che Mazzone ha pagato caro e salato. Quelle parole erano pesanti, ma il suo cuore giallorosso, il suo cuore di uomo ferito, gli hanno fatto andare il sangue alla testa.
Malesani no, il suo era uno sfogo di felicità, di gioia, per aver vinto il derby di Verona e soprattutto aver ristabilito le distanze gerarchiche con il Chievo. Due casi da "fuori dal coro", del calcio di casa nostra. Mazzone è tornato. Tornerà anche in panchina, scontata la maxi squalifica. E a parole, Carletto da Roma (e da Brescia) ha tuonato: "Non ho gradito questa squalifica. Io faccio parte del calcio buono, quello pulito: il palazzo mi ha deluso. Avrei potuto ottenere un riconoscimento morale per il mio esemplare comportamento, non l'ho avuto, ma va bene così. Io non ho mai chiesto sconti".
Baggio prima e Malesani poi. Ancora Mazzone: "Mi fa piacere che Baggio e Bilica abbiano fatto pace. Ora mi piacerebbe che succedesse lo stesso tra lui e Lippi...". "Quanto a Malesani, io sto con lui. In merito a questi due casi, come del resto è successo al sottoscritto per i suoi recenti gesti eclatanti, tutti hanno ritenuto di dover dispensare giudizi senza andare a scavare fra i perché di quei gesti. Ve li siete mai chiesti i perche?". Forse no.
- L'inno della discordia E' polemica, anche in tv
Una polemica sui volantini, una polemica in tv: l'inno di Mameli nello stadio Bentegodi ha sempre qualche problema. Venne fischiato prima di una partita dell' Italia nel 1989, è stato accolto ieri in modo negativo dagli ultrà del Verona, che hanno distribuito e appeso lungo i corridoi dello stadio volantini con i quali contestavano la scelta di intonare l'inno di Mameli prima della partita. In realtà il pubblico ha cantato, ma la polemica è arrivata da José Altafini, che come opinionista di Telepiù ha sottolineato come «metà stadio non s'è alzato in piedi, io sì. E' una vergogna». L'inno allo stadio di Verona non ha mai vita facile.
FONTE: ArchivioStorico.Corriere.it
- Il Derby di Verona, chiamato anche Derby della Scala o Derby dell'Arena, è una partita di calcio tra le due principali squadre della città di Verona: Hellas e Chievo.
Il primo confronto tra le due compagini si giocò l'11 dicembre 1994 in Serie B e finì con un pareggio: 1-1. In Serie A le due squadre si sono incontrate solo due volte, nella stagione 2001-2002. Il 18 novembre 2001, andò in scena al Bentegodi la partita di andata. Fu una partita carica di tensione e di notevole interesse mediatico: il Chievo al momento era primo in classifica e, con una vittoria, poteva tentare una fuga in solitaria, poiché l'Inter era stata bloccata fuori casa dalla Roma.
Il Verona, dal canto suo, con un successo poteva agganciare la zona Champions League. La partita offrì numerose emozioni: il Chievo, con Eriberto al 33' ed Eugenio Corini su penalty al 37', si portò in vantaggio di due reti, ma il Verona reagì immediatamente e accorciò le distanze al 40' con un rigore di Massimo Oddo. Nella ripresa, al settantesimo, l'Hellas pervenne al pareggio mediante una sfortunata autorete di Salvatore Lanna e, appena tre minuti dopo, Mauro German Camoranesi firmò la rete del successo del Verona. Nel match di ritorno il Chievo si prese la rivincita battendo i rivali per 2 a 1, frutto della doppietta di Federico Cossato e del gol iniziale di Adrian Mutu.
Piccola curiosità: in questa partita giocarono i fratelli Federico e Michele Cossato, il primo per i clivensi, mentre il secondo entrò nella ripresa tra le file del Verona.
FONTE: Wikipedia.org
- Verona felix
Entusiasmo per i successi delle squadre Venete che preparano il prossimo difficile turn di campionato
Intascati i tre punti nel derby storico, il primo in Serie A tra Verona e Chievo, sono cresciute a vista d'occhio le quotazioni della squadra di Malesani. Mai tanti tifosie cosi` entusiasti ai bordi del campo d'allenamento dei gialloblu in vista della delicata trasferta di Torino, delicata per la posizione di classifica dei granata, per la loro straordinaria carica agonistica, ma soprattutto perche` Malesani deve risolvere la spinosa questione legata alla doppia squalifica di Colucci e Seric. Anche Del Neri ha i suoi problemi in vista della sfida con il Perugia. In difesa rientrano Moro e Angelo, ma c'e` da sostituire Lupetelli tra i pali e Marazzina in attacco, entrambi squalificati...
FONTE: RaiSport.Rai.it 23 Novembre 2001