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HELLAS VERONA stadio Bentegodi chiuso: le reazioni


LA BATOSTA DEL GIUDICE SPORTIVO. ANCORA UNA VOLTA STADIO VIETATO AI TIFOSI DOPO I CORI DEGLI ULTRAS DEL VERONA AI GIOCATORI DI COLORE DELLA PRO SESTO
Insulti razzisti, chiuso il Bentegodi
«Punizione spropositata per la città»
Il club di Corte Pancaldo presenta un ricorso d’urgenza. «Una sorpresa per tutti, chiederemo chiarimenti»

Luca Mantovani
Il Verona paga ancora una volta i cori razzisti contro giocatori di colore. Finito il tempo delle multe è arrivata la batosta del giudice sportivo: domenica prossima il Bentegodi resterà chiuso, l’Hellas giocherà senza il sostegno dei tifosi la delicata partita con il Sassuolo. «Durante la partita a Sesto San Giovanni - scrive il giudice - i sostenitori del Verona hanno indirizzato cori di discriminazione razziale nei confronti di Rodrigue Boisfer e più tardi, ripetutamente, hanno rivolto gli stessi cori e anche insulti e minacce verso Youssouf Konè».
«Considerando che la società veneta è recidiva e che le precedenti sanzioni - aggiunge il giudice sportivo - sono risultate inefficaci è stato deciso di infliggerle un turno a porte chiuse con avvertenza che l’ulteriore infrazione delle norme verrà valutata come ricorrenza di pluralità di violazioni». Come dire che, al ripetersi di manifestazioni razziste, nei confronti del Verona verrà ancor più adottato il pugno di ferro.
La sentenza poggia su rilevamenti precisi. «Al 31’ del primo tempo - scrive il giudice - i sostenitori del Verona indirizzavano nei confronti di Rodrigue Boisfer cori di discriminazione razziale. Analogo comportamento veniva assunto nei confronti di Youssuf Konè al 4’, all’8’ e al 13’ minuto del secondo tempo. In particolare nei confronti di quest’ultimo calciatore, che giaceva a terra a seguito di un infortunio, i cori di discriminazione razziale venivano accompagnati da insulti e minacce».
Resta da capire se l’ispettore di Lega ha un orecchio così fine da aver sentito tutto - va detto che dalla tribuna sono stati sentiti solo gli insulti verso il numero quattro della Pro Sesto reo di aver fatto una sceneggiata per perdere tempo e non certo per il colore della pelle - o se tutto è stato amplificato e strumentalizzato, come spesso accade quando si parla di Hellas, dalle accuse della signora Elisabetta Pasini, presidentessa della squadra lombarda, che sbarcata nel mondo pallonaro da poco tempo si interessa solo di razzismo e non pensa, per esempio, al suo campo di calcio che non risponde certo alle naturali norme di sicurezza. Basta vedere cos’è successo a Morabito.
Stadio chiuso contro il Sassuolo, dunque. Resta una piccola speranza. L’Hellas ha presentato un ricorso d’urgenza alla Lega Professionisti di Serie C contro la delibera del giudice sportivo. «Una decisione che mi sorprende - sottolinea il direttore generale gialloblù Giovanni Galli - anch’io ero a Sesto San Giovanni e non ho sentito questi cori così gravi. Abbiamo presentato il ricorso e chiesto di consultare gli atti».
«Purtroppo questa decisione arriva dopo quattro sanzioni in questo campionato, sempre per insulti razziali - ammette il dirigente dell’Hellas, Renato Cipollini - e quindi la società è recidiva. Mi rendo conto che il giudice ha usato il pugno pesante e cercheremo tutte le strade possibili per evitare la chiusura del Bentegodi ma non sarà facile. Sono arrivato da una decina di giorni e non so che cos’è successo prima ma una cosa dev’essere chiara. In questo la discriminazione razziale viene seguita con particolare attenzione e i provvedimenti sono sempre molto severi. Anche i tifosi devono fare una riflessione. Questa decisione non porta solo un danno materiale alla società che perde l’incasso di una partita importante contro una delle oprime della classe ma va contro gli interessi della squadra, l’oggetto di tanto amore. I giocatori dovranno affrontare una partita molto delicata senza il sostegno del pubblico amico. Infine il Bentegodi a porte chiuse danneggia soprattutto i tifosi che non potranno seguire la squadra del cuore».
«Non voglio certo difendere quelli che fanno i cori razzisti - conclude Carla Riolfi, portavoce del Nuovo Coordinamento Calcio Club Hellas Verona - maanch’io ero a Sesto, ho visto e sentito tutti. I tifosi se la sono presa con Konè perchè ha fatto una sceneggiata, il giocatore ha provocato e meritava tre giornate di squalifica. Purtroppo paga il Verona ma dà fastidio questa decisione. Ancora una volta due pesi e due misure».
«Questa è una punizione spropositata». Per il sindaco di Verona, Flavio Tosi, e l’assessore allo sport, Federico Sboarina, i cori di domenica scorsa dei tifosi dell’Hellas non avevano un’impronta razzista.
I due amministratori scaligeri hanno rilevato che «per quanto ci risulta, i cori da stadio di domenica scorsa dei tifosi dell’Hellas Verona a Sesto San Giovanni non avevano impronta razzista ma l’intento, con espressioni certamente non condivisibili, di stigmatizzare il comportamento di alcuni calciatori della Pro Sesto che, ai loro occhi, simulavano infortuni per perdere tempo e difendere il gol di vantaggio».
«Rincresce che quell’episodio sia stato sufficiente - hanno aggiunto - per comminare ancora una volta una punizione sproporzionata all’Hellas Verona e per appioppare un’etichetta razzista a una tifoseria, forse con l’intento di estenderla a un’intera città che razzista non è, non è mai stata nè mai lo sarà…».

FONTE: L'Arena on-line

Non lo so... Io continuo a ritenere che la vera tragedia è che praticamente nessuno, prima di gridare all'ingiustizia, si fermi un attimo a pensare alle responsabilità dei tifosi... Questo è molto triste e, andando avanti così, non potremo che peggiorare la situazione: mancavano solo le giustificazioni...