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ARVEDI e PELLEGRINI confermano la mia teoria di stamane: PREVIDI il vero uomo-svolta nella salvezza dell'HELLAS VERONA


HELLAS VERONA: La stagione è finita, meno peggio di come ad un certo punto si pensava fortunatamente, ma Giovedì pomeriggio la squadra si ritroverà all'antistadio per una seduta di allenamento. GIOVANILI: La stagione si chiude anche per i 'junior'... Ma noi saremo sempre qui!!!
- Giovedì appuntamento all'antistadio per i gialloblù
Orfei e compagni si ritroveranno per la prima seduta di allenamento a salvezza acquisita
Dopo una cavalcata incredibile che ha condotto l’Hellas Verona alla salvezza, i gialloblù godono di qualche giorno di riposo. Terminata la stagione sportiva, Orfei e compagni si ritroveranno comunque giovedì per una seduta pomeridiana presso l’antistadio.

- Settore giovanile, l'annata si chiude con un tris
Gli Esordienti '97 di Franco Bergamaschi superano in trasfera i pari età del Cà di David

FONTE: HellasVerona.it


Piero ARVEDI spiega che intende imparare dagli errori del passato e personalmente ho grande fiducia per il futuro ma prima di tutto serve la permanenza di Nardino PREVIDI che, come spiegavo stamane, a mio avviso è stato il principale artefice della salvezza dall'HELLAS VERONA. Altre due cose importanti dette dal conte nell'intervista sottostante: lascio parlare e agire le persone più competenti di me e per la promozione bisogna programmare... Chiacchierata con Davide PELLEGRINI in Piazza dei Signori dopo la grandissima festa di Domenica, Davide ama VERONA, ringrazia i suoi splendidi tifosi ed i suoi collaboratori CAVERZAN, MAZZARUNA e PRISCIANTELLI. Come sospettavo: nel PELLEGRINI bis è stato fortissimo lo zampino di PREVIDI, lo conferma il mister e precisa: 'Nella prima avventura io ed il mio staff eravamo stati lasciati soli!'. Il disastro COLOMBA-SARRI: 13 partite 3 punti! Ripercorriamo le tappe dell'autentica via crucis vissuta dall'HELLAS nella REGULAR SEASON. NEWS: 3 giorni di riposo ai gialloblù, Karamoko CISSÈ ha risposto alla chiamata della sua nazionale. GIUDICE SPORTIVO: Multa all'HELLAS VERONA (3 giornate di squalifica a Nanu GALDERISI)
- PIERO ARVEDI
«Mi tengo l’Hellas e Previdi ha carta bianca»
«È finita, è finita, finalmente». Una voce flebile ma serena quella di Piero Arvedi, il giorno dopo la sofferenza, la grande paura.

La salvezza. E adesso?
«Adesso mi sento come.. come una macchina che ha corso tanto e che si ritrova con le gomme sgonfie. Per giunta sono finito pure all’ospedale».
Sì, una bella tensione...
«Ma no, è che nella concitazione del pre partita mi sono anche scordato di prendere una pillola. Un bel rischio. Poi, mettici tutto il resto e i valori del sangue sono impazziti. Di corsa in ospedale...».
Ma questo non le ha rovinato la festa.
«No, i medici mi volevano trattenere. Ho fatto il diavolo a quattro. Per fortuna non hanno più le camicie di forza. Io volevo andare via, a festeggiare con i giocatori. Volevo andare via a tutti cosi e me ne sono andato. Ho fatto bloccare il pullman e ho detto: tutti al mio campeggio a festeggiare. Ed è stata una vera festa».
Prima, però, che cosa aveva provato? Che cosa ha pensato a pochi minuti quando ha lasciato lo stadio? Sofferenza, come tutti i veronesi...
«Guardi, io non posso sapere se la sofferenza degli altri sia stata pari alla mia. La sofferenza è una cosa intima. Io dico che, sì, ho sofferto. E molto, moltissimo, una cosa che non voglio più riprovare».
Ma questa soddisfazione non la ripaga? Ha visto le immagini della città, dei tifosi? Sembrava uno scudetto vinto.
«Ho visto, ho visto. Come pure ho visto che allo stadio di Busto c’erano solo veronesi. Che emozione. Però, guardi, se penso a tutta la sofferenza che ho passato... A tutte le difficoltà, le accuse...».
Adesso si sente stanco, però bisogna subito fare progetti. Che facciamo dell’Hellas? La B è una chimera?
«Sì, sono stanco, ma al futuro del Verona stavo già pensando anche prima dello spareggio. La prima cosa è non fare errori. L’ho detto più volte, io come presidente ne ho commessi, ma i tifosi lo sanno: mi sono imbarcato in questa avventura che mi è costata e mi sta costando tanto solo perchè al Verona voglio bene».
E allora riportiamolo in B...
«Il pallone è rotondo. A volte le stagioni si decidono con un episodio fortunato o sfortunato. Non voglio fare proclami. Dico però che non starò certo qui a vedere la squadra lottare ancora negli ultimi posti della C».
Allora un piano c’è.
«Io non parlo più. Lo lascio fare a chi è più competente, a quel grande uomo che è Previdi e che ci ha consentito di salvarci. Voglio dirlo: Previdi è stato davvero grande, a lui il merito. E se lui vorrà siamo pronti alla sfida. Una cosa è sicura: il Verona non lo cedo, me lo tengo. Poi non voglio più spendere cifre folli come quest’anno. Ingaggi troppo alti. I giocatori che resteranno dovranno fare anche loro sacrifici importanti. Per il bene dell’Hellas»


- DAVIDE PELLEGRINI
«In questo calcio c’è ancora posto per le brave persone»
Ventiquattrore dopo la salvezza del Verona siamo tornati in Piazza dei Signori con Davide Pellegrini. Lì, domenica pomeriggio, quattromila tifosi dell’Hellas hanno seguito sul maxi schermo la diretta della partita di Busto, hanno trepidato, hanno sofferto, hanno pianto di felicità dopo il gol del pareggio segnato da Zeytulalev. Ora regna il silenzio. Niente striscioni, niente sciarpe e bandiere gialloblù, niente cori. Tutto è tornato tranquillo. Questa è Verona, la città che piace a Davide Pellegrini.
«Quando esco dal campo e chiudo la porta dello spogliatoio... lascio il mio lavoro alle spalle, cerco di non pensarci più - racconta il tecnico dell’Hellas - faccio una vita normale, sono un uomo normale».

«Davide è una brava persona», ripetono tutti quelli che conoscono Pellegrini. Un pregio o un difetto in questo calcio?
Credo nei valori, penso che anche in questo calcio ci può essere posto per le brave persone. Alla base di tutto ci deve essere un rapporto corretto con i giocatori, con lo staff, con i dirigenti.
Pellegrini non corre sotto la Curva, non esulta, non lancia proclami. Perchè non si «scioglie» mai?
Sono fatto così, non andavo sotto la Curva neppure quando facevo il giocatore, non lo faccio adesso da allenatore. Non ho curato le mie pubbliche relazioni? Non m’interessa quello che dicono di me, vogliono essere apprezzato per quello che faccio non per quello che sono o che faccio finta di essere.
Quando ha deciso di fare l’allenatore?
Dopo aver smesso di giocare ho fatto un anno sabbatico, non sapevo che cosa fare esattamente. Ho pensato tanto, ho capito che dopo 17 anni di professionismo potevo restare nel mondo del calcio. Allenatore, osservatore, dirigente...non avevo le idee chiare. Ho avuto la fortuna di incontrare Dario Baruffi, lavorava per il Verona, mi ha fatto parlare con Leandro Leonardi, allora responsabile del vivaio gialloblù, e mi hanno affidato i giovanissimi regionali. Volevo partire dai ragazzi, mi hanno accontentato. Tra l’altro non pensavo di partire con l’Hellas, non avevo avuto più rapporti con il club di Corte Pancaldo dopo aver giocato nel Verona.
Cos’ha portato in panchina il Pellegrini giocatore...
Tutte le esperienze sono importanti, non bisogna buttare via niente. L’allenatore che ha fatto il giocatore può leggere meglio la partita nei novanta minuti, può fare le scelte giuste, anticipare anche le mosse degli avversari.
Che rapporto ha con i giocatori? Pugno di ferro o dialogo?
Sono sempre stato chiaro e schietto. Non ho mai usato il pugno di ferro ma non mi sono mai fatto mettere sotto da un giocatore. L’allenatore deve fare le scelte, il calciatore intelligente sa perchè le ha fatte. Ci possono essere incomprensioni, ho sempre lasciato la mia porta aperta, ho dato spiegazioni precise a chi me le ha chieste.
Com’è cambiato Pellegrini dalla prima alla seconda gestione?
Non sono mai cambiato, è cambiata la situazione. Quando ho preso in mano la squadra per la prima volta io e Riccardo Prisciantelli eravamo soli, quando sono tornato in panchina abbiamo trovato l’appoggio di Nardino Previdi e, conseguentemente, della società.
Così sono state fatte anche scelte importanti, «tagli» drastici alla rosa?
Nessun taglio,. ho puntato sui giocatori che mi hanno fatto capire che credevano nel progetto, non ho fatto fuori nessuno.Quelli che mi hanno dimostrato qualcosa in più sono stati ripagati.Un allenatore diventa più forte quando sa che ha le spalle protette.
Cos’ha provato dopo l’esonero?
Una grande amarezza, ero molto dispiaciuto perchè sapevo che a gennaio le cose potevano cambiare. Avevamo fatto 12 punti in 12 partite, la squadra non era all’ultimo posto in classifica, con i giusti ritocchi si poteva arrivare alla salvezza diretta. Lo so, non ci sono controprove, ma avrei voluto lavorare da gennaio con la nuova rosa.
Come ha trovato la forza di ripartire?
Sapevo che potevamo farcela. Ho sempre detto che il Verona poteva giocare undici partite, poteva arrivare ai play out. Non ho mai detto che la squadra si sarebbe salvato. Sapevo che gli spareggi sono partite strane, difficili. Una cosa è dire vinceremo la partita, un’altra cercheremo di fare una buona prestazione per arrivare alla vittoria.
Ha mai avuto paura?
All’inizio, quando sono entrato nello spogliatoio dopo la sconfitta di Terni. Tutti depressi, con gli occhi bassi, non vedevo reazioni. Dopo qualche giorno ho capito che stava cambiando qualcosa.
Potrebbe arrivare la proposta di una società di B o di una squadra importante di C. Cosa risponderà Pellegrini?
Non posso andare in serie B perchè non ho il patentino, la domanda d’iscrizione al corso di prima categoria è scaduta il 23 maggio, dovevo pensare ai play out del Verona e non ai documenti da inviare a Coverciano. La squadra più importante di C è l’Hellas, quindi non potrei accettare altre proposte, il mio desiderio è di rimanere qui e allenare ancora i gialloblù. Ovviamente questa decisione non dipende da me, parleremo con la società nei prossimi giorni.
Tornerebbe ad allenare la Berretti del Verona?
In questi mesi penso di aver dimostrato qualcosa, credo di poter allenare in serie C.
Domenica pomeriggio c’erano più di tremila tifosi a Busto Arsizio, quattromila in Piazza dei Signori. Una passione incredibile...
Questi ragazzi hanno dimostrato un attaccamento incredibile alla squadra, difficile spiegare una cosa del genere. Parlavo con un giocatore prima della partita di Busto, guardando la gente sulle gradinate, e ci sembrava tutto impossibile. Noi, padroni, in casa d’altri. Una piazza calda, caldissima. Non si possono fare paragoni con altre squadre del Nord. I tifosi ci sono sempre stati vicini, non hanno fatto mancare il loro sostegno anche nei momenti più difficili.Hanno avuto un ruolo importante in questa salvezza.
Non solo grazie ai tifosi...
No, devo ringraziare tanta altra gente. Il Conte Arvedi, innanzitutto. Mi ha dato la possibilità di sedere sulla panchina dell’Hellas. Poi le 3P e le 3D. Nardino Previdi e Riccardo Prisciantelli, mi hanno sempre sostenuto senza intervenire mai nelle decisioni tecniche. Diego Caverzan e Dario Marigo sono stati due collaboratori splendidi, due amici fidati. Senza dimenticare Cristian Mazzurana, il nostro preparatore atletico, i fisioterapisti, lo staff medico. Abbiamo sempre collaborato con grande armonia per il bene dell’Hellas. Infine un ricordo per Sante Begalli, l’ex capitano del Verona scomparso qualche settimana fa. L’avevo conosciuto quando andavo a giocare con i Gialloblù 70. Una persona squisita, grande sportivo, molto legato al Verona. Non posso dimenticarlo

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- EMERGENZA CONTINUA.
A BUSTO ARSIZIO, CON IL GOL DI ZEYTULAEV, SI È CONCLUSA UNA STAGIONE MALEDETTA: DOPO TRE MINUTI DI CAMPIONATO L’HELLAS ERA GIÀ IN CRISI
Un anno vissuto pericolosamente

- LE NEWS.
TRE GIORNI DI RIPOSO, RITROVO GIOVEDÌ ALL’ANTISTADIO
Cissè convocato dalla Guinea per le qualificazioni mondiali. L’attaccante gialloblù in ritiro a Survilliers Giocherà contro Kenia, Zimbabwe e Namibia

- IL GIUDICE SPORTIVO. AMMENDA AL VERONA
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FONTE: LArena.it




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FONTE: LArena.it