VAVASSORI, L'HELLAS E IL 4-4-2: Da buon pragmatico che schema poteva essere caro al sostituto di REMONDINA? Ma il 4-4-2 è chiaro!
Perchè?
- Perchè è lo schema più semplice, immediato e veloce da trasmettere ai giocatori;
- Perchè è lo schema base dalle variazioni del quale sono poi nati tutti gli altri;
- Perchè in due mosse può trasformarsi in catenaccio inataccabile o in modulo assolutamente spregiudicato;
- Perchè è lo schema più 'equilibrato' e permette di avere almeno 3 uomini vicini alla palla in qualunque zona del campo essa sia;
Del resto, come ha avuto modo di dire anche VAVASSORI, il 4-3-3 già lo sanno (?!?) che male può fare cercare di cambiare al volo e vedere come butta?
Per quel che può valere sono assolutamente d'accordo con Giovanni... Tanto più che il VERONA ha una rosa sufficientemente 'duttile' in uomini e ruoli per passare da uno schema all'altro a seconda delle situazioni che si potrebbero determinare in gara:
- La difesa sarà la meno 'ritoccata' in assoluto: a 4 giocava e a 4 rimarrà con la sola sostituzione (causa squalifica) in Gara 1 di PUGLIESE come esterno sinistro (CAMPAGNA e/o BERTOLUCCI pronti alla bisogna a seconda di dove verrà fatto giocare CANGI) e di COMAZZI (causa infortunio) al centro
- Il centrocampo sarà la vera arma in più a seconda della predisposizione tattica del momento: si potrebbe partire 'neutri' con ESPOSITO, DALLA BONA, GARZON e PENSALFINI (RUSSO è stato fermato dal giudice sportivo) in maniera da avere due 'costruttori di gioco' e due incontristi (più o meno) puri e poi attaccare inserendo CIOTOLA come centrocampista offensivo destro (ruolo che ricopriva egregiamente nell'AVELLINO) e/o RANTIER (con FARIAS da 'riconvertire' alla bisogna) come ala sinistra. C'è da difendersi? Basta 'agire' sui 4 di partenza (ricordando pure che in panca ci sono anche CAMPISI e BURATO)
- In attacco c'è l'imbarazzo della scelta con prime punte dalle differenti caratteristiche come DI GENNARO, COLOMBO e SELVA più 4 seconde punte come BERRETTONI, FARIAS ed ancora RANTIER e CIOTOLA
Certo che dal dire (o in questo caso scrivere) al fare ce ne passa ma la novità Vavassoriana mi intriga non poco e non vedo l'ora di vederla all'opera in campo... FORZA HELLAS!
[DICONO]
I rimpianti del patròn MARTINELLI «Ho pianto per due giorni. Non mi do pace. E’ un momento di m... Adesso se ne dicono di tutti i colori».
Il presidente dell’Hellas ha abbandonato ieri la consueta calma e si è lasciato andare ad uno sfogo, frutto della delusione per la mancata promozione.
«Ci abbiamo messo del nostro. Remondina lo avrei cacciato prima se avessi saputo l’epilogo. Certo che mi sono pentito di non averlo fatto. Ma se torno indietro e ripenso al campionato, dico no. Come potevo mandarlo via ad una due partite dalla fine?» (Leggo.it)
'Nanu' GALDERISI ripercorre le tappe che portarono l'HELLAS allo scudetto nel campionato '84-'85: «E' impossibile scegliere un solo ricordo tra i tantissimi dello scudetto. Sono dei ricordi immensi e vivono ancora oggi, tramandati dai più anziani ai più giovani, che amano la maglia gialloblu. Ho sempre in mente ogni situazione, la spontaneità di una squadra che era considerata la cenerentola del campionato e che invece è riuscita a conquistare qualcosa di impensabile» - afferma l'ex attaccante - «Ce ne siamo accorti il giorno di capodanno che potevamo davvero realizzare il nostro sogno. Eravamo tutti insieme, con le rispettive famiglie, Fanna si è alzato in piedi per il brindisi e ha detto: 'Questo è il nostro anno, lo scudetto non ce lo toglie nessuno'. E pensare che mancavano ancora le sedici partite del girone di ritorno.
Entravamo in campo con la consapevolezza di poter vincere, nonostante ci fossero minimo dieci squadre che avevano in rosa almeno degli stranieri di grande valore: la Juve con Platini e Boniek, la Fiorentina con Socrates, l'Udinese con Zico, il Napoli con Maradona»
Infine, l'allenatore campano spiega la ricetta del successo dell'undici veneto. «Abbiamo vinto grazie ad un grande spirito di gruppo, ad un grande allenatore, a una città che viveva come se fossimo parte integrante del tessuto urbano. A Verona si viveva bene, ci si allenava bene e c'era tutto ciò che un giocatore potesse desiderare per rendere al meglio. Poi c'era Bagnoli che ad ogni piccolo problema ci sosteneva, era sempre lì, anche se non parlava molto, per noi era una figura fondamentale, un fratello maggiore. Era un tecnico fuori dal coro per il modo che aveva di caricare la squadra e per descriverlo basta vedere come ha salutato il calcio: ad un certo punto della sua carriera ha detto stop, non alleno più, e così si è allontanato dal mondo del pallone» (Sportal.it)
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[RASSEGNA STAMPA]
Calcio: una settimana a Rimini Verona
Rimini - RN
Una domenica di riposo per Rimini e Verona, in attesa della semifinale di andata dei playoff che si giocherà al Romeo Neri il prossimo 23 maggio: una partita cruciale per il Rimini, che deve assolutamente vincere, considerando il miglior piazzamento degli scaligeri che li rende favoriti per la promozione. I biancorossi vi arrivano comunque in buoni condizioni di forma e morale. Mister Melotti proporra' il consueto 4-1-4-1 con l'unico dubbio in difesa, dove Catacchini potrebbe lasciare la fascia destra a Vitiello, con conferma di Lebran e Rinaldi al centro. In casa Verona Vavassori sfrutterà la sosta per conoscere al meglio il proprio organico, ma dal punto di vista tattico si trova di fronte ad una montagna da scalare, nel passaggio dal 4-3-3 (o 4-3-1-2) al 4-4-2. Tanti i centrocampisti centrali e gli attaccanti esterni in organico, pochi i laterali puri. Indicativamente, l'ex tecnico dell'Atalanta dovrebbe schierare un centravanti di peso (Colombo o Di Gennaro), supportato da un trequartista-seconda punta (Farias, Selva o Berrettoni), con Ciotola e Rantier esterni. Difficile infatti adattare Garzon o Dalla Bona nel ruolo di centrocampista destro.
In difesa inoltre mancherà il terzino sinistro Pugliese. La pressione in casa Verona sarà elevatissima, ma anche in casa Rimini; in apparenza i biancorossi non hanno nulla da perdere, ma in realtà la promozione in Serie B diventa cruciale per il futuro. Come anticipato mesi fa dall'avvocato Boldrini, la Cocif potrebbe ripensare il suo abbandono in casa di promozione. In fondo la famosa conferenza stampa potrebbe essere stata la vera svolta della stagione. Immaginiamo infatti una mossa d'azzardo, per scuotere un ambiente che stava galleggiando nella mediocrità. Da quel giorno mister Melotti ha fatto finalmente scelte definitive e molti giocatori hanno recepito il messaggio: o la Serie B o si muore (sportivamente parlando). Fra gli esempi positivi, fatemi citare Roberto Vitiello: comunque vada, il suo futuro sarà lontano da Rimini, ma invece di adagiarsi, in attesa di un nuovo contratto, è stato uno dei trascinatori in questo finale di stagione, in particolare nella gara del 2 maggio con i veneti.
Riccardo Giannini
FONTE: AltaRimini.it
Verona 1985, i miracoli capitano una volta sola
ven mag 14 05:42
Mi scuso per l'assenza di ieri: ma stavo proprio male. Oggi non sto molto meglio ma ho voglia di scrivere. In particolare di un ricordo vecchio ormai di venticinque anni e che di tanto in tanto rispolvero con piacere come se si trattasse di un miracolo, di un qualcosa che offre uno spazio alla speranza, all'imprevedibilità.
E' il ricordo del 12 maggio del 1985 e dello scudetto vinto dall'Hellas Verona allenato da Bagnoli. Per tutti, un po' come quello vinto dalla Sampdoria sei anni più tardi quello fu lo scudetto che non ti aspetti, il trionfo dell'outsider.
Io non sono molto d'accordo: il Verona, come la Sampdoria, aveva una squadra pazzesca, fortissima; e un signor allenatore. Certo, se mettiamo sulla bilancia le due squadre è vero che la Samp di Boskov (con Mancini, Vialli, Lombardo e Pagliuca, solo per citarne alcuni, all'apice della loro stagione agonistica) in quel momento era davvero una delle squadre più forti e spettacolari del mondo. Il Verona del 1985 era invece un collettivo di lavoratori onesti e umili, con eccellenti qualità individuali e una voglia di rivalsa pazzesca. Era un po' come la sporca dozzina o come i Mean Machine della sporca ultima meta.
Sporchi non so, ma incazzati di sicuro: perché tutti quei giocatori che Bagnoli aveva accuratamente scelto nel catalogo dei saldi e dell'usato garantito, avevano qualcosa da dimostrare: nessuno di loro era riuscito a imporsi da titolare nelle sue esperienze precedenti e pochi avrebbero speso cifre da capogiro per Di Gennaro, Fanna, Tricella, Galderisi, Manfrini, Sacchetti, Ferroni, Garella, Elkjaer o Briegel. D'altronde, con fuoriserie come Zico, Platini, Maradona, Rumenigge in giro... perché prendersi l'utilitaria?
Allora la Serie A era davvero il campionato più bello del mondo: sedici squadre, trenta partite da giocare, solo alla domenica e sempre alle 14.30 (ora legale permettendo). Lo spezzatino lo mangiavi a tavola alla sera, guardando Domenica Sprint alle 20 in punto che iniziava poco dopo la puntata settimanale di Spazio 1999. Si diventa sempre un po' nostalgici alla mia età.
Perché Bagnoli vinse quello scudetto? Glielo hanno chiesto in tanti e un po' profeticamente, nella prima intervista da campione d'Italia che offre a Galeazzi a bordo campo nella bolgia della festa, l'allenatore non risponderà: i suoi giocatori glielo impediranno con un gavettone e un abbraccio lungo diversi minuti.
Bagnoli in effetti a quella domanda non ha mai risposto, forse perché non sapeva cosa rispondere o forse perchè era meglio non dirlo.
Qualcuno sostiene anche che quello scudetto fu 'concesso' dai poteri forti di allora per fare in modo che il calcio italiano godesse di maggiore credibilità. Della serie... "se vince l'Hellas magari non se ne accorgono". Trovo questa ipotesi assurda e offensiva: il Verona vinse perché mentre tutti (Juve, Inter, Milan, Roma e Napoli) attendevano fiduciosi il crollo della capolista, quel crollo non sarebbe mai arrivato forte di un patto silenzioso e molto umano tra un allenatore e i suoi giocatori.
Ci sono altri motivi, forse più tecnici, che in quel calcio di allora, hanno consentito a Bagnoli a confezionare il suo miracolo: una rosa di pochi titolari, perché si giocavano poche partite. Bagnoli li curava uno per uno, conosceva tutti e parlava con tutti. Non in conferenza stampa ma nello spogliatoio, a volte in dialetto, a volte con qualche parolaccia qua e là. Prima di tutto c'era il rapporto umano.
Il calcio non era mediatico come oggi: se quella stessa squadra giocasse oggi, con tv provenienti da ogni parte del mondo per capire il fenomeno Bologna, agenti, procuratori, promotori finanziari, concessionari automobilistici, agenzie pubblicitarie che invadono il campo alla fine di ogni allenamento per offrire qualsiasi genere di attività esterna agli eroi dello scudetto inatteso, la Banda Bagnoli sarebbe caduta dopo cinque settimane, e non dopo trenta. Troppo stress, dal quale oggi sarebbe impossibile difendersi in una piccola squadra di provincia.
Non c'erano ancora state norme, la legge Bosman tanto per citarne una, che consegnavano il calcio nelle mani di chi ha più soldi e dei procuratori. Allora poteva ancora vincere il più forte, il più astuto, il più equilibrato, il più lungimirante e che a tutte queste qualità doveva aggiungere una gran fortuna. Oggi è impossibile. Al massimo uno così arriva terzo. Oggi devi avere tanti, tantissimi soldi: e saperli spendere bene.
Ma, più di ogni altra cosa, il Verona di allora era una SQUADRA, a lettere cubitali e non solo maiuscole. C'era un progetto, forse anche di vita, dentro quello spogliatoio. Ed era un progetto serio. Quei due attaccanti, Galderisi ed Elkjaer, così diversi tra loro riuscivano a integrarsi meravigliosamente; la stessa alchimia che Bagnoli avrebbe tentato con successo anche a Genova con Aguilera e Skuhravy. Io poi avevo un'adorazione per Elkjaer: fumava, beveva, andava in macchina come un pazzo. Ma quando era in campo il suo unico obiettivo era buttare giù la porta: fantastico. Ricordo il suo gol senza scarpa: la perse in un contrasto e mica si fermò... calciò una sassata impressionante con il calzettone destro in bella evidenza. Era Verona-Juventus ed Elkjaer segnò dopo cinquanta metri di corsa dirompente raccogliendo un lancio di Garella. Una delle più belle azioni solitarie che abbia mai visto...
Ho avuto la fortuna qualche anno dopo di conoscere alcuni protagonisti di quella straordinaria stagione: Briegel venne a giocare a Genova, con la Sampdoria; e in qualche chiacchierata ufficiosa mi confidò che andare in macchina con Elkjaer lo terrorizzava. Il danese aveva un gol GTI con la quale faceva a tutta velocità la strada tra il campo di allenamento e Bardolino. I due erano amici, ma erano diversissimi: il giorno e la notte. Briegel un signore, un gentleman educatissimo e sempre misurato; Preben uno scavezzacollo senza paura né freni.
Quando conobbi Bagnoli, che nel 1990 venne ad allenare il Genoa, fu per me una sorta di rivelazione. Ricordo quella presentazione al Pio come fosse oggi: aveva un paio di scarpe da tennis senza alcuna marca, un paio di pantaloncini bermuda color kaki, si era annodato l'orologio a un'asola dei pantaloni. Sembrava si fosse appena vestito alla bancarella del mercato di piazza Rapisardi. La macchina? Una Citroen CX, la stessa che aveva mia zia Laura, solo che era bianca e non celestina.
Qualche mese dopo, il Genoa era quinto, Bagnoli era l'ospite d'onore di un pranzo offerto dai giornalisti genovesi che gli volevano dare un premio: all'ospite d'onore offrono il posto a capotavola, che lui ovviamente rifiuta. Sedendosi del tutto casualmente vicino a me: al dolce, finalmente, prendo coraggio... "mister, ma oggi vincerebbe ancora a Verona?"
"I miracoli capitano ma miracoli così capitano una volta sola".
Il calcio italiano sgretolò quel miracolo: sappiamo com'è andata a finire con il Verona, che non si riprese più da quella stagione e dopo qualche anno finì in B. Perché in Italia è così: fino a che sei piccolo, e potresti anche vincere, sei simpatico e divertente. Ma se poi vinci sul serio, qualcuno si incazza. E decide che non devi vincere più.
Bagnoli chiuse la sua esperienza a Genova con una stagione incantevole e un'altra che si chiuse in modo molto deludente mentre la Sampdoria sfiorava la Coppa Campioni. Andò all'Inter per quella che sarebbe stata la grande scommessa della sua vita da allenatore: andò male, e seguendo quella coerenza un po' burbera di chi quando ha preso una decisione non torna più indietro, Bagnoli lasciò definitivamente il calcio. Lo cercarono in tanti, e disse di no a tutti.
Io l'ho rivisto a Genova qualche anno fa, sempre per un evento celebrativo: "mister, ma cosa è successo davvero all'Inter?"
"Semplice, uno come me non può allenare una grande squadra".
Ma vincere con una piccola sì: scegliete voi cosa sia meglio.
Stefano Benzi
FONTE: EuroSport.it
Calcio. Domenica 23 maggio i botteghini del 'Romeo Neri' saranno chiusi
I biglietti per Rimini-Hellas Verona, semifinale d'andata dei play off di Prima Divisione, si potranno acquistare solo in prevendita alla Ticket One.
www.ticketone.it
RIMINI | 14 maggio 2010 | In riferimento alle gare di Play-Off che avranno inizio il prossimo 23 maggio 2010, la Rimini Calcio F.C. comunica - sul suo sito ufficiale -che il servizio di biglietteria per le gare in oggetto è affidato alla società Ticket-One di Milano.
L'emissione della biglietteria avverrà "esclusivamente" attraverso la rete di punti vendita e il sito internet di Ticket-One (www.ticketone.it) area punti vendita.
I biglietti potranno essere acquistati con le modalità in uso nella corrente stagione sportiva e nel rispetto delle disposizioni impartite dai competenti Organi di Pubblica Sicurezza, secondo i prezzi che saranno stabiliti dalla Lega.
Si puntualizza che la vendita dei biglietti del Settore Ospiti dovrà essere gestita obbligatoriamente attraverso la rete Ticket-One (punti vendita internet) e dovrà cessare alle ore 19:00 del giorno antecedente la gara.
L'elenco completo dei punti vendita Ticket-One sul territorio è disponibile sul sito www.ticketone.it alla sezione "punti vendita".
Calcio. Rimini-Verona, i gialloblù Pugliese e Russo squalificati
I due giocatori scaligeri hanno rimediato un turno di stop. Nessun appiedato nelle fila biancorosse. Tutte le decisioni del Giudice Sportivo di Lega Pro.
RIMINI | 11 maggio 2010 | Il Verona nella gara d'andata della semifinale di play off con il Rimini, in programma domenica 23 maggio allo stadio "Romeo Neri", non potrà schierare il difensore Giuseppe Pugliese ed il centrocampista Giuseppe Russo (ex biancorosso), fermati per un turno dal Giudice Sportivo (contro il Portogruaro i due gialloblù hanno rimediato la quarta ammonizione stagionale). Il difensore scaligero Luca Ceccarelli entra in diffida (terza infrazione). Nessuno squalificato nelle fila biancorosse.
Trecento euro di ammenda alla Rimini Calcio "perché propri sostenitori in campo avverso introducevano, accendevano e lanciavano sul terreno di gioco un fumogeno, senza conseguenze".
Cinquecento euro di ammenda all'Hellas Verona "perché propri sostenitori introducevano ed accendevano nel proprio settore tre bengala e facevano esplodere nel recinto di gioco un petardo, senza conseguenze".
FONTE: NewsRimini.it
11 maggio 2010
Galderisi: "Uno scudetto impossibile"
Sono passati venticinque anni da quel 12 maggio indimenticabile, ma ogni tifoso dell'Hellas Verona ha ancora in mente l'1-1 di Bergamo che regalò agli scaligeri il primo, e finora unico, scudetto della loro storia. E' così anche per tutti i protagonisti di quell'annata straordinaria, tra cui Giuseppe Galderisi, che ha rivissuto ai microfoni di Sportal.it quegli incancellabili momenti. "E' impossibile scegliere un solo ricordo tra i tantissimi dello scudetto - afferma l'ex attaccante -. Sono dei ricordi immensi e vivono ancora oggi, tramandati dai più anziani ai più giovani, che amano la maglia gialloblu. Ho sempre in mente ogni situazione, la spontaneità di una squadra che era considerata la cenerentola del campionato e che invece è riuscita a conquistare qualcosa di impensabile".
Il tricolore ad una squadra non di primo piano adesso è un'utopia secondo il salernitano. "Oggi non è più possibile. A volte qualche squadra parte alla grande e si grida al miracolo, come è successo, ad esempio, con Chievo e Sampdoria, ma non riescono poi a durare fino alla fine del campionato. Le big riescono a gestire meglio le situazioni, sono più abituate, e poi influisce soprattutto la qualità della rosa, perchè la Sampdoria al 100% non è meglio dell'Inter con dieci giocatori in meno. Già, secondo me, vedere la Roma che continua a lottare da anni, che rimane sempre attaccata ai nerazzurri, è una bella vittoria, è la dimostrazione che non esistono soltanto le milanesi e la Juventus".
"Ce ne siamo accorti il giorno di capodanno che potevamo davvero realizzare il nostro sogno. Eravamo tutti insieme, con le rispettive famiglie, Fanna si è alzato in piedi per il brindisi e ha detto: 'Questo è il nostro anno, lo scudetto non ce lo toglie nessuno'. E pensare che mancavano ancora le sedici partite del girone di ritorno. Entravamo in campo con la consapevolezza di poter vincere, nonostante ci fossero minimo dieci squadre che avevano in rosa almeno degli stranieri di grande valore: la Juve con Platini e Boniek, la Fiorentina con Socrates, l'Udinese con Zico, il Napoli con Maradona".
Infine, l'allenatore campano spiega la ricetta del successo dell'undici veneto. "Abbiamo vinto grazie ad un grande spirito di gruppo, ad un grande allenatore, a una città che viveva come se fossimo parte integrante del tessuto urbano. A Verona si viveva bene, ci si allenava bene e c'era tutto ciò che un giocatore potesse desiderare per rendere al meglio. Poi c'era Bagnoli che ad ogni piccolo problema ci sosteneva, era sempre lì, anche se non parlava molto, per noi era una figura fondamentale, un fratello maggiore. Era un tecnico fuori dal coro per il modo che aveva di caricare la squadra e per descriverlo basta vedere come ha salutato il calcio: ad un certo punto della sua carriera ha detto stop, non alleno più, e così si è allontanato dal mondo del pallone".
FONTE: Sportal.tv
L'INTERVISTA
Verona, ma te lo ricordi Bagnoli? "Allo stadio volevano il documento"
Lo scudetto dei miracoli venticinque anni dopo raccontato dall'ex allenatore "Il mio erede è Prandelli, lo vedrei bene come ct"
dal nostro inviato CONCETTO VECCHIO
VERONA - "Non pensavo certo di poter riuscire come allenatore, iniziai nel '74 dalle giovanili del Como ed ero convinto che sarei rimasto sempre ad allenare i ragazzi. Poi arrivò Verona, ed era soprattutto una squadra di giovani che non avevano trovato spazio nelle grandi, come Di Gennaro chiuso da Antognoni nella Fiorentina, Fanna da Causio nella Juve, Tricella che era stato all'Inter. A Galderisi in ritiro dissi che non sarebbe stato titolare, lui telefonò a Boniperti chiedendo di poter tornare indietro, poi fece quella doppietta Belgrado con la Stella Rossa, che allora era uno squadrone, e rubò il posto a Joe Jordan. Il ciclo - due volte quarti, due finali di Coppa Italia, lo scudetto, poi ancora quarti, otto anni di serie A - fu possibile soprattutto perché tutti avevano fame e volevano dimostrare che avevano sbagliato a mandarli via".
Oggi sono 25 anni che l'Hellas Verona ha vinto lo scudetto, nel Dopoguerra unica fra le squadre non capoluogo di regione, e sedici da quando Osvaldo Bagnoli ha smesso di allenare: febbraio '94. Non è un caso che l'addio coincida con l'avvio del calcio in pay-tv. Bagnoli non è cambiato. Ha solo i capelli bianchi. A luglio compie 75 anni e nelle due ore di intervista, in un parco giochi in fiore dirimpetto la sua casa alle Torricelle, ripeterà spesso "ho avuto fortuna". Una professione di modestia che stride con il curriculum: altre due promozioni in A e poi il miracolo Genoa, a un passo dalla finale Uefa. "Lì la tifoseria chiede ai suoi giocatori di uscire sempre con la maglia sudata dal campo: ci torno spesso, a Genova".
Oggi è impegnato a dare una mano agli ex giocatori indigenti, ("Ce ne sono tanti, che smisero negli anni Sessanta, guadagnando pochissimo") e con gli Ex Gialloblù è reduce da una partita di beneficenza a Barcellona. "C'erano 90mila persone al Nou Camp contro l'ultima in classifica, tante famiglie che all'indomani ho rivisto mentre facevano la fila davanti al museo dello stadio. Io non andavo al Bentegodi da tre anni prima di domenica scorsa. In passato ho dovuto esibire pure la carta identità. Così preferisco guardare le partite in tv. Totti per anni mi ha tenuto incatenato alla poltrona. Ammiro Milito, fantastico nel costruirsi certi gol. Per quel che ho visto Balotelli è certamente un talento vero, ma non mi chieda come lo gestirei io".
Non ha molta simpatia per Mourinho, pur reputandolo molto bravo, invece stravede per Prandelli, che ritiene il suo erede e che vedrebbe bene in Nazionale. Sono fatti della stessa pasta e insieme hanno trascorso un'estate in Spagna ad allenare i ragazzini. "Quando l'Inter mi esonerò avevo 58 anni, mi sentii al capolinea. Ho detto no a tutti. Lo dovevo soprattutto a mia moglie, riconoscente per i sacrifici che aveva fatto". E cosa ha fatto in tutti questi anni? Risposta: "Ho vissuto". Due figlie, due nipoti, due alberghi con un socio.
Gianni Brera, che lo ribattezzò Schopenhauer, disse che era da Milan, ma poi tirarono fuori la storia che era comunista. "Io votavo socialista, perché così faceva mio padre: la verità è che con Berlusconi non ci fu alcun contatto. Lo vidi solo una volta, nel sottopassaggio di San Siro, prima di un derby, e fu cortese. Mi avrebbe voluto invece il Milan di Giussy Farina. Firmai anche un precontratto, oggi si può dire, ma poi Ciccio Mascetti mi convinse a rimanere al Verona. La verità è che io non ero un allenatore da grande squadra, dove bisogna essere bravi nelle pubbliche relazioni, vincere e basta, senza tenere in conto altri valori".
FONTE: Repubblica.it
Giovedì 13 Maggio 2010
Martinelli e il ko col Porto: «Ho pianto due giorni»
VERONA - «Ho pianto per due giorni. Non mi do pace. E’ un momento di m... Adesso se ne dicono di tutti i colori». Mai visto, né sentito un Giovanni Martinelli così. Il presidente dell’Hellas ha abbandonato ieri la consueta calma e si è lasciato andare ad uno sfogo, frutto della delusione per la mancata promozione. «Ci abbiamo messo del nostro. Remondina lo avrei cacciato prima se avessi saputo l’epilogo. Certo che mi sono pentito di non averlo fatto. Ma oggi (ieri, ndr). Se torno indietro e ripenso al campionato, dico no. Come potevo mandarlo via ad una due partite dalla fine?». (G.Vig./ass)
FONTE: Leggo.it
HELLAS
BAGNOLI, DI GENNARO, FANNA E SACCHETTI IN CORO
Gli ex gialloblù sono tutti d’a cco rd o «Si, Vavassori è l’allenatore giusto»
Andrea Spiazzi Verona
I campioni dell’Hellas sponsorizzano Vavassori. È accaduto l’altra sera, al teatro Filarmonico, alla celebrazione del 25° anniversario dello scudetto. L’attuale squadra, mister compreso, era presente, sul palco, ad ammirare le gesta e ad ascoltare i racconti dei ragazzi di Bagnoli. L’Osvaldo ha detto loro: «Forza, potete farcela,ma serve uno spogliatoio unito, che remi in un’unica direzione». A stupire i presenti è stato l’a bbraccio fraterno che Fanna e Sacchetti hanno riservato a Giovanni Vavassori, loro vecchio amico. «Con lui possono farcela - commenta Pierino - è uno che sa ribaltare una squadra, essere anche duro se serve, ma soprattutto è un allenatore preparato ed una persona per bene».
Dal palco, invece, Gigi Sacchetti proclama: «Lo conosco bene e voglio metterci la faccia - dice l’ex centrocampista - garantisco io per Vavassori, fidatevi, è l’uomo giusto per l’Hellas». Non è stato l’uni co momentodi vicinanza tra i gloriosi ex e i gialloblù di oggi. Antonio Di Gennarohavoluto raccontare un aneddoto. «Ho mandato un sms a Ceccarelli dopo la sconfitta col Portogruaro - racconta l’attuale commentatore di Sky - per incoraggiarlo. Lo conosco da quando faceva le giovanili, è bravo ed ora mi attendo un suo messaggio che arrivi in Sud Africa il 13 giugno (data del ritorno della finale play off, ndr). Un messaggio che mi porti una grande notizia».
FONTE: DNews.it
15/05/2010
«Solo sette punti in più? Troppo pochi per vincere»
I NUMERI DEL CAMPIONATO. «Brucia» il confronto con l'anno scorso
I numeri hanno regalato una sorpresa amara a Giovanni Martinelli. «Solo sette punti in più? Troppo pochi, dovevamo farne dodici». L'osservazione del presidente non fa una grinza. Cinque punti in più avrebbero garantito la promozione diretta. Ma la realtà un'altra. E il confronto tra il Verona di ieri e quello di oggi regala tanti spunti. La passata stagione Nardino Previdi e Riccardo Prisciantelli avevano salvaguardato la sopravvivenza della società operando in maniera oculata e senza disporre di un portafoglio a fisarmonica. I due dirigenti gialloblù erano riusciti poi a strappare anche un milione di euro per la valorizzazione dei giovani arrivati a Verona. Insomma, un Hellas concepito «al risparmio» non aveva fatto poi così peggio di quello allestito quest'anno da Bonato e Martinelli con costi di gestione totale della società che vanno dai sette agli otto milioni di euro. Cifre importanti. «E io - ha commentato il patron veronese - non mi diverto certo a scialacquare milioni».
SOTTO I 60. Classifica alla mano, il Verona candidato alla vittoria finale non è riuscito a tagliare il traguardo dei 60 punti. Sarebbero bastati per arrivare primi, proprio com'era successo la scorsa stagione al Cesena. Tra l'altro, i ragazzi di Remondina non sono riusciti nemmeno a mantenere la media dell'andata. L'Hellas, infatti, al giro di boia era arrivata proprio a 30 punti. Si fosse ripetuta adesso per le vie della città si farebbe ancora festa.
ATTACCO SPUNTATO. Veniamo ai reparti. quest'anno il Verona ha realizzato 38 reti, le stesse timbrate la scorsa stagione. Meglio dei gialloblù ha fatto la Reggiana con 45 centri. Detto questo, l'Hellas non è riuscita a mandare nessuno in doppia cifra. Selva, nonostante la lunga assenza per infortunio, ha fatto meglio di tutti i compagni di reparto attestandosi a quota sette gol. Sotto di lui Ceccarelli, fermatosi a sei. Di fatto è mancato un apporto importante dagli uomini d'offesa
DIFESA BLINDATA. Se non altro è migliorato il rendimento della difesa: venti reti subite (miglior dato del girone) contro le trentadue della scorsa stagione. Anche in fatto di sconfitte il Verona ha fatto meglio di tutti: appena cinque, contro le otto della scorsa stagione. In quanto a vittorie l'Hellas ne ha raccolte tredici quest'anno, contro le undici dello scorso campionato. In mezzo ballano, però, cinque punti maledetti. Quelli che reclama Martinelli e l'intero popolo gialloblù. S.A.
14/05/2010
Hellas, cresce la febbre play off. La gara con il Rimini in diretta tv
LA GRANDE ATTESA. L'andata delle semifinali si giocherà domenica 23 maggio alle 16: Tele Arena ha acquisito dalla Lega Pro i diritti per trasmettere in diretta la gara tra Rimini e Verona. Il ritorno sabato 29 alle 17.
Si avvicina l'appuntamento con la prima sfida dei play off e cresce la tensione nell'ambiente Hellas. Tele Arena ha acquisito dalla Lega Pro i diritti per trasmettere in diretta la gara d'andata tra Rimini e Verona, in programma domenica 23 maggio alle 16.
TELE ARENA SPORT. La partita sarà trasmessa su Tele Arena Sport, sul digitale terrestre e non sull'analogico; basta sintonizzare i televisori della nuova generazione o quelli più vecchi collegati a un decoder. «Per l'occasione abbiamo ampliato la nostra offerta -spiegano i responsabili di Tele Arena - per dare una possibilità in più ai nostri telespettatori, soprattutto a quelli del centro città». La telecronaca della partita del «Neri» sarà affidata a Gianluca Tavellin, Tele Arena sta valutando la possibilità di avere anche un collegamento a bordo campo e nei pressi dello spogliatoio per cogliere le emozioni della sfida in presa diretta e catturare qualche battuta dei protagonisti. Tele Arena non tradirà neppure quelli affezionati alla tv tradizionale, sul canale analogico andrà in onda, come sempre dall'inizio del campionato, Diretta Sport condotta da Gigi Vesentini con la partecipazione di tanti ospiti, amici e gli opinionisti che hanno fatto il successo della trasmissione sportiva della domenica.
TUTTI INSIEME. «Uno sforzo importante per il nostro gruppo - ammettono i dirigenti di Tele Arena - per regalare ai nostri telespettatori la possibilità di seguire la squadra del cuore in diretta e per spingere l'Hellas verso la B. Anche perchè non tutti i tifosi gialloblù potranno seguire il Verona a Rimini».
OFF LIMITS. In effetti solo 2300 fedelissimi dell'Hellas potranno raggiungere Rimini per sostenere il Verona. Il Casms, il comitato di analisi per la sicurezza nelle manifestazioni sportive, ha determinato la vendita dei tagliandi dei settori diversi da quello ospite ai soli residenti nelle province di Rimini, Pesaro Urbino, Ravenna e Forlì Cesena. Questo vuol dire che i tifosi del Verona dovranno accontentarsi solo del settore ospiti, com'è successo nella gara d'andata di poche settimane fa. Allora organizzava la società romagnola, adesso tocca alla Lega Pro ma la realtà non cambia, la solita ingiustizia contro i sostenitori veronesi. Molti di loro non potranno andare allo stadio ma al «Neri» ci saranno tanti settori vuoti vista la poca partecipazione dei tifosi romagnoli che preferiscono la spiaggia e il mare al calcio. Tutti si aspettavano una divisione equa dei biglietti, ancora una volta non sarà così. Probabilmente non vogliono favorire una squadra che anche in trasferta potrebbe contare su tantissimi tifosi, molti di più di quelli che fanno il tifo per il Rimini.
Luca Mantovani
15/05/2010
Il Verona infiamma i cuori anche nel gelo siberiano
Anche nella gelida Siberia è nato un Calcio Club dell'Hellas Verona. Tutto questo grazie a Gianfranco Cremasco, un imprenditore veronese che molti anni fa si è trasferito per lavoro nella cittadina siberiana di Kemerovo. Nativo di Povegliano, dove tutt'oggi risiede la sua famiglia, Gianfranco ha portato con sè la smisurata passione per l'Hellas e, attraverso i racconti legati soprattutto all'epopea tricolore, è riuscito a trasmettere il suo entusiasmo agli amici, oggi suoi concittadini, in un luogo lontano tanti chilometri dall'Italia. Attraverso internet ha contattato il Nuovo Coordinamento e ne è nato subito uno scambio immediato di notizie seguito pure da varie comunicazioni telefoniche. La sede prescelta per la nascita del primo e unico - almeno per il momento - calcio club siberano è il ristorante «Piccolo Amore» dove nei giorni scorsi sono stati inviati vari gadget per arricchire la bacheca di questo nuovo gruppo di amici dell'Hellas che, seppur così lontano, amplia la già numerosa famiglia della tifoseria organizzata gialloblù.
Gianfranco Cremasco è stato a Verona per partecipare alla presentazione del libro sullo scudetto di Carla Riolfi e per vedere la partita contro il Portogruaro. È finita con una sconfitta ma lui ci crede. «Purtroppo non siamo saliti direttamente in B - ammette - ma ce la possiamo fare con i play off».
Vavassori: come sarà il mio Verona
IL NUOVO ALLENATORE AL LAVORO. Non ci sarà una rivoluzione ma qualche ritocco al sistema di gioco. «Non abbiamo molto tempo ma questi giocatori sono bravi» «La squadra ha già assimilato il 4-3-3 visto che ci lavora da tempo ma vorrei provare anche il 4-4-2 per avere un'alternativa»
Verona. Giovanni Vavassori non va alla rivoluzione ma qualche «ritocchino» qua e là ci può stare. L'Hellas riparte da zero, per arrivare alla B la strada è più lunga e passa dai play off, subito due partite con il Rimini, poi la finale, ancora andata e ritorno. «Faremo di tutto per esserci - ammette il nuovo tecnico del Verona - e per vincere anceh quella». Non cambia l'obiettivo, dunque. I gialloblù hanno gettato al vento un vantaggio importante e lasciato via libera al Portogruaro ma «il passato è passato, ora guardiamo avanti», ripete Vavassori. E il futuro potrebbe portare in riva all'Adige un'inversione di tendenza, un cambio di modulo per passare dal 4-3-3 tanto caro a Gian Marco Remondina al 4-4-2 che l'allenatore bergamasco ha sempre applicato con buoni risultati nel vivaio dell'Atalanta e in prima squadra, raggiungendo sempre buoni risultati.
«Studieremo qualcosa di nuovo in allenamento e cercheremo di adattarlo in campo - ammette Vavassori - ma non sarà un cambiamento improvviso, non c'è il tempo per fare la rivoluzione e questa squadra ha il 4-3-3 nelle corde, un modulo che la squadra ha già assimilato visto che ci lavora dall'inizio della stagione». Senza dimenticare, tra l'altro, che il Verona è una squadra costruita fin dall'estate scorsa per giocare con il 4-3-3 o, al massimo, con il 4-3-1-2. Non solo perchè ci sono ben tre centravanti che pur avendo caratteristiche diverse preferiscono giocare da centrali ma anche quattro esterni d'attacco - Rantier, Berrettoni, Farias e Ciotola - che sono più bravi a offendere che difendere. Per passare al 4-4-2 il Verona dovrebbe avere due esterni di centrocampo «veri» e due mediani capaci di giocare insieme davanti alla difesa. Per gli esterni Vavassori può adattare gente come Campagna, Garzon o Pensalfini che possono applicarsi tatticamente ma che non hanno la corsa dei tirnanti che vanno e vengono sulla fascia, pronti a crossare e rientrare. Oppure dovrà proporre Rantier o Ciotola che dovranno sacrificarsi anche in fase difensiva e non solo gettarsi all'attacco. «Può essere anche una soluzione da adattare in corsa - insiste Vavassori - per avere soluzioni diverse quando le squadre avversarie si chiudono o vengono al Bentegodi per fare le barricate».
Dalle parole ai fatti, il passo è breve. Dopo i primi contatti con la squadra il tecnico ha già provato i nuovi schemi in allenamento a Sandrà, alternando in mezzo al campo Garzon e Dalla Bona insieme ad Esposito - visto che Russo non giocherà a Rimini - e schierando coppie diverse in avanti con Di Gennaro a fianco di Rantier o Colombo con Selva.
«Abbiamo poco tempo, è vero, ma due settimane di lavoro possono portare buoni frutti - ha puntualizzato il mister - anche perchè a volte non basta un campionato per assimilare un modulo nuove. Altre volte serve poco, anche perchè i giocatori di adesso sono più bravi tatticamente e possono capire subito i movimenti da fare. Negli ultimi vent'anni gli allenatori italiani hanno fatto grande progressi e, ovviamente, anche i giocatori sono stati costretti ad adeguari».
Luca Mantovani
FONTE: LArena.it
15/05/2010 - 19:00
Sabato seduta pomeridiana a Castelnuovo del Garda
Dopo alcuni esercizi di riscaldamento, Garzon e compagni hanno affrontato lavoro tattico per reparti, possesso palla ed una partitella
15/05/2010 - 13:18
A giugno al via l'Hellas Academy Day Camp
L'iniziativa consiste in uno stage di alta specializzazione calcistica avente come qualificati istruttori gli allenatori dell'Hellas Verona
15/05/2010 - 13:01
Rimini-Hellas Verona: biglietti in vendita da martedì
Curva ospiti disponibile fino alle 19 di sabato al costo di 10,50€+diritti di prevendita presso il circuito Ticket One
14/05/2010 - 18:52
Sandrà, 4° allenamento settimanale per Garzon e compagni
Riscaldamento, rapidità, lavoro sulla velocità e tattica con la squadra divisa in gruppi. Al termine, partitelle su spazio ristretto
13/05/2010 - 18:40
Sandrà, giovedì doppia seduta per i gialloblù
Terapie per Burato (contusione al ginocchio sinistro) e Pugliese (distorsione alla caviglia sinistra), a riposo Comazzi, dimesso dopo l'intervento
13/05/2010 - 17:30
Rimini-Hellas Verona, le disposizioni del Casms
Determinata la vendita dei tagliandi dei settori diversi da quello ospite ai soli residenti nelle province di Rimini, Pesaro Urbino, Ravenna e Forlì Cesena
13/05/2010 - 17:00
Celebrato il 25° anniversario dello scudetto gialloblù
Al Teatro Filarmonico applausi a scena aperta per il presidente Martinelli e per i componenti dell'Hellas campione d'Italia
12/05/2010 - 17:23
Comazzi, intervento perfettamente riuscito
Il giocatore, operato presso il reparto di Neurochirurgia Spinale di Borgo Trento, verrà dimesso domani. 15-20 i giorni di riposo prima della riabilitazione
12/05/2010 - 18:53
Sandrà, primo allenamento per mister Vavassori
Per Garzon e compagni potenza aerobica con corse con variazioni di ritmo, a seguire tattica e partitella su spazio ridotto
FONTE: HellasVerona.it
14/05/2010 17:29
Il Rimini avverte l'Hellas: Siamo carichi, vogliamo passare noi
C'è tanto entusiasmo in casa Rimini in vista dei play-off contro l'Hellas. La squadra romagnola ha conquistato la possibilità di giocarsi gli spareggi promozione proprio nell'ultimo turno e adesso non ha alcuna intenzione di lasciare strada ai gialloblù. Il tecnico biancorosso Melotti spiega: "Siamo arrivati sin qui con le nostre forze; i ragazzi sono stati encomiabili perchè non era facile da raggiungere come obiettivo. Sono piovute molte critiche su di noi ma la serenità non è mai mancata. Per questo non vediamo l'ora di affrontare il Verona".
Al tecnico fa eco il preparatore atletico Chiodi: "In città pochi ci credevano ma noi abbiamo cercato di mettere da parte le voci e concentrarci sul lavoro del campo. Stiamo bene, e la speranza più grande è che nella gara d'andata ci sia entusiasmo sugli spalti per sostenere questi ragazzi che lo meritano". Il centrocampista Baccin non nasconde la soddisfazione: "E' stata un'annata altalenante, il campionato era piuttosto equilibrato. Siamo in una condizione mentale favorevole e anche fisicamente stiamo bene. Abbiamo tutte le carte in regola per poter accedere alla finale". Il difensore Fabio Catacchini ammette: "Non era facile ma nelle difficoltà abbiamo saputo reagire. Fino a due giornate dalla fine non sapevamo nemmeno se li avremmo raggiunti i play-off, essere arrivati addirittura quarti è motivo di grande soddisfazione". Infine Rinaldi carica la squadra: "Stiamo molto bene: affrontiamo senza paura il Verona". (A.B.)
13/05/2010 16:04
Un minuto e quindici secondi di applauso a Martinelli
Nella serata commemorativa dello scudetto dell'Hellas presentata da Gianluca Tavellin al teatro Filarmonico grande protagonista è stato anche l'attuale presidente gialloblù Giovanni Martinelli. Gli ospiti in sala infatti, hanno riservato al numero uno scaligero un applauso di un minuto e quindici secondi al termine del quale Martinelli è apparso visibilmente commosso: "Sono senza parole; non abbiamo raggiunto la serie B direttamente ma c'è ancora la porta di servizio". Presenti all'evento molti giocatori e dirigenti dell'anno dello scudetto oltre alla rosa del Verona di oggi. Standing ovation anche per Ferdinando Chiampan al momento della premiazione.
13/05/2010 07:49
Il 4-4-2 di Vavassori: ecco la possibile formazione
Intanto lo prova. Poi farà le sue valutazioni. Così Giovanni Vavassori ha intenzione di impostare il lavoro tattico nella sua nuova avventura veronese. Dal 4-3-3 di Remondina al 4-4-2. Lui, che si è definito "uomo di campo" non può tralasciare questo aspetto. Motivare sì, ma bisogna anche supportare tutto con un "disegno" concreto.
Certo, i giorni di lavoro non sono molti. Bisogna spiegare concetti facili e applicare meccanismi semplici. Il 4-4-2 che Vavassori vuole provare a fare sembra adatto allo scopo. Il modulo è il più semplice da attuare, l'importante sono i "tempi" di gioco e soprattutt gli interpreti. Ed allora vediamo come può cambiare il Verona con Vavassori.
LE FASCE. La chiave di tutto sono le fasce laterali. I due terzini, ma ancora di più i due esterni di centrocampo. A seconda delle scelte che Vavassori farà il modulo potrà avere una valenza più o meno offensiva, sino a diventare una sorta di 4-2-4 "mascherato".
GLI SQUALIFICATI. Tra l'altro bisogna anche concretamente tenere presente che nè Pugliese nè Russo saranno in campo nella prima contro il Rimini. E quindi pensare già all'undici del 23 maggio.
GLI INTERPRETI. Dunque, all'andata in difesa, il mister bergamasco potrebbe trovare una soluzione mettendo Campagna a destra e Cangi a sinistra. Oppure usare il "naturale" sostituto di Pugliese, cioè Bertolucci che aveva fatto benissimo sia in Coppa Italia sia in campionato quando è stato chiamato in causa. Assente Comazzi, la coppia centrale è scontata: Anselmi-Ceccarelli.
IN MEZZO. A destra a centrocampo potrebbe andare Ciotola. Ad Avellino Ciotola giocava proprio in questo ruolo e lì ha costruito le sue fortune calcistiche. In mezzo, assente Russo, Vavassori potrebbe affidarsi alla regia di Esposito e alla sapienza tattica di Dalla Bona, un giocatore che può dare ancora tantissimo. Vavassori conosce Dalla Bona dai tempi di Bergamo e sa che è un giocatore di grande qualità. Il problema semmai è sulla fascia sinistra. Se Vavassori penserà ad un Verona molto offensivo potrebbe affidarsi a Berrettoni. Se invece resterà più cauto allora a sinistra potrebbero andare o Pensalfini o Garzon, che non sono vere e proprie ali e che darebbero al Verona meno spinta ma forse più equilibrio.
L'ATTACCO. Le soluzioni non mancano. In pole-position in questo momento c'è la coppia Di Gennaro Rantier. Il primo è carico come una molla dopo il finale di stagione in panchina, accantonato da Remondina per far posto a Selva. Il secondo non ha mai amato giocare sulla fascia destra (è un mancino naturale...). Rantier si è sempre sentito (ed è...) una seconda punta. Dà la profondità necessaria, verticalizza soprattutto se gioca con una spalla che lo asseconda nei "tagli". Vavassori lo conosce bene perchè anche lui era nel vivaio atalantino. Ma attenzione: perchè in questo modulo può tornare d'attualità anche Colombo. Anche per le sue caratteristiche il 4-4-2 va a pennello. Vicino a Rantier o a Berrettoni o al giovane Farias, forse il più penalizzato da questa soluzione. (g.vig.)
FONTE: TGGialloblu.it
[OFFTOPIC]
VITA DA EX: E FOSCHI? Si propone al BOLOGNA... CALCIO MALATO: Litigano per la partita appena disputata dai figli e finiscono in rissa! Uno va pure all'ospedale, succede a Parma. PLAYOFF NBA: I CELTICS vincono ancora sui CAVS di JAMES e raggiungono la finale della Eastern Conference. EUROPA LEAGUE: Trionfo iberico dell'ATLETICO MADRID grazie ad un super FORLAN. ROBINHO, NEYMAR e GANSO: Controllo palla ghe n'è? FORMULA 1: In pole ancora le due RED BULL, quarta la FERRARI di MASSA, ultima quella di ALONSO che ha sbattuto. In gara è l'esordiente HULKENBERG a schiantarsi all'interno del tunnel; con la safety car in pista la MC LAREN di BUTTON fonde (pare per una dimenticanza tecnica a protezione del radiatore), il campione del mondo deve ritirarsi. Dopo numerosi interventi della mercedes di sicurezza WEBBER trionfa sul compagno VETTEL ed è doppietta TORO ROSSO! Terza la RENAULT di KUBICA quarto MASSA e sorprendentemente settimo ALONSO (sorpassato da SCHUMI in regime di safety car che sarà valutata dai giudici) dopo una gara accorta. In classifica generale i due della RED BULL in testa con 78 ed il ferrarista ALONSO per ora a 73...PREMIER LEAGUE: Secondo titolo per i 'blues' di Carletto ANCELOTTI, vinta la FA CUP con gol del 'solito' DROGBA!
CHELSEA RADDOPPIA -VIDEO ANCELOTTI NELLA STORIA
Nella finale dei legni - segnata da quattro traverse e un palo nei primi 45' - Didier Drogba trova la stoccata vincente che regala al Chelsea uno storico Double. Superando di misura il Portsmouth i Blues conquistano dunque la sesta Fa Cup, la Coppa d'Inghilterra, una settimana dopo aver vinto il quarto titolo nazionale. Per Carlo Ancelotti una prima stagione inglese trionfale che lo proietta direttamente nel gotha degli allenatori più vincenti della storia d'Oltremanica: non solo il Chelsea diventa il settimo club in 130 anni a centrare l'accoppiata campionato-coppa nazionale nella stessa stagione, ma il tecnico italiano è il quinto manager a firmare una simile impresa. Un traguardo raggiunto da Sir Alex Ferguson (tre volte), ad Arsene Wenger (due), ma mai da Jose Mourinho. «Voglio ringraziare tutte le persone che hanno lavorato con me in questa stagione perchè è una fantastica vittoria, sono molto felice - le parole di Ancelotti -. Io speciale? No, resto una persona normale. Sono piuttosto fortunato perchè ho sempre allenato grandi squadre». Match-winner, ancora una volta, Drogba, al suo 37/o centro stagionale. Dopo aver colpito una traversa e un palo nel primo tempo il centravanti ivoriano firma la punizione del ko che affonda le speranza dei Pompey. Per Drogba terza rete in tre finali di Fa Cup, tutte vinte: in gol anche nel 2007 (contro Manchester United) e 2009 (contro Everton). «Didier ha finito la stagione come l'aveva cominciata, segnando gol. Ha avuto un rendimento importante per tutto l'anno, molto costante». Finale a senso unico la 129/a edizione della Coppa d'Inghilterra: il Chelsea vince con pieno merito, superiore in ogni reparto, con più possesso palla e più occasioni da gol. Al di là di una deviazione sotto-porta di Frederic Piquionne, respinta di riflesso da Petr Cech, il primo tempo è un'incessante monologo blues, neutralizzato dai legni della porta di David James. Stessa sorte per i tentativi di Frank Lampard, Salomon Kalou, John Terry e Drogba (due volte). Una maledizione. Che sembra compiersi in tutta la sua beffarda crudeltà quando ad inizio ripresa i Pompey beneficiano di un calcio di rigore per fallo di Juliano Belletti su Aruna Dindane. Ma dagli 11 metri Kevin-Prince Boateng si fa respingere da Cech. Pericolo scampato e Chelsea in vantaggio con Drogba. Partita virtualmente chiusa, ben al di là del punteggio che riflette sì il coraggio di un squadra mai doma (il Portsmouth) ma non l'andamento della finale di Wembley. Anche perchè a due minuti dal termine Lampard ha l'occasione per il raddoppio su calcio di rigore, ma manda a lato. Un peccato veniale in una giornata che fa già storia allo Stamford Bridge. «Il momento decisivo della partita è stato il rigore parato da Cech. Non mi era mai capitato di colpire cinque legni in un tempo ma siamo stati bravi a mantenere la concentrazione. La prossima stagione? Cercheremo di vincere la Champions League, ma sarà importante prepararsi bene come abbiamo fatto la scorsa estate», la raccomandazione di Ancelotti..
PARMA, AL TORNEO DEI FIGLI SI PICCHIANO I GENITORI
Hanno cominciato a litigare per l'esito della partita dei loro figli, poi la lite è degenerata in una vera e propria rissa, con uno dei coinvolti finito all'ospedale che dovrà portare per trenta giorni un tutore alla spalla. È successo a Fognano (Parma) in un torneo giovanile che vedeva in campo ragazzini di 12-13 anni e che, addirittura, si chiamava 'Torneo Fair Play'. La partita in questione vedeva di fronte gli esordienti del Milan club parmense e dello Juventus club. Uno dei genitori che ha assistito alla scena, ha raccontato l'episodio, con una lettera, alla 'Gazzetta di Parmà. «Spesso - ha scritto - a certe domande riguardo la violenza e la cattiveria nel calcio professionistico, che ci pongono i figli, rispondiamo banalmente che tutto è dovuto agli interessi economici.
Ma a Fognano non c'erano interessi, ma solo maleducazione e esasperato agonismo in campo che è quello che troppe volte viene insegnato dagli addetti ai lavori». La Figc di Parma ha spiegato che si trattava di un «torneo autogestito e autoarbitrato». L'arbitro, dirigente di una delle due squadre, ha fatto infuriare i genitori dell'altra squadra e da lì è cominciata la rissa. Da un continuo battibeccare fra alcune mamme, la cosa è degenerata dopo il fischio finale. A dare però l'esempio, secondo uno dei due allenatori, sono stati alla fine i ragazzi che, mentre i loro genitori si picchiavano sugli spalti, festeggiavano insieme in campo.
CELTICS IN FINALE DI CONFERENCE LEBRON, ADDIO AI CAVS -VIDEO
Boston vola in finale nella Eastern Conference, LeBron James dice addio al titolo e, forse, anche ai Cleveland Cavaliers. I Celtics si impongono 94-85 in gara 6 e si aggiudicano per 4-2 la seconda semifinale ad Est: in finale, contro gli Orlando Magic, va la squadra di coach Doc Rivers. Cleveland, miglior squadra della lega nella regular season, finisce al tappeto e deve accantonare ancora una volta il sogno di conquistare l'anello destinato ai campioni. Il presente dei Cavs è amaro, il futuro rischia di essere un'incognita. LeBron James, lo stratosferico numero 23 che dal 2003 fa grande ma non grandissima la franchigia dell'Ohio, dalla prossima stagione potrebbe cercare fortuna altrove. Il talento di Akron è 'il' free agent per eccellenza nel mercato dell'estate: può scegliere dove giocare e i tifosi dei New York Knicks lo aspettano a braccia aperte.
L'addio a Cleveland è un'ipotesi più che concreta, a giudicare dall'immagine che James regala alla fine della decisiva sconfitta a Boston: via la maglia nel tunnel che porta agli spogliatoi e tanti saluti. Il 'prescelto', dopo l'anonima prestazione in gara 5, chiude la sua annata con una ricchissima tripla doppia, che non basta però ad evitare il ko. James mette a referto 27 punti, 19 rimbalzi e 10 assist. Alla fine, però, pesano anche le 9 palle perse. Serve a poco anche il 'supporting cast': Mo Williams firma 22 punti, Shaquille ÒNeal si ferma a 11. Stecca Antawn Jamison: solo 5 punti con un pessimo 2/10 al tiro. Dall'altra parte, invece, i Celtics regalano una prestazione collettiva da applausi. Kevin Garnett si dimentica delle ginocchia scricchiolanti e si prende un posto sotto i riflettori con 22 punti e 12 rimbalzi.
Rajon Rondo si conferma un rebus irrisolto per la difesa dei Cavs: per il play, 21 punti e 12 assist. Paul Pierce realizza 13 punti determinanti e nel terzo periodo, quando Boston porta il vantaggio in doppia cifra, c'è anche la mano di Rasheed Wallace (13 punti). Boston si prepara ad affrontare gli Orlando Magic nella finale della Eastern Conference che comincia domenica in Florida. I Cavs, al massimo, potranno accomodarsi in poltrona. «I Celtics hanno giocato una serie incredibile», dice James evidenziando i meriti degli avversari, capaci di vincere per 2 volte sul parquet di Cleveland. Inutile provare a capire ora quale sarà il futuro della superstar. «Io voglio vincere. El'unica cosa che mi interessi, per me si tratta solo di vincere. Penso che i Cavs siano intenzionati a provarci, ma allo stesso tempo mi sono riservato altre opzioni. La squadra ed io abbiamo un programma che seguiremo. Vedremo dove saremo», dice. Cleveland trema, New York aspetta e spera.
I RISULTATI I risultati delle partite delle semifinali di Conference Nba, tra parentesi la situazione della serie che si disputa al meglio delle 7 gare: Boston Celtics - Cleveland Cavaliers 94-85 (4-2, Boston finale Eastern Conference).
ROBINHO, NEYMAR E GANSO DANNO SPETTACOLO - VIDEO
Seara, sponsor ufficiale della Seleção ha voluto ingaggiare le tre stelle del Santos (Robinho, Neymar e Ganso) per realizzare un divertente balletto sulle note di Beyoncè. I tre giocatori si divertono palleggiando e facendo acrobazie. Dopo aver appreso le convocazioni del Ct Dunga il solo a mantenere il sorriso sarà stato l'ex attaccante del Real Madrid Robinho, l'unico che farà le valigie per il Sudafrica.
SUPER-FORLAN, ATLETICO VINCE EUROPA LEAGUE -VIDEO
Alla fine la maggior qualità dell'Atletico Madrid ha avuto la meglio sull'organizzazione di gioco del Fulham, e in tribuna si è lasciato andare all'esultanza il Principe Felipe delle Asturie, erede al trono che ha 'traditò papà Juan Carlos e invece che Real tifa Atletico. La squadra della Londra bene di proprietà del magnate Al Fayed ed allenata da quell'autentico gentleman di Roy Hodgson, ha retto bene il confronto con quella della capitale spagnola che non vinceva un trofeo europeo da ben 48 anni. Nei minuti finali, al 116' dopo che il match era finito ai tempi supplementari (1-1 al 90'), la differenza l'hanno fatta gli uomini di maggior classe, Aguero e Forlan, che hanno lasciato l'impronta su questa sfida arbitrata da Rizzoli. L'argentino genero di Maradona ha recuperato sulla sinistra un pallone che sembrava perso e ha messo al centro un pallone su cui si è avventato come un rapace il solito Forlan, il bomber che nelle semifinali aveva steso il Liverpool, che con una fulminea deviazione 'carambolatà sul difensore avversario Hangeland ha segnato la rete decisiva di una partita che si stava trascinando stancamente verso i rigori.
Proprio Forlan, intervenendo in posizione dubbia su un tiro semi-svirgolato da Aguero, aveva aperto le marcature al 32' del primo tempo, concretizzando una superiorità dell'Atletico che fino a quel momento era stata netta. Poi però la squadra di Quique Flores, subentrato nel corso della stagione all'esonerato Abel Resino, aveva avuto il torto di mettersi subito dietro, e dopo appena cinque minuti il Fulham aveva trovato il pareggio con un bel tiro di Davies, il migliore dei suoi. Da quel momento c'erano stati attacchi e iniziative da una parte e dall'altra, ma con le difese sempre attente nessuna delle due era riuscita a passare, prima che del match s'impadronisse la stanchezza. Tutto ciò fino all'invenzione Aguero-Forlan che ora porterà tutti i tifosi 'colchoneros' rimasti a Madrid a festeggiare sulla fontana del Nettuno, sperando di replicare dopo la finale di Coppa del Re contro il Siviglia. Farlo nell'anno in cui il Real ha speso tantissimo e vinto niente è ancora più bello.
FONTE: Leggo.it
13/05/2010 17:48
Foschi, onorato di andare... a Bologna
"Mi piacerebbe approdare al Bologna". Così l'ex d.s. del Verona Rino Foschi si è proposto nelle ultime ore alla società emiliana. Un pranzo con l'ex bandiera rossoblù, Beppe Signori, poi l'apertura diretta verso Bologna e il Bologna, anche se, ha specificato Foschi alla Gazzetta dello Sport "non c'è ancora nulla di concreto". Confermata l'infondatezza delle ...
FONTE: TGGialloblu.it
16/05/2010
Webber imprendibile, Alonso rompe
FORMULA 1/GRAN PREMIO DI MONACO. Domani ci saranno due Red Bull tra le prime tre al via
Lo spagnolo va a sbattere al Casinò: partirà ultimo La Ferrari si consola con il quarto posto di Massa
MONTE CARLO
Alla sesta gara del Mondiale di F1 - il gran premio di Monaco - il risultato non cambia. In pole position ci va per la sesta volta la Red Bull. Stavolta, come in Spagna una settimana fa, quella guidata da Mark Webber in 1'13"826: record della pista. Subito dietro la Renault di Robert Kubica, 1'14"120, poi l'altra Red Bull di Sebastian Vettel: solo quarta la Ferrari di Felipe Massa col tempo di 1'14"283. Comunque una seconda fila per il Cavallino. Un risultato confortante e modesto al tempo stesso nel giorno in cui Fernando Alonso, dominatore delle prove libere, non ha potuto partecipare alla qualifica per i danni irrimediabili alla sua F10 nella terza sessione, quando è andato a sbattere contro le barriere all'uscita della curva del Casinò. Lo spagnolo, che oggi partirà ultimo direttamente dalla pit lane, si è guardato le prove a fianco del suo manager dai box Ferrari.
La lista dei primi dieci prosegue con la quinta piazza della McLaren Mercedes di Lewis Hamilton, poi le Mercedes di Nico Rosberg e Michael Schumacher, la McLaren di Jenson Button, la Williams di Rubens Barrichello, la Force India di Vitantonio Liuzzi. Nella Q1 il più veloce era stato Massa (1'14"757) davanti a Webber, Kubica e Vettel. Eliminati Kovalainen e Trulli (Lotus), Glock e Di Grassi (Virgin), Senna e Chandhok (Hrt), oltre ovviamente ad Alonso, nemmeno partito. La Q2 aveva visto Rosberg arrivare primo in 1'14"375, trenta millesimi più veloce di Massa che aveva preceduto Webber, Hamilton, Kubica e Vettel. Scartati Hulkenber (Williams), Sutil (Force India), Buemi (Toro Rosso), Petrov (Renault), De La Rosa e Kobayashi (Bmw Sauber), Alguersuari (Toro Rosso). Poi la terza sessione, con il riemergere di valori comuni.
Le qualifiche confermano che magari mutano i fattori ma il risultato non cambia. Le Red Bull sono le vetture più in spolvero: poi su piste difficili e particolari come quella di Monaco emergono anche le vetture ben fatte meccanicamente come la Renault o la Ferrari. Una sola però: quella finora tendenzialmente più lenta delle due, la F10 del brasiliano Massa, non ancora al meglio della condizione. Sarà dura per lui, quasi impossibile per Alonso.
FONTE: LArena.it