Quanti ricordi amari in quella partita! Un HELLAS vincitore nell'inferno di Salonicco sarebbe stato messo davanti ad una sfida 'fraticida' contro la JUVENTUS che oltretutto, nella gara di ritorno, avrebbe giocato in un Comunale vuoto a causa dei tragici fatti successi l'anno precedente nella finale belga contro il LIVERPOOL nel famigerato impianto dell'Heysel. In quegli anni la COPPA più importante era veramente per soli CAMPIONI! Potevano partecipare al torneo infatti, solo quelle squadre che vincevano i rispettivi campionati, fra loro l'HELLAS VERONA di Osvaldo BAGNOLI campione d'Italia 1984-1985. E la JUVE? Aveva vinto il massimo torneo continentale nello stesso anno del nostro tricolore e aveva quindi la possibilità di ri-giocarselo anche se, sempre a causa dei tristi fatti avvenuti nello stadio belga, la UEFA aveva imposto ai bianconeri di giocare i primi due turni senza pubblico nello stadio di casa.
Le due fotografie che mi balzano immediatamente in testa quando parlo di quegli ottavi di finale sono PREBEN che esce dal Comunale di Torino in canotta bianca facendo il famoso 'gesto dell'assegno firmato' al modestissimo (forzando un eufemismo) arbitro francese WURZ e Osvaldo che dice testuale a due carramba: 'Se cercate i ladri, sono nell'altra stanza'... Quando un uomo dall'equilibrio di BAGNOLI, proverbialmente serio e posato al limite del distaccato a volte, urla una frase del genere beh... C'è davvero di cui preoccuparsi! E infatti la partita fu davvero scandalosa: rigore generosissimo agli juventini, rigore negato agli scaligeri pochi minuti dopo per lo stesso tipo di fallo ed i giornalisti che nell'intervallo sentenziano: 'Difficile esprimere un giudizio su questa gara, l'arbitro ha completamente falsato la partita! Sarebbe il VERONA in vantaggio ora e la JUVE a dover inseguire, come si fa a spiegare le cose in questo contrario deciso dall'arbitro?'. Cos'altro aggiungere a questo commento così crudelmente perfetto? L'episodio di uno zoccolo che vola fuori dallo spogliatoio dell'HELLAS e manda in frantumi la porta a vetri ed i sogni dei tifosi gialloblù a fine partita.
Questo il commento del sito antijuventino per eccellenza AntiJuve.com su la partita di ritorno: ... Memorabili i fatti di Verona. Si gioca a porte chiuse (così si ruba meglio) a Torino, dopo lo 0-0 di Verona. Rigore per la Juve per fallo "di mano" (in realtà di petto) di Briegel. Sull'1-0 un netto fallo di mano in area di rigore di Aldo Serena non viene "stranamente" visto dall'arbitro Wurtz. Dal rigore non dato al Verona, contropiede e gol per la Juve viziato da fallo di Mauro su Tricella. Bagnoli (allenatore del Verona) alla fine: "Se cercate i ladri li trovate nell'altro spogliatoio"
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COSA SCRIVEVA IL GRANDE GIORNALISTA SU JUVENTUS-VERONA DI COPPA DEI CAMPIONI
BRERA E LE PORTE CHIUSE COME SULLA LUNA
Questo articolo lo scrisse Gianni Brera dopo Juventus Verona, la famosa gara di coppa dei campioni che si giocò a Torino a porte chiuse nel novembre del 1985. Un fatto allora inedito ma che ora in piena emergenza coronavirus diventa di grande attualità.
04/03/2020 16:55
La Juventus ha vinto 2-0. Sarei meno preciso se affermassi pari pari che la Juventus ha battuto il Verona. In realtà, si è giocato sul fondo di un cratere lunare o, che è immagine un poco più attendibile, sotto qualche metro di acqua limpida. La mancanza del pubblico ha rallegrato dapprima il vecchio stordito suiveur che io sono: in quello strano silenzio, risuonavano agre concitate rauche le grida dei calciatori in affanno, evidentemente intese a convincere tutti noi che si stesse davvero giocando una partita di Coppa Campioni. In effetti, si stava giocando una partita in perverso programma da mesi: però, non giuro di averla sofferta e ancor meno di averla goduta. Il Verona ha avuto sfortuna marcia. La tetragona Juventus - del tutto estranea per una volta ad ogni ubbia stilistica - ha trovato tutto facile sul proprio cammino. Se qualche difficoltà ha dovuto superare, dal limbo lontano della tribuna stampa, noi non ce ne siamo accorti. L'arbitro franco-renano Wurtz, il cui nome non significa salsiccia, bensì radice, ha forse deciso l'esito dall'alto della sua sicumera. In Francia, viene considerato il primo della classe. Vedendolo agire, uno di noi ha gridato: "Imparate a lagnarvi di Paparesta!".
Wurtz ha dato solenne avvio alla partita. Nel primo quarto d' ora, nulla è stato combinato di buono né da una parte né dall'altra. Al 18' Mauro ha effettuato un diagonale da sinistra a destra: in area, si è bruscamente scansato Serena, fintando per non so chi: alle sue spalle era in agguato Briegel, che è stato sorpreso dalla finta e si è trovato a ricever palla sull' omero destro: aveva il tedesco l'ossuto gomito lievemente piegato all' infuori e Wurtz ci ha visto il buzzo malandrino della respinta volutamente fasulla: ha dunque esitato un poco ma poi ha fischiato il rigore. A questo punto ci siamo accorti che il professor Platini era sicuramente in campo: è avanzato infatti per battere col destro un rigoruzzo avaro e carogna come la sua riconosciuta bravura. Disilluso a quel barbino, il Verona è tornato all'attacco penando assai. Il centrocampo juventino teneva con piglio arcigno. Mauro ha ricevuto da Laudrup un'inattesa palla-gol al 23' e l'ha sparata su Giuliani. Del Verona non s' è visto nulla dopo il pallonetto di Volpati sul quale era uscito a vuoto Tacconi: Larsen aveva tentato di infilare, scoordinandosi peraltro malamente: da terrà, dov' era caduto, il demoniaco Brio ha salvato la faccia e la Juve con una prodigiosa rovesciata (4'). Altro episodio non ricordo se non quello finale imperniato su Larsen: un fortunato rimpallo di Marangon messo in campo al 32' per Galbagini, lo aveva illuso: doveva a questo punto e poteva segnare per l'1-1: il danese ha sparato su Tacconi un impavido (almeno a giudicarlo da lontano).
E' tornato sotto il Verona alla ripresa, contando sul non ancora demeritato 1-1. Invano però Di Gennaro ha cercato Tacconi da fuori. Era squilibrato il Verona (e probabilmente arrabbiato per un episodio poco chiaro avvenuto nell' area avversaria) quando Mauro - stolidamente servito di rimessa - ha fatto diagonale da destra al 5' : affranto dal proprio errore, Giuliani ha colpevolmente esitato: un po' tutti i veronesi hanno avuto incertezze nei suoi dintorni: non però Serena, appostato sul centro-sinistra: la sua capa adusata ha incornato secondo momentanea giustizia: la palla del 2-0 juventino si è infilata beffarda alle spalle di un portiere che i colleghi napoletani, buoni d' animo, hanno imparato a definire "sc-fortunate". Sul 2-0, potevamo davvero andarcene. Calcio non se n' è più visto se non velleitario o banale. Il Verona ha tentato di attaccare e forse la Juventus non sperava di meglio. Il suo centrocampo era impostato come neppure lontanamente si era potuto vedere a Napoli. Non si sfiatava affatto Platini, ma sì Bonini e quel bravo cocciuto malandrino che risponde al nome di Manfredonia (sempre più accorto e misurato). Brio si faceva perdonare ogni utile rudezza. Scirea toccava con garbo e convinzione. Subito dopo il 2-0, era entrato Galderisi al posto di Marangon: si è visto però al 21' digitare con astuzia un pallonetto incornato da Briegel: purtroppo, la marachella del nanu non gli ha giovato: il suo tiro è finito fuori. La Juventus ha solo difeso, paga di sé, fino al 35', quando Laudrup ha rubato una palla a Ferroni e a Briegel e l'ha scagliata verso Giuliani in fervido volo. Nell'area juventina assediata si è visto - mi dicono - un mani alto di Serena e i veronesi hanno circondato Wurtz, che ha ammonito Tricella, il più indignato di tutti. Wurtz era fiero e solenne anche nell'errore: così, ha inflitto una punizione a Briegel che era volato in area juventina, simulando secondo lui il rigore.
La partita non era mai riuscita a decollare sul piano tecnico ed io sono gerbido, ahimè, nel ricordarne tenui episodi. Rivedo per esempio Vignola crossare da sinistra e Tacconi mancare malamente la palla come altri, per sua fortuna, fra i quali re armadio Briegel. Nel finale, Trapattoni non ha resistito alla voglia di richiamare all'ordine Platini sostituendolo con Pin, che non è affatto asino ma vivo e senz' altro. Poi, anche Mauro è uscito per Pioli, al quale dunque spetterà il premio intero, povero figlio. Mauro ha giocato, che io ricordi e sappia, la sua miglior partita dall' avvio della stagione.
Mentre si aspettava la fine, nella mia coscienza adusata fervevano contrasti di fierissima tempra sentimentale. Il mio caro Verona mi è sembrato subito in mora con la fortuna e con Wurtz: se avesse egualmente passato il turno - io mi dicevo fra i denti -, la Juventus avrebbe potuto dedicarsi meglio alla conquista non facile del ventiduesimo scudetto; però, in tutta onestà, dove sarebbe potuto arrivare "questo" Verona? Qualcosa è sempre quagliato male nel suo gioco ultimo: le ruggini dello scudetto sono rimaste: i nuovi innesti non hanno saputo colmare i vuoti lasciati dai partenti famosi: nanu Galderisi si è per giunta ferito al ginocchio: dal punto di vista dell'interesse nazional-calcistico, forse è più cattivante il passaggio di turno conquistato dalla collaudata Juventus. Sono considerazioni fatte senza cedere al sentimento, che deve ancora questo registrare, secondo nota barzelletta anti-juventina. L'arbitro si fa presso la panchina dalla quale il bravissimo Trap va gridando ai suoi: "Ritmo, ritmo!", e l'arbitro perplesso: "Non eravamo d'accordo per una 132?". A parte le piacevolezze e i vetri presi a zoccolate, debbo ricordare di aver ammirato Cabrini, Scirea, Mauro, Brio e Manfredonia in campo juventino; Volpati, Tricella, Di Gennaro, Vignola, Briegel in campo veronese. Qui chiudo per volare a San Siro. Chissà che non mi capiti di vedere qualcosa di meno triste laggiù. (La Repubblica, 7 novembre 1985)
FONTE: TGGialloBlu.it
- Coppa Campioni 1985/86
STEAUA BUCAREST: Sorprendente vittoria dei romeni con il portiere Ducadam sugli scudi
[...] Le Italiane Juventus e Verona
Sono due le squadre italiane impegnate in questa edizione: la Juventus detentrice del trofeo e il Verona, sorprendente quanto meritevole vincitore del suo primo scudetto. I bianconeri, reduci dalla tragica vittoria di Bruxelles, devono giocare i primi due turni a porte chiuse a seguito del provvedimento Uefa per i fatti dell'Heysel. Il primo turno della Juventus è accademico contro i dilettanti lussemburghesi della Jeunesse d'Esch. Il Verona debutta invece contro il Paok Salonicco e fatica non poco, soprattutto all'andata, quando solo una grande serata del panzer Elkjaer raddrizza una baracca che stava inopinatamente per crollare. Al ritorno, nella bolgia di Salonicco, i veneti vengono colpiti a freddo dopo soli tre minuti. Sembra il preludio a un lungo calvario, invece gli scaligeri si liberano di tutti i loro timori e rimontano imponendosi grazie a un'altra doppietta del super danese, che Bagnoli aveva saggiamente fatto riposare in campionato in vista di questo incontro.
La beffarda urna di Zurigo mette di fronte al secondo turno le formazioni italiane. Un assurdo. Si comincia al Bentegodi ed è subito battaglia. Verona e Juve si affrontano con circospezione, le difese hanno la meglio sugli attacchi. Gli uomini di casa provano a fare di più, ma Elkjaer è bloccato alla grande da Brio e Briegel è debilitato dall'influenza. Sul fronte juventino si segnala solo l'infortunio di Cabrini, costretto a lasciare il campo sanguinante alla testa dopo uno scontro con Tricella, e la serata di scarsa vena di Platini e Laudrup.
La sintesi di TeleArena Sport
Il ritorno si svolge nel surreale scenario del Comunale vuoto. La Juve deve fare la partita e il Verona può affidarsi alla sua arma migliore, il contropiede. Dopo neanche venti minuti, un netto fallo di mano di Briegel in area viene sanzionato dall'arbitro Wurz con un rigore, che Platini trasforma nel vantaggio della Juventus. I bianconeri però nell'acquario del Comunale silenzioso non appaiono in grande giornata e soffrono il dinamismo del Verona. Solo il reparto arretrato della Juve si dimostra all'altezza, Tacconi con due prodezze salva il risultato. Elkjaer ci mette del suo, divorando a tu per tu con il portiere juventino due grandi occasioni, poi il Verona recrimina per un netto fallo di mano di Serena nella propria area di rigore sul quale il mediocre arbitro francese sorvola. È quasi fatale che i bianconeri mettano in ghiaccio la qualificazione: un perfetto cross di Mauro viene sbattuto in rete di testa da Serena e il Verona è fuori. La corsa della banda Trapattoni si interrompe però al turno successivo, quando la Signora incrocia le armi con il Barcellona [...] È la fine di un ciclo meraviglioso, il ciclo di Trapattoni.
FONTE: StorieDiCalcio.Altervista.org
- Vent' anni fa negli ottavi di coppa Campioni nel silenzio contro la Juve
Nella sua storia calcistica il Verona ha giocato una sola volta a porte chiuse. Era l'undici novembre del 1985, quando i gialloblù affrontarono la Juventus nel vecchio Comunale per il ritorno degli ottavi di coppa dei Campioni. I veneti avevano vinto lo scudetto nella stagione precedente, mentre i bianconeri dovevano difendere il trofeo Europeo conquistato nella tragica notte dell'Heysel contro il Liverpool.
L'Uefa oltre a escludere da ogni competizione la squadra inglese, penalizzò anche la Juventus che fu costretta a disputare due partite casalinghe senza tifosi. L'andata degli ottavi si giocò al Bentegodi e la sfida terminò 0 0. Nel ritorno un rigore molto dubbio di Platinì spianò la strada ai bianconeri, anche perché al Verona fu negato un penalty abbastanza netto per fallo di Tacconi sul lanciatissimo Elkjaer Larsen. Il 2 0 siglato da Serena chiuse i conti, ma non servì a placare le polemiche tanto che Osvaldo Bagnoli, allenatore gialloblù, negli spogliatoi disse a dei carabinieri: «Se cercate i ladri, sono nell'altra stanza»
FONTE: ArchivioStorico.Gazzetta.it
- Scarsa voglia di parlare dopo la grande delusione
UN CORO DI RABBIA
Sacchetti evita commenti pepati in quanto già deferito - Osserva che certi episodi non si spiegano solo con il fattore sfortuna - Ferroni invita a guardare avanti e pensare alla Fiorentina
Briegel sul rigore: "L'arbitro era a cinquanta metri"
"E così la nostra avventura è finita". Amaramente, sulla partita, con questa frase Guldotti ha salutato tutti. Nemmeno questa volta smentisce se stesso. Eppure avrà voglia anche lui di sfogarsi perchè questa volta al Verona gliel'hanno fatta veramente grossa. In compenso si sfogano gli altri, lo stesso Chlampan, seppur in termini civilissimi e i giocatori. E' un coro di rabbia, tanta rabbia che in alcuni si traduce addirittura in rassegnazione. Non per Briegel, però: "Il mio rigore l'arbitro l'ha visto da cinquanta metri, ci ha pensato sopra e ha visto Il rigore. Quello di Serena, anche se era vicinissimo, non l'ha visto. Ma invece c'era, lo luventino ha preso la palla in pieno con le mani".
I giocatori del Verona, dopo aver aspettato molto negli spogliatoi, chiedono di scappare subito verso Il pullman: "Cercate di capire - dice Sacchetti - io e Volpati siamo stati deferiti dopo la partita di andata per "comportamento scorretto nei confronti della lealtà sportiva". Quindi è chiaro che io non voglio parlare dell'arbitro. Non ce l'ho con lui, pereò venti milioni di persone hanno visto la partita in televisione, penso che sugli episodi di cui si discute siano in grado di valutarli in molti. Non aggiungo altro".
Qualcuno fa osservare che forse per il Verona è l'annata storta: "Non si tratta di annata storta" - ribatte il veronese - "certi episodi non si spiegano solo con Il fattore sfortuna o fortuna, con il solito discorso della palla rotonda". Per alcuni la delusione è tale che non riescono nemmeno a sfogare la rabbia che hanno dentro per come è andata la partita. Ferroni ha quasi gli occhi lucidi: "Peccato" - dice -". Forse potevamo perdere lo stesso si sa, ma un'umiliazione come questa non si può accettare. Ci sono quelli che hanno potuto vedere il famoso episodio del rigore di Serena che il fallo di mano era netto. Questa è stata anche l'impressione nostra, di tutti. Ma ora è inutile parlare ancora di questo. E' tutto finito. Guardiamo avanti, domenica arriva la Fiorentina. La vita deve continuare".
- I gialloblù ce l'hanno con l'arbitro
"Decisioni a senso unico"
Ha un pedlgrèe di tutto riguardo. Ha giocato In tutti gli stadi del mondo. Ha registrato vittorie, sconfitte e pareggi e sempre ha accettato Il risultato fornito dal campo di gioco. È Hans Peter Briegel. La sua parlata candida di gutturali e di tanta rabbia, pare un comizio: "Veronesi - quasi implora il gigante ricco di qualità asciugandosi il sudore - io tedesco mai arrabbiato. Oggi io tedesco molto arrabbiato. L'arbitro è sicuramente tifoso luventino. Prima fischia un rigore contro di me per un pallone che mi rimbalza sul braccio, poi lascia correre il mio atterramento in area. Non voglio dire cose cattive, ma il francese con il fischietto ha voluto buttarci fuori dalla Coppa. Mi dispiace per i miei compagni che non meritavano questo trattamento. È bene che i nostri tifosi non siano venuti a Torino. Chi sa mai come avrebbero reagito". Vorremmo sapere tante altre cose dal generoso Briegel, ma lui taglia corto. "Tedesco troppo arrabbiato perchè derubato" E si Infila sul pullman a meditare una partita che poco ha avuto di regolare. Il tema del furto è motivo dominante dello spogliatoio glalloblù dove il fumo delle docce non basta a placare Il senso di nausea che accompagna un po' tutti.
Capitan Trlcella, solitamente riflessivo ed equilibrato, non ha difficoltà ad ammettere: "Se il 'mani' di Briegel era equivalente ad un calcio di rigore quello di Serena, che ha tolto con un pugno il pallone dalla testa di Fontolan, ne meritava almeno un paio. Se il direttore di gara avesse fischiato con equità e visto quello che c'era da vedere l'1 a 1 non lo toglieva nessuno. Invece siamo qui a leccarci le ferite. Potevamo benissimo starcene a casa e lasciare che la Juve passasse il turno per... meriti speciali. Noi non abbiamo giocato una grande partita, ma quando abbiamo osato imbastire qualche occasione pericolosa siamo stati fermati o dai falli degli avversari o da decisioni che mi sono parse a senso unico dell'arbitro" Fisico asciutto e occhio furbo, lentiggini pronulciate, Benlamlno Vignola riceve i complimenti di molta gente per la sua prestazione che nel secondo tempo ha recitato vertici notevoli.
"Che cosa me ne faccio dei complimenti - dice avvilito ed impacciato - mi sento vuoto come quando uno rientra a casa e scopre che i ladri gli hanno devastato l'appartamento asportando i risparmi e i gioielli. Siamo stati picchiati a Verona e siamo stati maltrattati qui a Torino. Sono cose che non stanno nè in cielo nè in terra e che tolgono la voglia di continuare una professione che pure di soddisfationi ce ne ha riservate parecchie. A questo punto dobbiamo guardare avanti e riconquistare in campionato il terreno perduto. Ne abbiamo l mezzi. L'importante è non arrendersi anche se la rabbia di oggi è difficile da dimenticare" Cl è voluta una buona mezz'ora per poter parlare con Fontolan. È troppo intelligente per non attendere che i nervi si plachino. Questo però non gli impedisce di sottoscrivere la faccenda del "furto" denunciato dal compagni: "L'arbitro ci ha riso in faccia per 90 minuti e ci ha negato la possibilità del pareggio quando Serena gli ha tolto la palla dalla testa con le mani. Mi chiedo se vale la pena di fare tutti i sacrifici che abbiamo fatto noi per poi essere presi a pesci in faccia e subire oltre al danno anche le beffe".
DEFERITI BAGNOLI E IL VERONA
Repubblica — 09 novembre 1985
ROMA - Juventus-Verona era una partita di Coppa dei Campioni. Eppure il procuratore generale della Federcalcio Alfonso Palladino non ha perso occasione per colpire. Per le dichiarazioni rese dopo l' agitata partita di mercoledì; sono infatti stati deferiti alla commissione di disciplina della Lega calcio il presidente del Verona Celestino Guidotti, l' allenatore Osvaldo Bagnoli e i giocatori Preben Larsen Elkjaer, Silvano Fontolan, Luigi Sacchetti e Roberto Tricella. E' stata inoltre deferita - come informa un comunicato della federcalcio - la società del Verona "per responsabilità diretta e oggettiva".
FONTE: LaRepubblica.it
- Duro commento dell'allenatore gialloblù, visibilmente infuriato
Bagnoli: "Mi ritengo defraudato. Non parlerò più di questa gara"
C'è grande rabbia negli spogliatoi gialloblù. Un nugolo di giornalisti è fermo davanti alla porta dello stanzone in cui si trovano i giocatori del Verona. Ad un tratto, un vetro vola in frantumi colpito da uno zoccolo. Due giornalisti lamentano di essere stati colpiti da frammenti di vetro. Nulla di grave. Esce Bagnoli bianco in vòlto: "Finalmente - esclama - potete scrivere che abbiamo menato noi". Alle proteste dei giornalisti l'allenatore spiega: "Nessuno sapeva che voi foste dietro il vetro. Inoltre chi ha tirato lo zoccolo non voleva rompere il vetro". Sono attimi di grande trambusto arriva un funzionario di polizia che si qualifica. Bagnoli lo aggredisce con tono forte: "Se cerca i ladri sono dalla parte di là". E indica lo spogliatoio della Juventus. Interviene il dottor Fèrnando Chiampan e spiega iI fatto. Il poliziotto si arrabbia molto, in ingiustificato. Non si capisce neppure l'intervento così autoritario e arrogante. Il funzionario, dopo aver replicato bruscamente, finalmente se ne va e lo spogliatoio del Verona rimane chiuso. Si è In attesa che esca Bagnoli. Il tecnico si fa aspettare una mezz'ora poi affronta i glornalisti dicendo: "Non parlerò nè oggi nè domani. E' inutile che veniate alla conferenza stampa. Sono già stato preso per i fondelli e non ho alcun desiderio di parlare. Direi cose solo cattive. Non mi sento di fare neppure il minimo commento".
I giornalisti insistono. Lo insegue anche un cronista della televisione, mentre si incammina per iI corridoio e Bagnoll ripete: "Non desidero parlare. Mi ritengo defraudato e non ho alcuna voglia di aprire bocca". Ritroviamo Bagnoli seduto sul pullman. Ha iI viso pallido. la fronte increspata di rughe. Il naso persino più curvo. "Ci sono le immagini, della tivù - spiega Bagnoli - che diranno quanto siamo stati imbrogliati. Purtroppo oggi non c'è più nulla da fare. Cerchiamo almeno di evitare di farci prendere per il naso. Cosa serve esprimere giudizi su una partita che tutti hanno visto in tivù e hanno così potuto giudicare l'operato dell'arbitro. Perderè così suscita soltanto indignazione. E' uno scandalo". Bagnoli si chiude nel loden blu, si rannicchia nel sedile. scambia qualche frase con l'autlsta. Mascetti fuma nervosamente nel viale accanto. Una scena che testlmonia la rabbia che serpeggia in tutti i gialloblù, che non sanno darsi pace per le inglustizie compiute in una partita di così grande importanza e di così elevato prestigio.
Guidotti rincara la dose: "Ci hanno fregato con i guanti gialli". Il viagglo di ritorno dei gialloblù inizia in uno scenario autunnale, mentre attorno allo stadio i tifosi bianconeri connvenuti numerosi innalzano il coro di "Verona Verona vaffanc...", mentre i soliti appassionati di schiamazzi percorrono le strade torinesi suonando e agitando bandiere. Festeggiamenti un po' ingloriosi.
- L'arbitro francese protagonista negativo della partita
Wurtz non commenta i suoi errori
Un quotidiano nazionale, questa mattina, attacca il pezzo portante di questa Juventus-Verona così: "Un francese trascina la Juventus. Non è Mlchel Platini". In tribuna tutti, sono stati d'accordo: Robert Wurtz, connazionale dello juventino, ha fatto un grande regalo a "Madama". Wurtz, quando esce dagli spogliatoi, è attorniato da un nugolo di giornalisti, come gli autentici protagonisti. L'arbitro, in effetti, è stato il primattore della partita. Sollecitato dalle domande, premette subito che, non darà pareri tecnici sul suo operato: "Ho ragione o torto sul terreno, non dopo la partita, o alla tivù.", dice sibillinamente. Gli viene richiesta, almeno, qualche considerazione più in generale. Risponde così: "Ho provato una sensazione sgradevolissima. L'assenza del pubblico ha fatto sembrare lo stadio un frlgorifero, c'era un silenzio da mortuorio, scusate il termine, non intendo alludere al triste episodio di Bruxelles".
Ancora qualche lingua "biforcuta" non si dà per vinta:"Guarderà la Tv per vedere certi episodi?" "Non mi interessa - ribatte il francese - lo ripeto. Conta quello che si vede in campo". E ancora: "Ha parlato in francese con Platini?" "Con Platini non ho nemmeno parlato", e se ne va sotto scorta. Dietro di lui, frastornato, per ultimo, abbandona i corridoi dello spogliatoio galderisi: "Scusate non dico niente - anticipa -. Appena parliamo ci deferiscono. Dico solo che alla fine la partita si è fatta dura, la colpa non è stata certo dei giocatori. Se cl fosse stato il pubblico chissà come sarebbe finita". Al di là di tutto questo, l'attaccante del Verona rivela cose confortanti sul suo stato di salute: "Non ho avuto problemi - precisa -. Direi che è andata bene almeno sotto questo punto di vista".
FONTE: L'Arena di Verona del 7 Novembre 1985
07/11/2010
E Bagnoli disse: «Se cercate i ladri, sono di là»
AMARCORD. Una sfida giocata in un silenzio irreale: i bianconeri, puniti per la tragedia dell'Heysel, erano infatti costretti a giocare quelle partite a porte chiuse
Un vetro in frantumi per la rabbia, parapiglia nel corridoio. La polizia si presentò davanti allo spogliatoio gialloblù per capire che cos'era successo
Il tempo passa, il ricordo è sempre amaro. Un furto in guanti bianchi. Anzi, in guanti bianconeri. "Mai vista una cosa come questa" dice sempre Preben Elkjaer, uno che ha girato un bel po' e di cose strane ne ha viste parecchie. "Mai visto niente di uguale". Son passati venticinque anni, è furibondo come allora. La foto, quella foto, è scolpita nella memoria di tutti. Lui, con gli occhi fuori dalla testa, vicino a Wurtz, l'arbitro francese. Lui che fa il gesto con la mano, l'indice che passa sul pollice, "...si dice così anche in Italia, no?", ridacchia Elkjaer. Lui glielo disse a Wurtz faccia di bronzo, che quello era stato un furto. "Poteva squalificarmi... Invece io ho giocato ancora, lui non ha più arbitrato, però...". Preben ricorda, Preben scatta, Preben s'infuria ancora. "Allora, non poteva non avere visto quella cosa, sono sicuro...". Quella cosa è Serena che salta, in area juventina, ma non la colpisce di testa, la colpisce con la mano. "Impossibile non vedere". Poi sospira. "Impossibile non fischiare". E invece l'ineffabile Wurtz non fischiò. Il Verona lo assediò, capì in quel momento che il suo destino era segnato e che non ci sarebbe mai più stata Coppa dei Campioni. "Una vergogna" riprende Elkjaer. Fu una vergogna in eurovisione, nel silenzio irreale di uno stadio deserto.
Il "piccolo" Verona pagò il conto, pagò per tutto. La Juve non poteva fermarsi, anche se quel giorno, probabilmente, non era più forte del Verona. Bagnoli l'aveva disegnato per bene. Con Elkjaer unica punta, libero di andarsene per le praterie juventine, centrocampo più robusto con Sacchetti (non c'era Fanna) e più tecnico con Vignola numero 9, Galderisi in panchina. Il piano tattico del generale Osvaldo vacillò dopo 20 minuti scarsi, quando Wurtz, stavolta sì, fischiò un rigore alla Juve. Francese lui, francese Platini, "Oui, c'est plus facile". Era la Juve di Tacconi e Favero, di Brio e Scirea, di Manfredonia e Laudrup. Non era una grandissima Juve, s'era capito anche all'andata. "Dovevamo vincere, li abbiamo messi sotto" ricorda Fontolan. Era finita 0-0, "ma giocammo meglio noi e solo per sfortuna la Juve riuscì a passarla liscia".
A porte chiuse, fu un'altra cosa. "Un'atmosfera strana, irreale" osserva Fontolan. "Un clima difficile da immaginare per una partita di quella importanza. Anche se poi, quando sei dentro, pensi solo alla partita". A porte chiuse, successe di tutto. E' come se Wurtz sapesse di agire nell'impunità, come se l'assenza di pubblico fosse anche assenza di giustizia. Di dignità. La Juve era in castigo, per via della tragedia dell'Heysel. Ma in castigo finì in realtà il Verona. Ferito e umiliato, espulso dalla Coppa per questioni che niente c'entravano col calcio.
La partita, se mai era cominciata, finì nello stesso momento in cui il fischietto di Wurtz non fischiò per il fallo di Serena. Proprio Serena, sempre lui, chiuse il conto in avvio di ripresa. Il 2-0 era un'offesa al calcio, un insulto al buon senso. E la Juve, quella volta, non si comportò da Juve. La gente di Verona ricorda le parole di Eros Mazzi, intervistato in tribuna e scambiato per Nando Chiampan. L'indimenticato Eros, livido in volto, allargò le braccia, brontolando qualcosa a metà tra dialetto e italiano. "Mai vista 'na roba così..". Ma bastava guardarlo per capire che cosa gli passava per la testa. E ogni volta che le telecamere indugiavano su Bagnoli e Mascetti, seduti in panchina, non c'era bisogno di commenti. Le loro facce oneste, manifesto della delusione e della rabbia. Loro, uomini di campo, costretti ad accettare un verdetto che non nasceva dal campo. La partita corse via senza incidenti, qualche battibecco, qualche sfottò. Il Verona provò fino in fondo a cercare, almeno, il gol dell'onore. L'avrebbe meritato. Non arrivò. Wurtz non ebbe bisogno di altre porcherie, per portare a termine la missione per la quale era stato designato. I mandanti avevano scelto bene, il killer era quello giusto. Esperto, vicino alla fine della carriera. Lui eseguì. Fischiò la fine, prese il pallone tra le mani e si diresse verso gli spogliatoi. Strinse qualche mano, ma si accorse che era solo bianconera. Nessuno del Verona e forse ebbe pure la faccia tosta di chiedersi perchè.
Fu allora che Preben Elkjaer si levò la maglia e accelerò il passo. "Non finisce così..." pensò dentro di sè. "Ho sempre creduto che il calcio fosse pulito, ma quella volta cominciai a pensare che non fosse così". Allora, Preben corre verso Wurtz, non lo ferma nessuno, perchè quando Preben decide di andare, inutile trattenerlo. Va vicino al fischietto francese, pallone in mano, aria austera. Preben mette una mano come "quaderno", con l'altra finge di scrivere qualcosa. "Ti hanno pagato, eh..." vuole dire a Wurtz. L'arbitro non fa una piega. Guadagna gli spogliatoi. Anche il Verona lo fa. Volano paroloni. Vola anche qualcosa d'altro. C'è un vetro in frantumi. "Chi è stato?" si chiedono tutti. "Qualcuno ha tirato un zoccolo" è la versione ufficiale. Totò Di Gennaro uscirà col braccio fasciato. "Ha rischiato di morire dissanguato" scherza Elkjaer. Interviene la polizia. Bussa alla porta dello spogliatoio gialloblù. Si affaccia Osvaldo Bagnoli, uno che le parole le ha sempre usate bene, non le ha mai buttate via. "Se cercate i ladri, sono di là". Una battuta che ha fatto storia. Come il suo Verona.
Raffaele Tomelleri
FONTE: LArena.it